CESARE - Benvenuto, Publio. (Vede Bruto) Anche tu, Bruto, cosě di buonora? (Vede tutti gli altri) Buongiorno, Casca.
E anche te, Ligario. Non ti fu mai tanto nemico Cesare come quelaccidente di quartana che tha cosě smagrito Che ore sono?
BRUTO - Son suonate le otto.(45)
CESARE - Vi ringrazio per il disturbo che vi siete preso e per la cortesia che mi mostrate.
Entra MARCANTONIO
Ecco, Antonio che spende le sue notti a sgavazzare, č anche lui alzato! Buongiorno a te, Antonio.
lui alzato! Buongiorno a te, Antonio.
ANTONIO - Altrettanto al nobilissimo Cesare.
CESARE - Ordina che preparino di lŕ
(46) Biasimatemi, amici, č colpa mia se mi son fatto attendere cosě
Salve Cinna
Metelo
Oh, Trebonio, anche tu! Ho per te in serbo unora buona di conversazione: ricorda di passar da me in giornata; anzi, mantieniti vicino a me, chio possa ricordarmelo a mia volta.
TREBONIO - Va bene
(Tra sé) Ti sarň cosě vicino che i tuoi migliori amici si dorranno che non ti sia rimasto piů lontano!
CESARE - Avanti, amici cari, entrate, entrate! Beviamo prima un bicchiere di vino, poi ce nandremo insieme, in amicizia.
BRUTO - (A parte) Oh, Cesare, quale penosa angoscia per lanimo di Bruto, esser cosciente che tutto quel che appare esternamente non risponda ala vera realtŕ!(47) (Escono)
SCENA III
Roma, una via nei pressi del Campidoglio.
Entra ARTEMIDORO, leggendo un foglio
ARTEMIDORO - Cesare, guŕrdati da Marco Bruto; attento a Cassio; tien lontano Casca; occhio a Cinna; diffida di a Cassio; tien lontano Casca; occhio a Cinna; diffida di Trebonio; Decio Bruto non tama, ed a Ligorio hai fatto un grosso torto. Tutti quanti hanno un unico proposito, ed esso č contro Cesare. Se non sei immortale, sta guardingo: la tua troppo ostentata sicurezza non fa che agevolar la lor congiura. Il tuo affezionato ARTEMIDORO(48)
Starň qui ad aspettar che passi Cesare, e, come un postulante, gli darň questo. Mi fa male al cuore che la virtů non possa viver libera dal morso delinvidia. Se leggi questo, Cesare, puoi vivere; se no, contro di te tramano i Fati insieme ai traditori.
(Esce)(49)
SCENA IV
Roma, unaltra parte dela stessa via, davanti ala casa di Bruto.
Entrano PORZIA e LUCIO
PORZIA - Ti prego, Lucio, va, corri al Senato. Non starmi a domandare, va, fa presto: perché stai lě impalato?
LUCIO - Se non mi dici quel che devo fare PORZIA - Farai in tempo ad andare e ritornare, prima chio possa avertelo spiegato. (Tra sé) O fermezza, restami salda al possa avertelo spiegato. (Tra sé) O fermezza, restami salda al fianco, innalza tra il mio cuore e la mia lingua una barriera come una montagna. Ho la mente dun uomo, ma duna donna la fralezza
Ahimč, comč difficile per una donna mantenere un segreto!
(Forte a Lucio) Ancora qui?
LUCIO - Padrona, ma che cosa devo fare? Correre al Campidoglio, e poi tornare a casa, e niente piů?
PORZIA - Sě, solo andare e subito tornare devi, ragazzo, per venirmi a dire se il tuo padrone lŕ ha buona cera: perché non stava bene quandč uscito. E osserva bene quelo che fa Cesare, che postulanti gli fan ressa intorno
Odi, ragazzo! Che rumore č questo?
(50)
LUCIO - Non ne sento, padrona.
PORZIA - Ascolta bene: mi par dudire un confuso tumulto, come una rissa, vien dal Campidoglio, lo porta il vento.
LUCIO - Io non sento niente.
Entra un INDOVINO
PORZIA - (AlIndovino) Amico, senti: da che parte vieni?
INDOVINO - Da casa mia, perché, buona matrona?
PORZIA - Sai dirmi che ore sono?
INDOVINO - Saranno intorno ale nove, signora.
PORZIA - Sarŕ giŕ andato in Campidoglio Cesare?
INDOVINO - Non ancora; sto andando a prender posto appunto anchio, per vederlo passare.
PORZIA - Hai forse qualche supplica per lui?
PORZIA - Hai forse qualche supplica per lui?
INDOVINO - Ce lho, signora; e se piacerŕ a Cesare dessere cosě buono verso Cesare da darmi ascolto, lo supplicherň dessere amico a Cesare.
PORZIA - Perché? Sai forse tu di qualche male che lo stia minacciando?
INDOVINO - Di nessuno, di conoscenza certa, ma di molti di cui ho gran paura ei possa andare incontro Ti saluto. La strada qui č stretta, e la gran fola al seguito di Cesare, senatori, pretori e un pigia-pigia di supplicanti di tutte le specie potrebbero schiacciare quasi a morte un tipo deboluccio come me; vado a cercarmi un posto un po piů al largo, e lŕ mi farň avanti al grande Cesare per potergli parlare, quando passa.
1 comment