Si esponga il sacramento a San Niccola 45

Con le indulgenze usate,

Ed in faccia a l’Italia mia figliuola Due teste insanguinate. –

23

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi II.

E pur tu sei canuto: e pur la vita Ti rifugge dal corpo inerte al cuor, E dal cuore al cervel, come smarrita Nube per l’alpi solvesi in vapor.

Deh, perdona a la vita! A l’un vent’anni 5

Schiudon, superbi araldi, l’avvenir; E in sen, del carcer tuo pur tra gli affanni, La speme gli fiorisce et il desir.

Crescean tre fanciulletti a l’altro intorno, Come novelli del castagno al piè; 10

Or giaccion tristi, e nel morente giorno La madre lor pensa tremando a te.

Oh, allor che del Giordano a i freschi rivi Traea le turbe una gentil virtú E ascese a le città liete d’ulivi 15

Giovin messia del popolo Gesú, Non tremavan le madri; e Naim in festa Vide la morte a un suo cenno fuggir E la piangente vedovella onesta Tra il figlio e Cristo i baci suoi partir.

20

Sorridean da i cilestri occhi profondi I pargoletti al bel profeta umíl; Ei lacrimando entro i lor ricci biondi La mano ravvolgea pura e sottil.

Ma tu co ’l pugno di peccati onusto 25

Calchi a terra quei capi, empio signor, E sotto al sangue del paterno busto De le tenere vite affoghi il fior.

24

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Tu su gli occhi de i miseri parenti (E son tremuli vegli al par di te) 30

Scavi le fosse a i figli ancor viventi, Chierico sanguinoso e imbelle re.

Deh, prete, non sia ver che dal tuo nero Antro niun salvo a l’aure pure uscí; Polifemo cristian, deh non sia vero 35

Che tu nudri la morte in trenta dí.

Stringilo al petto, grida – Io del ciel messo Sono a portar la pace, a benedir –

E sentirai dal giovanile amplesso Nuovo sangue a le tue vene fluir…

40

In sua mente crudel (volgonsi inani Le lacrime ed i prieghi) egli si sta: Come un fallo gittò gli affetti umani Ei solitario ne l’antica età.

III.

Meglio cosí! Sangue de i morti, affretta I rivi tuoi vermigli

E i fati; al ciel vapora, e di vendetta Inebria i nostri figli.

Essi, nati a l’amore, a cui l’aurora 5

De l’avvenir sorride

Ne le limpide fronti, odiino ancora, Come chi molto vide.

Mirate, udite, o avversi continenti,.

O monti al ciel ribelli,

10

25

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Isole e voi ne l’oceàn fiorenti Di boschi e di vascelli;

E tu che inciampi, faticosa ancella, Europa, in su la via;

E tu che segui pe’ i gran mar la stella 15

Che al Penn si discovria;

E voi che sotto i furïosi raggi Serpenti e re nutrite,

Africa ed Asia, immani, e voi selvaggi, Voi, pelli colorite;

20

E tu, sole divino: ecco l’onesto Veglio, rosso le mani

Di sangue e ’l viso di salute: è questo L’angel de gli Sciuani.

Ei, prima che il fatale esecutore 25

Lo spazzo abbia lavato,

Esce raggiante a delibar l’orrore Del popolo indignato.

Ei, di demenza orribile percosso, Com’ebbro il capo scuote,

30

E vorria pur vedere un po’ di rosso Ne l’òr de le sue ruote.

Veglio! son pompe di ferocie vane In che il tuo cor si esala, E in van t’afforza a troncar teste umane 35

Quei che salvò i La Gala.

Due tu spegnesti; e a la chiamata pronti Son mille, ancor piú mille.

26

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi I nostri padiglion splendon su i monti, Ne’ piani e per le ville,

40

Dovunque s’apre un’alta vita umana A la luce a l’amore:

Noi siam la sacra legïon tebana, Veglio, che mai non muore.

Sparsa è la via di tombe, ma com’ara 45

Ogni tomba si mostra:

La memoria de i morti arde e rischiara La grande opera nostra.

Savi, guerrier, poeti ed operai, Tutti ci diam la mano:

50

Duro lavor ne gli anni, e lieve omai; Minammo il Vaticano.

Splende la face, e il sangue pio l’avviva; Splende siccome un sole:

55

Sospiri il vento, e su l’antica riva Cadrà l’orrenda mole.

E tra i ruderi in fior la tiberina Vergin di nere chiome

Al peregrin dirà: Son la ruina 60

D’un’onta senza nome.

30 Novembre 1868.

27

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi VII.

heu pudor!

I.

Mènte chi dice ch’ove il core avvampa Secondi l’aura de l’acceso ingegno.

Avrei ben io d’infame eterna stampa Segnato in fronte questo gregge indegno.