onomastico
Ugo il poeta, allor che Italia in forse Di vita ne’ servili ozi giacea, Co ’l verbo ardente il secolo percorse, Scossel con l’ira che virtú ricrea.
Allor che Italia dal giaciglio sorse 5
Giovenilmente e libertà chiedea, Lei lo zel d’Ugo martire precorse E poi co ’l sangue suggellò l’idea.
Ov’è dissidio tra il pensiero e l’opra E larva la parola è del pensiero 10
E la parvenza a l’essere va sopra: O giovinetto, il bel nome severo, Tuo domestico vanto, la via scopra: Intera libertà vuol l’uomo intero.
Novembre 1870.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XI.
la consulta araldica
Cercate pur se il pio siero che stagna Nel cor d’un päolotto ignoto al dí, Da i reni d’un ladron de l’Alemagna Sangue cavalleresco un giorno uscí, Se ne la tabe che da gli avi nacque 5
E strugge ai figli l’ultimo polmon Vive la colpa d’una rea che piacque Adultera latina al biondo Otton.
Deh dite: quante belve a cui le spade Affondar ne la carne era virtú, 10
Quanti marchesi che assalian le strade, Quanti mitrati che vendean Gesú, Quanti storici gradi di peccato Occorron dunque, dite in vostra fé Per poter la camicia di bucato 15
Porger la mane al dormiglioso re?
Per quante aule di barbari signori Vigilate dal pubblico terror Bisogna aver contaminato i cuori 20
Ed i ginocchi, e quante volte ancor Rinnegata la misera latina Patria e del suo comun le libertà, Per poter di diritto a la regina Tener la coda quando a messa va?
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Oh non per questo dal fatal di Quarto Lido il naviglio de i mille salpò, Né Rosolino Pilo aveva sparto Suo gentil sangue che vantava Angiò.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Ma voi da l’arche, voi da gli scaffali, 30
Invidïando a i vermi ombra e sopor, Corna di cervi e teschi di cignali Ed ugnoli d’arpie mettete fuor; Ed a gli scheltri de le ree castella Che foscheggian pe ’l verde ermo Apennin, 35
Poi che l’austero e pio Gian de la Bella Trasse i baroni a pettinare il lin (E allora il pugno già contratto al brando Ne l’opera plebea ben si spianò, E su le labbra tumide il comando 40
In lusinga servile iscivolò), A quegli scheltri voi chiedete ancora Le targhe colorate e il pennoncel; E vorreste veder l’antica aurora 45
Arrider mesta a un gotico bertel.
O dormenti nel giorno, il gallo canta, Ferve il lavoro e cedon l’ombre al ver; L’azzurro oltremarin di Terra santa È bava di lumaca in suo sentier.
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Rendete pur, rendete a i vecchi scudi Il pallid’oro che l’ebreo raschiò Ed a gli elmi le corna: io questi ludi A la vecchiezza invidïar non so.
E aspettate cosí ne le supreme 55
Gran gale, o morituri, il funeral: La Libertà tocca il tamburo, e insieme Dileguan medio evo e carneval.
Ottobre 1869.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XII.
nostri santi e nostri morti A i dí mesti d’autunno il prete canta I morti in terra ed i suoi santi in ciel, E muta il suon de’ bronzi, e l’are ammanta Oggi di lieto e doman d’atro vel.
Noi d’un cuor solo e con un solo rito 5
A’ tuoi santi e a’ tuoi morti, o libertà, Libiamo il vin del funeral convito, Come la Grecia ne le antiche età.
Ahi, ma libando a’ gloriosi estinti Ne i dí fausti la greca gioventú 10
Rammemorava i regi uccisi e i vinti, E in Atene regnavi unica tu.
De’ nostri morti in su le fosse erbose Pasce il crociato belga il suo destrier: Il vostro sangue, o eroi, nudrí le rose 15
Di tiranni lascivi a l’origlier.
Da i monti al mar la bianca turba, eretta In su le tombe, guarda, attende e sta: Riposeranno il dí de la vendetta, De la giustizia e de la libertà.
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Faenza 1 Novembre 1869.
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi XIII.
in morte di giovanni cairoli O Villagloria, da Crèmera, quando La luna i colli ammanta,
A te vengono i Fabi, ed ammirando Parlan de’ tuoi settanta.
Tinto del proprio e del fraterno sangue 5
Giovanni, ultimo amore
De la madre, nel seno almo le langue, Caro italico fiore.
Il capo omai da l’atra morte avvolto Levasi; ed improvviso
10
Trema su ’l bianco ed affilato volto L’aleggiar d’un sorriso,
L’occhio ne l’infinito apresi, il fere Da l’avvenire un raggio:
Vede allegre sfilar armi e bandiere 15
Per un gran pian selvaggio, E in mezzo il duce glorioso: ondeggia La luminosa chioma
A l’aure del trionfo: il sol dardeggia Laggiú in fondo su Roma.
20
Apri, Roma immortale, apri le porte Al dolce eroe che muore:
Non mai, non mai ti consacrò la morte, Roma, un piú nobil core.
Del cor suo dal bordel venda un fallito 25
Cetégo la parola,
37
Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Eruttando che il tuo gran nome è un mito Per le panche di scola:
Al divieto straniero adagi Ciacco L’anima tributaria
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Su l’altro lato, e dica – Io son vigliacco, E poi c’è la mal’aria –:
Per te in seno a le madri, ecco, la morte Divora altri figliuoli:
Apri, Roma immortale, apri le porte 35
A Giovan Cairoli.
Egli, ombra vigilante a i dí novelli, Il tuo silenzio antico
Abiterà co’ Gracchi e co’ Marcelli E co ’l suo forte Enrico.
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L’ali un dí spiegherà su ’l Campidoglio La libertà regina:
Groppello, allor da ogni ultimo scoglio De la terra latina,
E giú da l’Alpi e giú da gli Apennini, 45
Garzoni e donne a schiera
Verranno a te, fiorite i lunghi crini D’aulente primavera.
E con lor sarà un vate, radïoso Ne la fronte divina,
Come Sofocle già nel glorïoso 50
Trofeo di Salamina:
Ei toccherà le corde, e de i fratelli Dirà la santa gesta;
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Letteratura italiana Einaudi Giosue Carducci - Giambi ed epodi Né mai la canzon ionia a’ dí piú belli Risonò come questa.
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Groppello, a te co ’l solitario canto Nel mesto giorno io vegno, E m’accompagna de l’Italia il pianto E, nube atra, lo sdegno:
Nel mesto giorno che la quarta volta 60
Te visitò la Parca,
E sott’essa la tua funerea volta Batte il martel su l’arca
Del giovinetto, la cui mite aurora Empiva i clivi tuoi
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Di roseo lume. Oh come sola è ora La casa de gli eroi!
De le sue stanze pe ’l deserto strano S’incontran due viventi:
Tristi echi rende il sepolcreto vano 70
Sotto i lor passi lenti:
Avvalla il figlio de la madre in faccia Il viso e gli occhi muti,
Che non rivegga in lui la cara traccia De’ suoi quattro perduti.
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