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Ma quel che su da l’avvenir salia D’orror fremito udí Massimilian, E, come falciator per la sua via, L’occhio ebbe al cielo ed al lavor la man.
De’ solchi pareggiati in su ’l confino 65
Il turbine vi attende, o mietitor: O mietitori foschi del destino, Non fornirete voi l’atro lavor.
Maledetto sia tu per ogni etade, O del reo termidor decimo sol!
70
Tu sanguigno ti affacci, e fredda cade La bionda testa di Saint_Just al suol.
Maledetto sia tu da quante sparte Famiglie umane ancor piegansi a i re!
Tu suscitasti in Francia il Bonaparte, 75
Tu spegnesti ne i cor virtude e fé.
21 Settembre 1870.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XVIII.
per vincenzo caldesi
otto mesi dopo la sua morte Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria, Dormi, Vincenzio mio:
De’ subdoli e de’ fiacchi oggi è l’istoria E de i forti l’oblio.
Deh non conturbi te questo ronzare 5
Di menzogne e di vanti!
No, s’anco le tue zolle attraversare Potessero i miei canti
E su ’l disfatto cuor sonarti come La favolosa tromba,
10
No, gridar non vorrei di Roma il nome Su la tua sacra tomba.
Pur, se chino su ’l tumolo romito Io con gentile orgoglio
Dir potessi – Vincenzio, risalito 15
Abbiamo il Campidoglio, –
Tu scuoteresti via da le fredde ossa Il torpor che vi stagna,
Tu salteresti su da la tua fossa, O leon di Romagna,
20
Per rivederla ancor, Roma, a cui ’l verbo Di libertà gittasti,
Per difenderla ancor, Roma, a cui ’l nerbo De la vita sacrasti.
58
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Dormi, povero morto. Ancor la soma 25
Ci grava del peccato:
Impronta Italia domandava Roma, Bisanzio essi le han dato.
Marzo 1871.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XIX.
feste ed oblii
Urlate, saltate, menate gazzarra, Rompete la sbarra – del muto dover; Da ville e da borghi, da valli e pendici, Plaudite a i felici – di oggi e di ier.
Su, vergini e spose, bramose, baccanti, 5
Spogliate l’Italia di lauri e di fior, Coprite di serti, di sguardi fiammanti Le glorie in parata de i nostri signor.
Deh come cavalca su gli omeri fieri De’ baldi lancieri – la vostra virtú!
10
O sole di luglio, tra i marmi latini A gli aurei spallini – lusinghi anche tu.
E mobili flutti di fanti e cavalli Risuonan pe ’l clivo su ’l fòro latin, E il canto superbo di trombe e timballi 15
Insulta i silenzi del sacro Aventin.
Ahi sola de’ voti d’un dí la severa Mia musa, o Caprera, – riparla con te, E, sola e sdegnosa, de l’orgia romana, Deserta Mentana, – ti chiede mercé.
20
Là il vino, la luce, la nota che freme, Ne i nervi, nel sangue risveglian l’ardor: Qui trema a la luna con l’aura che geme Lo stelo riarso d’un povero fior.
E altrove la luna del raggio suo puro 25
Illumina il giuro – rianima il sí, 60
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Che mormora a un altro languente vezzosa La vedova sposa – del morto ch’è qui, O empie insolente la camera mesta Svegliando a le cure del dubbio diman 30
La madre che in questo bel giorno di festa In vano pe’ trivi chiedeva del pan.
2 Luglio 1871.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XX.
io triumphe!
Dice Furio – Facciam largo a i Camilli Che vengon dopo un anno.
Io de le trombe galliche a gli squilli Ritorno, ei fuggiranno. –
E Mario – Spegner l’oste entro i confini 5
Patrii è barbara cosa.
Trionfo a i nuovi imperador latini, A i vinti di Custosa! –
E Duilio – Tre zattere di legno Ed il valor romano
10
Bastava. Or fuggo: ci vuol troppo ingegno A essere Persano. –
E Virginio – Che far? Non ho figliuole Altre da dare agli Appi.
Questo mio ferro vecchio or niun lo vuole 15
Né men per cavatappi. –
E Tullio – L’orazion mia per costoro È troppo larga o stretta.
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