Una volta sola, un anno dopo il loro matrimonio, aveva dovuto lasciarlo per una quindicina di giorni; e tornata all’improvviso con un giorno d’anticipo, lo aveva trovato ubriaco fradicio addosso a due ragazze birmane nude, mentre una terza gli versava una bottiglia di whisky in bocca. D’allora in poi lo spiava senza tregua, “come un gatto spia la tana di un maledetto topo”, secondo l’espressione di lui. Comunque, gli riusciva ugualmente di spassarsela; anche se con qualche affanno.
«Cristo, che faccia ho stamani» disse Lackersteen.
«Westfield, chiama di nuovo il cameriere. Voglio un altro brandy, prima che arrivi la mia padrona. Dice che mi ridurrà le bevute a quattro al giorno, quando arriva mia nipote. Dio le fulmini tutt’e due» aggiunse lugubre.
«Smettetela di fare i buffoni, voialtri, e ascoltate qua» disse Ellis in tono acido. Aveva una maniera di parlare stranamente offensiva, e di rado apriva bocca senza insultare qualcuno. Esagerava a bella posta l’accento cockney per dare alle sue parole un’espressione più cinica. «Avete letto questo avviso del vecchio MacGregor? Un fiorellino per ognuno. Maxwell, svegliati e ascolta.»
Maxwell abbassò il «Field». Era un giovanotto di venticinque o ventisei anni, colorito e biondo, molto giovane per il posto che occupava. Con le membra pesanti e le ciglia bianche e folte, ricordava un puledro di certe razze di cavalli da tiro. Ellis staccò il bollettino con una mossa rapida, piena di malizia, e cominciò a leggerlo ad alta voce. Nella bacheca l’aveva affisso MacGregor che, oltre a essere vicecommissario, era segretario del circolo.
«Sentite un po’.
Dal momento che il nostro circolo non ha ancora soci orientali, e adesso si usa, nella maggior parte dei circoli europei, ammettere tra i soci i funzionari di rango superiore anche se indigeni, dovremmo deliberare di seguire anche noi quest’uso a Kyauktada. La discussione si terrà nella prossima riunione generale. D’altra parte è bene notare…
Oh, be’, non occorre andare avanti! Il seguito è la stessa solfa. Non riesce a scrivere un avviso senza che gli pigli la diarrea letteraria. Comunque le cose stanno così: ci chiede di buttare a mare tutte le nostre regole e di ammettere un giallo nel circolo. Il caro dottor Veraswami! Io lo chiamerei il dottor Veroscemo. Sarebbe bello, vero? Un bell’indigeno, con la pancina tonda, che ti fiata addosso aglio mentre giochi a bridge. Dio, solo a pensarci!… Bisogna mettersi d’accordo e finirla con questa storia. Che ne dite voi, Westfield e Flory?»
Westfield scrollò filosoficamente le spalle; si era seduto davanti alla tavola e accendeva un nero e puzzolente cheroot8 birmano.
«Credo che dovremo cedere» disse. «Questi fottuti indigeni si cacciano in tutti i circoli, ormai. Perfino nel Pegu Club, mi hanno detto. Tutto il paese sta andando alla malora, lo sapete bene. Siamo forse l’ultimo circolo della Birmania che resista contro di loro.»
«È vero, ma resisteremo ancora. Mi opporrò con tutte le mie forze all’ingresso dei gialli qui dentro.» Ellis mostrò un mozzicone di matita. Con una strana aria di disprezzo, che taluni sanno mettere anche nelle loro più piccole azioni, riappese di nuovo l’avviso all’albo e scrisse un nitido “B.F.”9 accanto alla firma di MacGregor.
«Ecco che cosa penso della sua idea. Glielo dirò quando viene. Che cosa ne dici tu, Flory?»
Flory non aveva ancora aperto bocca.
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