Se me la levo questi signori paggi qua me ne fanno delle giarrettiere, come m’accadde una volta a Coulaine. E per di più verrà meno l’appetito. Se invece siedo a tavola con quest’abito, berrò per Dio! alla salute tua e del tuo cavallo, e allegramente. Dio vi preservi tutti da ogni male! Ho già cenato; ma non mangerò meno per questo; ho uno stomaco lastricato e cavo come la botte di san Benedetto, e sempre aperto come la borsa di un avvocato. Giù pesci, tutti fuor che la tinca, prendete l’ala della pernice o la coscia d’una monacella. Non è un bel morire, morir col cazzo dritto… Al nostro priore piace assai il bianco del cappone.

- Non somiglia in questo alle volpi, disse Ginnasta, le quali non mangiano mai il bianco dei capponi, galline e pollastre che prendono.

- Perché? chiese il monaco.

- Perché, rispose Ginnasta, non hanno cuochi da cuocerli e se non son cotti a dovere, restano rossi e non bianchi. Il rosso delle carni è segno che non son cotte, salvo gamberi e granchi che si cardinalizzano cuocendo.

- Festa di Dio Baiardo! disse il monaco, allora la testa dell’infermiere della nostra abbazia non è a cottura giusta, poiché ha gli occhi rossi come una ciotola d’ontano. Questa coscia di leprotto è buona pei gottosi. A proposito di cavoli, perché le coscie delle ragazze son sempre fresche?

- Questo quesito, disse Gargantua, non si trova né in Aristotele, né in Alessandro D’Afrodisia, né in Plutarco.

- Gli è, disse il monaco, per le tre cause per le quali un luogo è naturalmente fresco: primo, perché vi son corsi d’acqua; secondo, perché è luogo ombreggiato, oscuro e tenebroso, nel quale mai non luce sole, in terzo luogo perché è continuamente ventilato dal vento del buco di tramontana, dal vento della camicia e da quello della braghetta per giunta. E allegri! Paggio, in Bevaria!.. Crac, crac, crac… Quanto è buono Iddio che ci dona questo buon liquido! Giuro a Dio che se fossi vissuto al tempo di Gesù Cristo, avrei bene impedito agli Ebrei di prenderlo nell’orto degli ulivi. E m’abbandoni il diavolo se avessi mancato di mozzare i garretti a quei signori Apostoli che fuggirono tanto vilmente dopo aver ben cenato e lasciarono il loro buon Maestro in ballo! Io odio più che il veleno l’uomo che fugge quando occorre giocar di coltello. Oh, perché non sono Re di Francia per ottanta o cento anni almeno! Che castratura gli farei per Dio, ai fuggiaschi di Pavia, che la quartana li pigli! Perché non moriron là piuttosto che abbandonare il loro buon Principe in quella disavventura? Non è meglio e più onorevole morire combattendo coraggiosamente che vivere fuggendo turpemente?… Non c’è caso di poter mangiare ochette quest’anno… Amico dà qui di quel maiale… Diavolo! Non c’è più agresto; Germinavit radix Jesse, ch’io crepi se non muoio di sete… Questo vino non è de’ più malvagi. Che vino bevevate a Parigi?… Do l’anima al diavolo se una volta non vi tenni per sei mesi corte bandita a chiunque capitasse! Conoscete frate Claudio di San Dionigi?… Oh, buon compagnone! Ma che gli è frullato in capo? non fa che studiare da non so quando. Io per parte mia non studio affatto. Nella nostra abbazia non studiamo mai per paura degli orecchioni. Il nostro defunto abate diceva esser cosa mostruosa veder un monaco sapiente. Per Dio, mio signor amico magis magnos clericos non sunt magis magnos sapientes… Non si videro mai tante lepri come quest’anno. Non ho potuto procurarmi né avoltoio, né terzuolo in nessun luogo. Il signore della Belloniera m’aveva promesso un laniere, ma mi scrisse or non è molto ch’era divenuto asmatico. Le pernici verranno a mangiarci le orecchie quest’anno. Colle reti non mi diverto, ci piglio il raffreddore. Se non corro, se non fo scompiglio, non sto bene. Vero è che saltando siepi e cespugli la mia tonaca ci lascia un po’ di pelo. Mi sono procurato un bel levriere. Do l’anima al diavolo se gli scappa una lepre. Un servitore lo conduceva al signore di Maulevrier e glie l’ho rubato. Ho fatto male?

- Mainò, Frate Gianni, disse Ginnasta, mainò, per tutti i diavoli, mainò.

- E a quei diavoli bevo, disse il monaco, finché hanno vita. Che cosa ne avrebbe fatto quello zoppo, virtù di Dio? Egli preferisce che gli regalino un paio di buoi. corpo di Dio!

- Ma come! disse Ponocrate, voi sacramentate, Frate Gianni?

- Non è che per abbellire il discorso, disse il Monaco: colori di retorica ciceroniana.

 

CAPITOLO XL.

 

Perché i monaci sono sfuggiti dalla gente e perché taluni hanno il naso più grande degli altri.

 

In fede di cristiano, disse Eudemone, io traluno considerando la gentilezza di questo monaco che ci sbalordisce tutti quanti.