Una libera docenza, una cattedra — si sentiva in grado di fare tutto e si vedeva farlo — ma lei che cosa guardava? Un uomo che incollava un manifesto. Il grande foglio svolazzante si distendeva sul muro, e ogni colpo del pennello rivelava nuove gambe, cerchi, cavalli, rossi e azzurri scintillanti, lisciati alla perfezione, fino a quando il muro si ricoprì a metà della pubblicità di un circo; cento cavallerizzi, venti foche ammaestrate, leoni, tigri... Spingendo in avanti il capo, perché era miope, lesse che il circo... “sarebbe giunto in questa città”. Era un lavoro molto pericoloso per un uomo con un braccio solo, disse con sdegno, starsene così in cima a una scala — il braccio sinistro gli era stato tagliato da una trebbiatrice due anni prima.
«Andiamoci tutti!» esclamò, riprendendo a camminare come se tutti quei cavalli e cavalieri l’avessero riempita di infantile esultanza facendole dimenticare la compassione.
«Andiamo» lui ripetè le sue parole, pronunciandole, tuttavia, con una impacciata affettazione che la fece rabbrividire. «Andiamo al circo.» No. Non riusciva a dirlo nel modo giusto. Non riusciva a sentirlo nel modo giusto. Ma perché? lei si chiese. Che cosa dunque non andava in lui? In quel momento provava per lui una calda simpatia. Non li avevano mai portati al circo, chiese, quando erano bambini? Mai, rispose, come se lei chiedesse proprio quello a cui lui voleva rispondere; come avesse appassionatamente desiderato tutti quei giorni dire che non andavano mai al circo. Erano una famiglia numerosa, nove tra fratelli e sorelle, e suo padre era un lavoratore. «Mio padre è farmacista, signora Ramsay. Ha una farmacia.» Lui poi si era mantenuto sin dall’età di tredici anni. Spesso, d’inverno, non aveva un cappotto. Durante gli studi non poteva mai “ricambiare la cortese ospitalità” (furono le sue parole, rigide e incartapecorite). Doveva far durare le cose il doppio dell’altra gente; fumava il tabacco più a buon mercato; il trinciato che fumavano i vecchi lungo il molo. Lavorava duro — sette ore al giorno; l’argomento di cui ora si occupava era l’influenza di qualcosa su qualcuno — camminavano, e la signora Ramsay non capì bene il significato, soltanto le parole, una qua una là... tesi... libera docenza... lettorato... cattedra. Non riusciva a seguire il brutto gergo accademico che risuonava così agilmente, ma si disse che capiva ora perché l’idea di andare al circo gli aveva fatto perdere l’equilibrio a quel modo, povero ometto, e perché se ne era venuto fuori all’istante con tutta la storia del padre e della madre e dei fratelli e delle sorelle, e avrebbe fatto in modo che non ridessero più di lui; ne avrebbe parlato a Prue. Quello che gli sarebbe davvero piaciuto, immaginava, era poter dire come fosse andato a vedere Ibsen con i Ramsay. Era terribilmente pomposo — oh, sì, intollerabilmente noioso. Erano già arrivati in paese ormai, nella strada principale, con i carretti che passavano scricchiolando sull’acciottolato, e lui ancora continuava a parlare, di compensi, e insegnamento, e classe lavoratrice, e solidarietà con la propria classe, e conferenze, al punto che lei comprese come avesse ritrovato la fiducia in sé stesso, si fosse ripreso dal circo, e si preparasse (e ora nuovamente provava per lui una calda simpatia) a dirglielo — ma ecco, le case sparirono da entrambi i lati, e si ritrovarono sul molo, e tutta la baia si aprì davanti a loro e la signora Ramsay non potè non esclamare: «Come è bello!». Poiché la grande coppa di acqua azzurra era davanti a lei; al centro, il vecchio Faro, lontano, austero; e sulla destra, a perdita d’occhio, sfumate e digradanti in dolci, basse onde, le verdi dune di sabbia, ricoperte dalle ondeggianti erbe selvatiche che sembravano sempre sul punto di fuggire verso una contrada lunare, non abitata dall’uomo.
Quello era il panorama, disse, fermandosi, mentre gli occhi le si facevano più grigi, che il marito amava.
Tacque un istante. Ma ora, disse, erano arrivati i pittori. E proprio là, a pochi passi da loro, ce nera uno, con un largo cappello di paglia e stivali gialli, molto serio, calmo, attento, sebbene osservato da dieci ragazzini, con un’espressione di profonda contentezza sul viso rotondo, arrossato: guardava, poi, dopo aver guardato, intingeva; imbeveva la punta del pennello in una morbida macchia di verde o rosa. Da quando era stato là Paunceforte, tre anni prima, tutti i quadri erano così, disse, verdi e grigi, con barche da pesca giallo limone e donne rosate sulla spiaggia.
Ma gli amici di sua nonna, disse, guardando discretamente mentre passava, faticavano molto; mescolavano personalmente i colori, poi li amalgamavano, poi li ricoprivano con panni umidi perché rimanessero freschi.
Lei voleva forse fargli comprendere che il quadro di quell'uomo era troppo fragile, così si diceva? I colori non erano solidi? Così si diceva? Sotto l’influsso di quella straordinaria emozione che era andata crescendo nel corso della passeggiata, era iniziata nel giardino quando aveva voluto prenderle la borsa, si era fatta più intensa in paese quando aveva voluto dirle tutto di sé, cominciava a vedere sé stesso e tutto quello che mai aveva conosciuto in una prospettiva sbilenca. Era terribilmente strano.
Era là, nel salottino della casetta angusta dove lo aveva portato, e la aspettava, mentre lei saliva un momento per andare a trovare una donna. Sentì i suoi passi rapidi al piano di sopra; sentì la sua voce, prima gaia, poi più bassa; guardò i sottopiatti, le teiere, i paralumi di vetro; aspettò con impazienza; attese con ansia il ritorno a casa, risoluto a portarle la borsa; poi la sentì uscire da una stanza; chiudere una porta; dire che dovevano tenere le finestre aperte e le porte chiuse, chiedere se avevano bisogno di qualcosa (doveva parlare a un bambino), e di colpo lei entrò, rimase immobile per un momento in silenzio (come avesse interpretato una commedia lassù e per un istante tornasse sé stessa), perfettamente immobile per un momento contro un ritratto della regina Vittoria con la fascia azzurra dell’Ordine della Giarrettiera; e d’un tratto lui comprese che era così: era così: — lei era la creatura più bella che avesse mai visto.
Con stelle negli occhi e veli tra i capelli, con ciclamini e violette selvatiche — ma che sciocchezze pensava? Aveva almeno cinquant’anni; aveva otto figli.
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