Eravamo appunto arrivati, quando la luna si levò dalla collina coperta di cespugli; conversammo un poco e poi giungemmo al gabinetto oscuro.

Carlotta entrò e si sedette, Alberto si mise vicino a lei e io pure; ma la mia inquietudine non mi permise di stare a lungo seduto; mi alzai, mi misi davanti a Carlotta; feci qualche passo in su e in giù, mi sedetti di nuovo: era uno stato di angoscia. Lei ci fece osservare il bell'effetto di lu-na che dal fondo del boschetto di faggi illuminava davanti a noi tutta la terrazza; il colpo d'occhio era splendido e ci colpiva ancor più, in quanto eravamo avvolti da una profonda oscurità. Eravamo silenziosi e, dopo qualche tempo, lei cominciò a dire: non posso mai passeggiare al chiaro di luna senza pensare a tutti i miei morti, senza esser presa dal sentimento della morte e dell'avvenire. Noi avremo una seconda vita, proseguì 42

con accento forte e sentito; ma, Werther, ci potremo ritrovare, riconoscere? Che cosa pensate, che ne dite voi?

- Carlotta - dissi, e le tesi la mano mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime - ci rivedremo; qui e lassù, noi ci rivedremo. - Non potei dire altro. Guglielmo, doveva lei farmi questa domanda mentre io avevo in

cuore l'angoscia dell'addio?

Lei continuò ancora: e i nostri cari assenti sanno, sentono che quando noi siamo felici li ricordiamo con caldo affetto? L'immagine di mia madre mi sta sempre dinanzi quando, nella serata tranquilla, i suoi bambini, i miei bambini, sono rimasti intorno a me come erano riuniti intorno a lei. Allora io guardo il cielo con nostalgiche lacrime, e desidero che lei possa vedere almeno un istante come mantengo la parola che le ho dato all'ora della morte, quando le giurai di essere la madre dei suoi bambini.

Con profondo sentimento io esclamo: perdonami, se non sono per loro

quello che tu stessa saresti stata. Pure io faccio tutto ciò che posso; essi sono almeno vestiti, nutriti e, quel che più importa, curati e amati. Se tu potessi vedere la nostra unione, benediresti con la più calda riconoscenza quel Dio a cui con le supreme amarissime lacrime chiedesti la felicità dei tuoi figli…

Così diceva Carlotta… o Guglielmo, chi può ripetere quello che dice-

va? Come può una lettera fredda e morta dare un'idea della celeste essenza del suo spirito? Alberto l'interruppe dolcemente: vi commuovete troppo, Carlotta. So quanto questi pensieri vi sono cari, ma vi prego…

Oh Alberto, disse lei, io so che tu non hai dimenticato le sere che passa-vamo seduti intorno al tavolino rotondo, quando il babbo era in viaggio, e avevamo mandato a letto i bambini. Tu avevi spesso un buon libro, e qualche volta venivi a leggerci qualcosa. Lo scambio di idee con

quell'anima sublime non superava ogni dolcezza? Dio vede le lacrime

che verso nel mio letto quando gli domando di farmi somigliare a mia madre!

Carlotta, esclamai, mentre mi gettavo ai suoi piedi e le prendevo la mano inondandola di pianto, Carlotta, la benedizione di Dio e lo spirito di tua madre stanno su di te! - Se l'aveste conosciuta, disse lei stringen-domi la mano, era degna di esser conosciuta da voi. - Credetti venir me-no: mai una così grande, alta parola mi era stata rivolta.

Carlotta disse ancora: quella donna doveva morire nel fiore degli anni, quando il suo bimbo più piccolo non aveva ancora sei mesi! La malattia fu breve, lei era tranquilla, rassegnata; solo i suoi figli le facevano pena, specialmente il più piccolo. Quando sentì avvicinarsi la fine, e mi disse: falli venir su; ed io feci entrare i più piccoli ignari, i più grandi fuori di sé 43

dall'angoscia, quando furono attorno al letto, e giunse le mani e pregò per loro, poi li baciò uno dopo l'altro, e li mandò via, mi disse: "Sii la loro mamma", io le diedi la mano, in segno di promessa. "Tu prometti molto, figlia mia - mi disse - il cuore di una madre, l'occhio di una madre! Ho visto spesso, dalle tue lacrime riconoscenti, che tu comprendi quello che valgono. Li avrai per i tuoi fratelli, e abbi per tuo padre la fedeltà e l'obbedienza di una sposa. Tu li consolerai".

Domandò di vederlo: egli era uscito per nasconderci il dolore che provava: era disfatto… Tu eri nella camera, Alberto. Lei sentì camminare qualcuno, domandò chi era, e posò su noi due uno sguardo tranquillo e consolato, pensando che saremmo stati felici insieme… Alberto le gettò le braccia al collo, e la baciò esclamando: lo siamo, lo saremo! Werther -

disse Carlotta - quella donna doveva morire! Dio, quando penso che ci lasciamo portar via così quelli che sono più cari al nostro cuore; e nessuno lo sente così fortemente come i bambini, i quali a lungo si lamentarono perché gli uomini neri avevano portato via la mamma.

Si alzò; io ero rientrato in me stesso, e tremavo; rimasi seduto, e tenni stretta la sua mano. "Bisogna rientrare, disse Carlotta, è l'ora" e volle liberare la sua mano, ma io la trattenni con più forza. "Ci rivedremo, gridai, ci ritroveremo, e fra tutti ci riconosceremo. Vado via, continuai, vado via volontariamente… "; pure, se avessi dovuto dire per sempre, non avrei potuto .

"Addio Carlotta! Addio Alberto! Ci rivedremo". "Domani, penso", disse lei scherzando. Sentii questo domani. Ah, lei non sapeva, quando ritirò la sua mano dalla mia… Si allontanarono lungo il viale; io rimasi fermo; li seguii con lo sguardo nel chiarore della luna, mi gettai a terra, piansi, e mi rialzai improvvisamente; corsi sulla terrazza e vidi ancora da lontano, all'ombra dei grandi tigli, il suo abito bianco luccicare presso la porta del giardino; tesi le braccia; lei sparì.

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Libro secondo

20 ottobre 1771.

Siamo arrivati ieri. L'ambasciatore è indisposto e rimarrà in casa per qualche giorno. Se non fosse così poco gentile, tutto andrebbe bene. Io osservo, osservo che il destino mi ha riservato delle dure prove. Ma coraggio! Uno spirito leggero sopporta tutto! Uno spirito leggero? rido, vedendo che questa parola mi corre alla penna. Oh, un carattere un pò più leggero mi renderebbe il più felice fra gli uomini. Come? mentre altri con le loro poche forze, col loro poco talento si pavoneggiano soddisfatti davanti a me, io dubito della mia forza, dei miei doni naturali? Buon Dio, tu che me li hai tutti elargiti, perché non ne riprenderesti la metà, dandomi in cambio la fiducia in me stesso e la gioia di quello che possiedo? Pazienza! Pazienza! le cose andranno meglio, perché‚ devo dirtelo, amico mio, tu hai ragione: da quando ogni giorno sono circondato dalla folla e vedo quello che fanno gli altri e come si comportano, sono molto più contento di me.