E siccome tentò di farle un complimento sulla sua carnagione, lei lo arrestò con un tono così imperioso che fu colto da uno di quei furori da innamorati che mutano la tenerezza in odio.

La sua anima e il suo corpo vennero attraversati da una grande scossa nervosa, e improvvisamente, senza vie di mezzo, la detestò. Sì, sì, la donna era proprio così! Anche lei era come le altre. Perché no? Era falsa, volubile e debole come tutte. L’aveva attirato, sedotto con le astuzie da ragazza, cercando di fargli perdere la testa senza poi concedergli nulla, provocandolo per rifiutarsi, impiegando con lui tutte le manovre delle vili civette che sembrano sempre pronte a spogliarsi, fino a che l’uomo, da loro reso simile ad un cane randagio, non è anelante di desiderio.

Tanto peggio per lei, dopo tutto; l’aveva avuta, l’aveva posseduta. Ella poteva pure detergersi il corpo e rispondergli insolentemente, non sarebbe riuscita a cancellare niente, mentre lui l’avrebbe dimenticata. Davvero, avrebbe commesso una bella follia, prendendosi un’amante simile che avrebbe divorato la sua vita artistica, con quei denti capricciosi di bella donna.

Aveva voglia di fischiare, come faceva davanti alle modelle, ma siccome sentiva aumentare il suo nervosismo, e poiché temeva di fare qualche sciocchezza, abbreviò la seduta con il pretesto di un appuntamento. Quando si salutarono, separandosi, si credettero certamente più lontani l’uno dall’altro, del giorno in cui si erano incontrati dalla duchessa di Mortemain. Appena se ne fu andata, egli prese cappello e soprabito, ed uscì. Un sole freddo, in mezzo ad un cielo azzurro ovattato di nebbia, gettava sulla città una luce pallida, un poco pallida, falsa e triste.

Dopo aver camminato per un po’, con passo rapido e seccato, urtando i passanti per non deviare dalla linea retta, il suo gran furore contro di lei si frantumò in desolazione e in rimpianti. Dopo essersi ripetuto tutti i rimproveri che le aveva fatto, si ricordò, vedendo passare le altre donne, quanto lei fosse bella e seducente. Come tanti altri che non lo confessano, egli aveva sempre atteso l’incontro impossibile, l’amore raro, unico, poetico e appassionato, il cui sogno aleggia sui nostri cuori. Non aveva forse corso il rischio di trovarlo? Non poteva essere lei la donna che gli avrebbe dato quella quasi impossibile felicità? Perché, dunque, non c’è mai nulla che si realizza? Perché non si può raggiungere ciò che si insegue, o se ne raggiungono solo piccole parti, che rendono più dolorosa questa caccia alle delusioni?

Ora non ce l’aveva più con la giovane donna, ma con la vita stessa. Ora che riusciva a ragionare, perché avrebbe dovuto essere in collera con lei? Che cosa poteva rimproverarle, dopo tutto? Di essere stata affabile, buona e gentile con lui, mentre lei poteva rimproverargli di essersi comportato come un furfante!

Rientrò a casa pieno di tristezza. Avrebbe voluto chiederle perdono, sacrificarsi per lei, farle dimenticare, e pensò cosa avrebbe potuto tentare perché lei comprendesse quanto sarebbe stato, sino alla morte, arrendevole ormai a tutti i suoi voleri.

L’indomani, venne accompagnata dalla figlia, con un sorriso così triste, un’aria così dolente, che il pittore credette di vedere in quei poveri occhi azzurri, un tempo così vivaci, tutte le pene, tutti i rimorsi, tutta la desolazione di quel cuore femminile. Si sentì impietosito, e affinché dimenticasse il passato, le usò un garbato ritegno e le più squisite premure. Ella lo ricambiò con dolcezza, bontà, e l’atteggiamento stanco e affranto di una donna che soffre. E lui, guardandola, ripreso da una folle idea di amarla e di essere amato, si domandava come mai non fosse più in collera, come potesse essere ancora tornata, ascoltarlo e rispondergli con quel ricordo fra loro.

Dal momento che riusciva a rivederlo, udire la sua voce e sopportare di fronte a lui quel pensiero che non doveva lasciarla, voleva dire che quel pensiero non le era divenuto intollerabile. Quando una donna odia l’uomo che l’ha violata, non può più trovarsi davanti a lui, senza che questo odio esploda. Ma quell’uomo non può neppure rimanerle indifferente. Deve detestarlo o perdonargli. E quando perdona, vuol dire che non è lontana dall’amare.

Mentre dipingeva lentamente, ragionava con brevi argomentazioni precise, chiare e sicure; si sentiva lucido, forte, padrone al momento degli avvenimenti. Doveva essere soltanto prudente, paziente e devoto, e un giorno o l’altro l’avrebbe ripresa.

Seppe attendere. Per rassicurarla e riconquistarla, a sua volta giocò d’astuzia: tenerezze dissimulate sotto apparenti rimorsi, attenzioni esitanti e atteggiamenti indifferenti. Tranquillo nella certezza della prossima felicità, cosa gli importava se arrivava un poco prima o un poco dopo? Egli provava anzi uno strano e raffinato piacere, nel non affrettarsi, nello spiarla, nel dirsi: «Ha paura» vedendola venire sempre con la bambina.

Sentiva che tra loro stava avvenendo una lenta operazione di riavvicinamento, e negli sguardi della contessa qualche cosa di strano, di impacciato, di dolorosamente dolce, appariva: l’invocazione di un’anima che lotta, di una volontà che viene meno e sembra dire: «Ma forzami dunque.»

Dopo qualche tempo, ritornò sola, rassicurata dal suo riserbo. Allora, egli la trattò come un’amica, una compagna, le parlò della sua vita, dei suoi progetti, della sua arte, proprio come un fratello.

Sedotta da quelle confidenze, ella assunse con gioia la parte di consigliera, lusingata che egli la distinguesse così dalle altre donne, e convinta che il suo talento avrebbe guadagnato delicatezza da quella intimità intellettuale. Ma, a forza di consultarla e di mostrarsi deferente, egli la fece passare, con naturalezza, dalle funzioni di consigliera al sacerdozio di ispiratrice. Ella trovò piacevole estendere così la sua influenza sul grand’uomo, e quasi acconsentì che lui l’amasse da artista, dato che era l’ispiratrice delle sue opere.

Una sera, dopo una lunga conversazione sulle amanti dei pittori celebri, ella si lasciò scivolare nelle braccia di lui. Questa volta vi rimase, senza tentare di fuggire, e ricambiò i suoi baci.

Allora, non ebbe più rimorsi, ma il vago senso di essere decaduta, e per rispondere ai rimproveri della propria coscienza, volle spiegarselo come una fatalità. Trasportata verso di lui dal suo cuore, che era vergine, e dalla sua anima, che era vuota, la carne conquistata dal lento dominio delle carezze, ella si legò a poco a poco a lui, come fanno le donne tenere, che amano per la prima volta. In lui, fu una crisi di amore violento, sensuale e poetico.