Che volete voi? Chiamate Il fratel Bertoldino
O Bernardino? Ei cova, ei ponza, il vate, Lo stil nuovo latino.
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S’ell’è per Brenno, o paperi, sprecata Eòmai la guardia. Brava
Io fui tanto e sottil, che sono entrata Quand’egli se ne andava.
Sí, sí, portavo il sacco a gli zuavi 25
E battevo le mani
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Ieri a’ Turcòs: oggi i miei bimbi gravi Si vestono da ulani.
Al cappellino, o a l’elmo, in ginocchione Sempre: ma lesta e scaltra 30
Scoto la polve di un’adorazione Per cominciarne un’altra.
Cosí da piede a piè figlia di Roma I miei baci io trascino,
E giú nel fango la turrita chioma 35
Con l’astro annesso inchino Per raccattar quel che sventura o noia Altrui mi lascia andare.
Cosí la eredità vecchia di Troia Potei raccapezzare
40
A frusto a frusto, via tra una pedata E l’altra, su bel bello:
Il sangue non è acqua; e m’ha educata Nicolò Machiavello.
Ora, se date il passo a la gran madre, 45
Oche, io vo in Campidoglio.
Cittadino roman vo’ fare il padre Cristoforo; e mi voglio
Cingere i lombi di valore, e forte In rassegnazïone,
50
Oche, io voglio soffrir sino a la morte Per la mia salvazione.
Voglio soffrire i Taicún e i Lami, E il talamo e la culla
68
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Aurea de’ muli, e le contate fami, 55
E i motti del Fanfulla.
Vo’ alloggiar co ’l possibile decoro La gloria del Cialdini,
Cantar l’idillio de l’età de l’oro Di Saturno Bombrini;
60
E vo’ l’umiltà mia gualdrappare Di stil manzonïano,
E recitar l’uffizio militare D’Edmondo il capitano
Per non cader in tentazion. La prosa 65
Di Paulo Fambri, il grosso Voltèr de le lagune, è spiritosa Troppo per il mio dosso:
Gli analfabeti miei, che la lettura Di poco han superato,
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Preferiscon d’assai la dicitura Piú svelta del cognato.
E cosí d’anno in anno, e di ministro In ministro, io mi scarco
Del centro destro su ’l centro sinistro, 75
E ’l mio lunario sbarco:
Fin che il Sella un bel giorno, al fin del mese, Dato un calcio a la cassa, Venda a un lord archeologo inglese L’augusta mia carcassa.
80
12 Novembre 1871.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XXIII.
giuseppe mazzini
Qual da gli aridi scogli erma su ’l mare Genova sta, marmorëo gigante, Tal, surto in bassi dí, su ’l fluttuante Secolo, ei grande, austero, immoto appare.
Da quelli scogli, onde Colombo infante 5
Nuovi pe ’l mar vedea mondi spuntare, Egli vide nel ciel crepuscolare Co ’l cuor di Gracco ed il pensier di Dante La terza Italia; e con le luci fise A lei trasse per mezzo un cimitero, 10
E un popol morto dietro a lui si mise.
Esule antico, al ciel mite e severo Leva ora il volto che giammai non rise,
– Tu sol – pensando – o ideal, sei vero.
2 Febbraio 1872.
70
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XXIV.
alla morte di giuseppe mazzini Quando – Egli è morto – dissero, Io, che qui sola eterna
Credo la morte, un fremito Correr sentii l’interna
Vita ed al cuore assiderarmi un gel.
5
Immortal lui credeva. E gli occhi torbidi Volsi, chiedendo e dubitando, al ciel.
Ei che d’Italia a l’anime
Fu quel ch’a i corpi il sole, Del quale udiva io parvolo 10
Mirabili parole
Sí come d’un fatidico
Spirito tra il passato e l’avvenir, Egli il cui nome appresermi Con quel d’Italia, ei non potea morir.
15
Guardai. D’Italia stavano
Le ville i templi i fòri,
Da le sue torri a l’aure
Splendeano i tre colori,
Fremeano i fiumi i popoli
20
Ed i pensier con onda alterna, il sol Rideva a l’alpi al doppio mare a l’isole Come pur ieri… Ed era morto ei sol.
Passato era de i secoli
Nel dí trasfigurante,
25
A i mondi onde riguardano
Camillo e Gracco e Dante,
Grandi ombre con immobili
Occhi di stelle a le fluenti età, 71
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi E riposa Cristoforo
30
Colombo e Galileo contempla e sta.
… … … … … . .
12 Marzo 1872.
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