Feroce forse come il tuo m’accampa, 5

Dante padre, nel cuore odio e disdegno; Ma chiusa rugge la vorace vampa Me distruggendo, e mai non giunge al segno.

Altri laghi di pegola, addensata Di serpenti di mostri e dimon duri 10

Altra e duplice bolgia avrei scavata; E v’avrei co’ suoi monti e co’ suoi muri, Come uno straccio lurido, gettata Questa terra di Fucci e di Bonturi.

II.

No. Vanni Fucci in faccia a Dio rubava Con la bestemmia in bocca e in fronte il riso, Ribadito di serpi egli squadrava Da l’inferno le fiche al paradiso: Il poco pan che del suo pianto lava 5

Ed è nel sangue de’ suoi figli intriso 28

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Voi rubate a la patria, e poi con brava Lingua sputate a lei virtú su ’l viso.

Le case de’ nemici al sol lucente, Con la face a una man, ne l’altra i dardi, 10

Vanni Fucci cercò superbamente: Voi, ne la chiusa notte, a passi tardi, Ferite al canto; voi da l’aurea lente Piccioletti ladruncoli bastardi.

III.

Da le tombe del pian che aprile infiora E da i monti che batte il verno immite E da quelle che il mar cuopre e colora, Morti d’Italia, venite, venite!

Mirate, o morti: il sangue vostro irrora, 5

Ricadendo aureo nembo, a lor le vite; Empie a’ lenoni il ventre e rincolora Le rose a’ ludi de l’amor sfiorite.

Mirate, o morti: ei fûr che la vittoria Vi contesero un giorno, e, candid’ossa, 10

Sol del martirio avvolge voi la gloria: Ora di lor viltà ne l’ardua possa, Ora sfidando i popoli e la storia, Ora barattan su la vostra fossa.

1868-69.

29

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi VIII.

le nozze del mare

allora e ora.

Quando ritto il doge antico Su l’antico bucentauro

L’anel d’oro dava al mar,

E vedeasi, al fiato amico

De la grande sposa cerula, 5

Il crin bianco svolazzar;

Sorrideva nel pensiero

Ne le fronti a’ padri tremuli De’ forti anni la virtú,

E gittava un guardo altero, 10

Muta, a l’onde, al cielo, a l’isole, La togata gioventú.

Ma rompea superbo un canto Da l’ignudo petto ed ispido De gli adusti remator,

15

Ch’oggi, vivono soltanto,

Tizïan, ne le tue tavole,

Ignorati vincitor.

Ei cantavano San Marco,

I Pisan, gli Zeni, i Dandoli, 20

Il maggior de i Morosin;

E pe’ i sen lunati ad arco Lunghi gli echi minacciavano Sino al Bosforo e a l’Eussin.

Ne la patria del Goldoni

25

Dopo il dramma lacrimevole 30

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi La commedia oggi si dà:

De i grandi avi i padiglioni Son velari, onde una femmina Il mar d’Adria impalmerà.

30

Le carezze fien modeste:

Consumare il matrimonio

I due sposi non potran:

Paraninfa, da Trieste

L’Austria ride; e i venti illirici 35

L’imeneo fischiando van.

Fate al Lido un po’ di chiasso E su a bordo un po’ di musica!

Le signore hanno a danzar.

Ma, per dio, sonate basso: 40

Qualcheduno a Lissa infracida, Che potrebbesi svegliar.

Bah! qui porgono la mano

Vaghe donne, a sprizzi fervidi Lo sciampagna esulta qui.

45

Conte Carlo di Persano,

Oggi a festa i bronzi rombano: Non mancate al lieto dí.

Luglio 1869.

31

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi IX.

via ugo bassi.

Quando porge la man Cesare a Piero, Da quella stretta sangue umano stilla: Quando il bacio si dan Chiesa e Impero, Un astro di martirio in ciel sfavilla.

Ma nel cuor de le genti il chiuso vero 5

Con un guizzo d’amor risponde e brilla: Ne la notte l’amor e nel mistero Le folgori de l’ira dissigilla.

Di ghirlande votive or questa via Nel solenne suo dí Bologna adombra 10

D’un prete sconsacrato a l’alma pia.

Ma lascia tu nel gran concilio sgombra, Roma, una sedia: a te Bologna invia Tra’ carnefici suoi del Bassi l’ombra.

Agosto 1869.

32

Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi X.