Io mi sento meschino, e a cena voglio Del soprannaturale
E de i tartufi…. Via, dopo l’arrosto Fa bene un po’ d’azzurro:
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Apri, poeta: il cielo, il cielo, a costo Di pigliare un cimurro!
Nel cospetto del ciel l’ebrezza casca Del senso riscaldato.
Il canto è fede. – E s’accarezza in tasca 35
Il soldo ruffianato.
Ecco Pomponio, a le cui false chiome E al giallo adipe arguto,
Dolce Pimplea, tu splendi in vista come Un grosso angel paffuto
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Che ne le chiese del Gesú stuccate Su le nubi s’adagia,
Su le nubi dorate e inargentate Che paion di bambagia.
– Amore, amore! – ei sbuffa – il mondo nuota 45
Tutto nel latt’e miele:
Le rane come me lasciâr la mota E le vipere il fiele.
Vero; un asino crepa a quando a quando Di martirio o di fame:
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Ma il listino a la borsa va montando E a Pegaso lo strame.
Ho de’ valori pubblici, un’amante Päolotta e un giornale
Del centro che mi paragona a Dante: 55
Io canto l’ideale.
Seguo l’arte che l’ali erge e dilata A piú sublimi sfere:
Lungi le Muse de la barricata, Le Grazie petroliere! –
60
Cosí le belle e i vati e i savi in coro Mi vietano con gesto
Di drammatico orrore il sacro alloro….
Deh via, chi ve l’ha chiesto?
Quand’io salgo de’ secoli su ’l monte 65
Triste in sembianti e solo, Levan le strofe intorno a la mia fronte, Siccome falchi, il volo.
Ed ogni strofe ha un’anima; ed a valle Precipita e rimbomba,
70
Come fuga d’indomite cavalle, Con la spada e la tromba;
E con la spada alto volando prostra I mostri ed i giganti,
E con la tromba a la suprema giostra 75
Chiama i guerrier festanti.
Al passar de le aerëe fanciulle Fremon per tutti i campi
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi L’ossa de’ morti, e i tumoli a le culle Mandan saluti e lampi.
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E il giovinetto pallido, a cui cade Su gli occhi umido un velo, Sogna la morte per la libertade In faccia al patrio cielo.
Avanti, avanti, o messaggere armate 85
Di fede e di valore!
Su l’ali vostre a piú felice etate Lancio il mio vivo cuore.
A voi la vita mia: me ignota fossa Accolga innanzi gli anni:
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Pugnate voi contro ogni iniqua possa, Contro tutti i tiranni!
19 Decembre 1871.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XVII.
per il lxxviii anniversario dalla proclamazione
della repubblica francese
Sol di settembre, tu nel cielo stai Come l’uom che i migliori anni finí E guarda triste innanzi: i dolci rai Tu stendi verso i nubilosi dí.
Mesto e sereno, limpido e profondo, 5
Per l’ampia terra il tuo sorriso va: Tu maturi su i colli il vino, e al mondo Riporti i fasti de la libertà.
Mescete, o amici, il vino. Il vin fremente Scuota da i molli nervi ogni torpor, 10
Purghi le nubi de l’afflitta mente, Affoghi il tedio accidïoso in cor.
Vino e ferro vogl’io come a’ begli anni Alceo chiedea nel cantico immortal: Il ferro per uccidere i tiranni, 15
Il vin per festeggiarne il funeral.
Ma il ferro e il bronzo è de’ tiranni in mano; E Kant aguzza con la sua Ragion
Pura il fredd’ago del fucil prussiano, Körner strascica il bavaro cannon.
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Cavalca intorno a l’avel tuo, Voltèro, Il diletto di Dio Guglielmo re, Che porta sopra l’elmo il sacro impero, Sotto l’usbergo la crociata fé, 55
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi E ne la man che in pace tra il sacrato 25
Calice ed il boccal pia tentennò Porta l’acciar che feudal soldato Ne le stragi badesi addottrinò, E crolla eretta al ciel la bianca testa….
O repubblica antica, ov’è il tuo tuon?
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Il cavallo del re, senti, ti pesta, E dormi ne la tua polve, o Danton?
Mescete vino e oblio. La morta gente, O epigoni, fra noi non torna piú!
Il turbin ne la voce e nel possente 35
Braccio egli avea la muscolar virtú Del popol tutto. Oh, il dí piú non ritorna Ch’ei tauro immane le strambe spezzò, E mugghiò ne l’arena, e su le corna I regi i preti e gli stranier portò!
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Mescete vino, amici. E sprizzò allora Da i cavi di Marat occhi un balen Di riso; ei sollevò da l’antro fuora La terribile fronte al dí seren.
Matura ei custodía nel sen profondo 45
L’onta di venti secoli e il terror: Quanto di piú feroce e di piú immondo Patîr le plebi a lui stagnava in cor.
Le stragi sotto il sol disseminate, I martír d’ogni sesso e d’ogni età, 50
I corpi infranti e l’alme violate E le stalle del conte d’Artoà, Tutto ei sentia presente: il sanguinoso Occhio rotava in quel vivente orror, 56
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi E chiedea con funèbre urlo angoscioso 55
Mille vendette ed un vendicator.
De l’odio e del dolor l’esperimento Il cor gli ottuse e il senso gli acuí: Ei fiutò come un cane il tradimento, E come tigre ferita ruggí.
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