Muovendo rapidamente i ferri lampeggianti, sicura, eretta, lei creava salotto e cucina, li faceva risplendere; lo esortava a mettersi a suo agio, a entrare e uscire, a divertirsi. Rideva, lavorava a maglia. In piedi tra le sue ginocchia, rigido, James sentì tutta la forza di lei zampillare per essere bevuta e consumata dal becco di ottone, dall’arida scimitarra del maschio, che colpiva senza pietà, inesorabilmente, esigendo simpatia. 

Era un fallito, ripetè lui. Guarda dunque, senti. Muovendo velocemente i ferri lampeggianti, guardandosi attorno, guardando fuori dalla finestra, o nella stanza, o lo stesso James, lei gli assicurava, oltre ogni dubbio, con la sua risata, la sua sicurezza, la sua efficienza (come una balia che attraversa una stanza buia portando una luce rassicura un bambino nervoso), che era vero; che la casa era piena; il giardino in fiore. Se aveva fiducia in lei, nulla gli avrebbe fatto del male; per quanto si seppellisse in profondità, per quando salisse in alto, neppure per un secondo si sarebbe trovato senza di lei. Esaltando così la sua abilità di circondare e proteggere, non le restava neppure un guscio di sé per potersi conoscere; tutto veniva generosamente donato e consumato; e James, mentre se ne stava rigido tra le sue ginocchia, la sentì scaturire in un albero da frutto dai fiori rosa, ricco di foglie e ramoscelli danzanti in cui il becco di ottone, l’arida scimitarra di suo padre, quell’uomo egocentrico, si tuffava e colpiva, pretendendo simpatia. 

Pieno delle parole di lei, come un bambino che si addormenta soddisfatto, lui disse infine, guardandola con umile gratitudine, rinnovato, ricostituito, che avrebbe fatto un giro; avrebbe guardato i ragazzi che giocavano a cricket. Si allontanò. 

Immediatamente, la signora Ramsay parve ripiegarsi, un petalo racchiuso nell’altro, e l’intera struttura ricadde esausta su sé stessa, così che le restò soltanto la forza di muovere un dito, in un estatico abbandono alla stanchezza, lungo la pagina della favola di Grimm, mentre pulsava in lei, come la vibrazione di una molla che si è distesa al massimo e ora dolcemente cessa di vibrare, il rapimento della creazione riuscita. 

Ogni battito sembrava, mentre lui si allontanava, racchiudere lei e il marito, e dare a ognuno quel sollievo che due note diverse, una alta, una bassa, suonate nello stesso istante, sembrano donarsi reciprocamente mentre si fondono. Pure, mentre la risonanza moriva, e lei tornava alla  favola, la signora Ramsay non si sentì soltanto fisicamente  esausta (dopo, non nel momento stesso, si sentiva sempre  così) ma la sua stanchezza fisica si colorava di una sensazione lievemente sgradevole che aveva un’altra origine. Mentre  leggeva a alta voce la storia della Moglie del Pescatore, non sapeva esattamente da che cosa nasceva; e non si permise di definire con parole esatte la sua insoddisfazione quando comprese, voltando la pagina, interrompendosi e sentendo il ricadere sordo, minaccioso, di un’onda, che nasceva da  questo: non le piaceva, neppure per un secondo, sentirsi  migliore del marito; e inoltre non tollerava di non essere  interamente sicura, quando parlava con lui, della verità di quel che diceva. Le università e tutti quelli che richiedevano la sua presenza, le lezioni e i libri e la loro estrema importanza — di questo non dubitava un solo istante; ma era il loro rapporto, e quel suo andare da lei così, apertamente, sì chetutti potevano vedere, a sconcertarla; perché allora la gente diceva che il marito si appoggiava a lei, quando dovevano pur sapere che dei due lui era quello infinitamente più importante, e quel che lei dava al mondo, paragonato a quel che lui dava, era trascurabile. Ma ecco, era anche quell’altra cosa — non potergli dire la verità, avere paura, per esempio, per il tetto della serra e la spesa necessaria, cinquanta sterline forse, per ripararlo; e poi relativamente ai suoi libri, temere che lui indovinasse quel che lei un poco sospettava, che il suo ultimo libro non era il suo libro migliore (lo aveva capito da William Bankes); e nascondere piccole cose quotidiane, e i ragazzi che lo vedevano, e il peso di cui questo li caricava — tutto questo diminuiva la gioia piena, la gioia pura, delle due note che risuonavano insieme, e lasciava che il suono ne morisse ora al suo orecchio in modo angosciosamente piatto. 

Un’ombra si distese sulla pagina; lei alzò lo sguardo. 

Era Augustus Carmichael che passava oltre trascinando i piedi, proprio ora, nel momento preciso in cui era doloroso sentirsi ricordare l’inadeguatezza dei rapporti umani, tome anche il più perfetto non fosse impeccabile e non potesse reggere all’esame a cui, amando suo marito, con quel suo istinto per la verità, lo sottoponeva; proprio ora quando era doloroso per lei sentirsi riconosciuta colpevole di indegnità, e impedita nella sua autentica funzione da quelle bugie, quelle esagerazioni — proprio ora quando era così ignobilmente crucciata, nella scia della sua esaltazione, Carmichael passò trascinando i piedi, con le pantofole gialle, e un demonio in lei la costrinse a chiamarlo mentre lui passava. 

«Rientra, Carmichael?» 

Non diceva nulla. Fumava oppio. I ragazzi dicevano che la barba gli si era macchiata di giallo per l’oppio. Forse. A lei era chiaro che il pover’uomo era infelice, andava da loro ogni anno per cercare rifugio; pure, ogni anno, lei provava la stessa sensazione; non si fidava di lei. Gli diceva: «Sto andando in paese. Posso prenderle francobolli, carta, tabacco?» e lo sentiva sussultare. Non si fidava di lei. Era a causa di sua moglie. Ricordava la perfidia di sua moglie verso di lui, che l’aveva fatta diventare di acciaio e diamante là, nell’orribile stanzetta a St John’s Wood, quando aveva visto con i suoi occhi quella donna odiosa cacciarlo di casa. Era trascurato; si faceva cadere sempre qualcosa sulla giacca; era noioso come un vecchio che non abbia niente da fare; e lei lo aveva cacciato dalla stanza. Aveva detto, con quel tono odioso: «Ora, io e la signora Ramsay vogliamo fare due chiacchiere insieme», e la signora Ramsay vedeva, come le avesse davanti agli occhi, le innumerevoli miserie della sua esistenza. Aveva abbastanza danaro per comprarsi il tabacco? Era costretto a chiederlo a lei? mezza corona? diciotto pence? Non sopportava di pensare alle piccole umiliazioni a cui lei lo sottoponeva. E ora, sempre (non riusciva a immaginare perché, ma soltanto che in qualche modo era probabilmente a causa di quella donna), Carmichael si ritraeva spaventato da lei. Non le diceva mai nulla. Ma che cosa avrebbe potuto fare di più? Gli veniva data una stanza piena di sole. I ragazzi erano gentili con lui. Lei non dava mai alcun segno di non volerlo. Al contrario, faceva tutto il possibile per essere cordiale. Vuole dei francobolli, vuole tabacco? Ecco un libro che potrebbe piacerle, eccetera. E dopo tutto — dopo tutto (qui insensibilmente si ricompose, fisicamente, mentre la consapevolezza di essere bella le diveniva, come accadeva tanto di rado, presente) —dopo tutto, non le riusciva di consueto diffìcile rendersi gradita alla gente; per esempio, George Manning; Wallace; famosi come erano, andavano da lei una sera, tranquillamente, e se ne stavano a chiacchierare accanto al fuoco.