Glielo diceva la luce nel giardino; e lo sbiancare dei fiori e una sfumatura grigia nelle foglie cospiravano per destare in lei una sensazione di ansia. Dapprima non comprese a cosa potesse riferirsi. Poi ricordò; Paul e Minta e Andrew non erano tornati. Tornò a riportarsi alla memoria il piccolo gruppo sulla veranda davanti alla porta dell’anticamera, che se ne stava a guardare il cielo. Andrew aveva la rete e il cesto. Dunque intendeva andare a caccia di granchi e altre cose. Dunque si sarebbe arrampicato su uno scoglio; sarebbe stato tagliato fuori. O tornando in fila indiana lungo uno di quei piccoli sentieri alti sulla scogliera, uno di loro poteva scivolare. Sarebbe rotolato giù, si sarebbe sfracellato. Si stava facendo davvero buio.
Ma non cambiò in alcun modo la voce mentre finiva la storia, e aggiunse, chiudendo il libro e pronunciando le ultime parole come se le avesse inventate lei stessa, lo sguardo fìsso negli occhi di James: «E sono sempre là, sempre in vita proprio adesso».
«E così finisce» disse, e vide che negli occhi di lui, mentre moriva l’interesse per la storia, qualcos’altro ne prendeva il posto; qualcosa di esitante, pallido, come il riflesso di una luce, e lui a un tempo guardava e si stupiva. Volgendosi, lei guardò oltre la baia, e là, infatti, in movimenti regolari che percorrevano le onde, prima due brevi raggi poi uno lungo e regolare, si vedeva la luce del Faro. Era stato acceso.
Tra un momento le avrebbe chiesto: “Andremo al Faro ?”. E lei avrebbe dovuto rispondere: “No, non domani; tuo padre dice di no”. Fortunatamente, venne Mildred a chiamarli, e la confusione li distrasse. Ma James continuò a guardarsi alle spalle mentre Mildred lo conduceva via; e lei era certa che pensasse: non andremo al Faro domani; e pensò che lo avrebbe ricordato per tutta la vita.
11
No, si disse riunendo alcune delle immagini che aveva ritagliato — un frigorifero, una falciatrice, un uomo in frac — i bambini non dimenticano mai. Per questo era tanto importante che cosa si diceva, e che cosa si faceva, e era un sollievo quando andavano a letto. Perché ora non era più costretta a pensare a nessuno. Poteva essere sé stessa e starsene sola. E di questo ora sentiva spesso l’esigenza di pensare; no neppure di pensare. Di restare in silenzio; di restare sola. L’essere e l’agire, espansivo, scintillante, espressivo, svaporava; e ci si ritraeva, con una certa solennità, ne confini di sé stessi, un nucleo di oscurità in forma di cuneo, qualcosa di invisibile agli altri. Sebbene continuasse a lavorare a maglia, e sedesse bene eretta, si sentiva così; e quel suo io liberato dai legami era libero e pronto per le più strane avventure. Quando la vita affondava per un istante, i] campo delle esperienze sembrava illimitato. E tutti, immaginava, avevano sempre quel senso di risorse illimitate; uno dopo l’altro, lei, Lily, Augustus Carmichael, dovevano sentire che le nostre apparenze, gli elementi grazie ai quali voi ci conoscete, sono soltanto infantili. Sotto la superficie tutto è oscurità, tutto si dilata, tutto è insondabilmente profondo; ma di quando in quando affioriamo alla superficie, e da questo voi ci conoscete. Il suo orizzonte le sembrava illimitato. Tutti i luoghi che non aveva veduto; le pianure dell’India; le parve di aprire il pesante tendone di cuoio di una chiesa a Roma. Quel nucleo di oscurità poteva andare ovunque, poiché nessuno lo vedeva. Nessuno poteva fermarlo, pensò, esultante. Era libertà quella, era pace, era, più gradito di ogni altra cosa, un richiamarsi a sé stessi, riposare su una piattaforma di stabilità.
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