Infatti potresti tu, se il loro animo fosse tormentato da

un'angosciosa passione e oppresso dal dolore, versar loro una goccia di balsamo consolatore?

E quando l'ultima più dolorosa malattia sorprenderà la creatura che tu avrai tormentato nel fiore degli anni, e che giacerà in uno stato di com-passionevole esaurimento, quando il suo occhio spento sarà rivolto al cielo e il freddo sudore della morte bagnerà la sua pallida fronte, e tu sta-rai presso il letto come un condannato, con l'intimo sentimento di non poter far nulla nonostante tutto il tuo buon volere, allora una profonda angoscia ti stringerà, pensando che daresti tutto al mondo per poter in-fondere nella creatura morente una stilla di forza, una scintilla di coraggio!

Il ricordo di una simile scena, alla quale avevo assistito, si risvegliò potente in me mentre pronunciavo queste parole. Mi coprii gli occhi con il fazzoletto, mi allontanai dalla compagnia, e solo la voce di Carlotta che mi chiamava perché era ora di andar via, mi fece rientrare in me stesso.

Cammin facendo lei mi rimproverò di prendermela per tutto troppo vi-

vamente; mi disse che questo mi farà morire e che devo aver riguardo di me. Angelo caro! per te, io voglio vivere.

6 luglio.

Carlotta è sempre presso la sua amica morente, ed è sempre la stessa provvida cara creatura che, dovunque si trova, mitiga il dolore e porta la gioia. Ieri sera andò a passeggiare con Marianna e con la piccola Amalia; io lo sapevo, le raggiunsi, e andammo insieme. Dopo aver camminato

un'ora e mezzo, tornammo verso la città e giungemmo alla fontana che mi era cara e che ora amo mille volte di più. Carlotta si sedette sul muret-to e noi rimanemmo in piedi davanti a lei. Io mi guardavo intorno, e ri-pensavo al tempo in cui il mio cuore era solo. "Mia cara fontana, dicevo, da allora non mi sono più riposato alla tua frescura, e qualche volta, passando in fretta, non ti ho neppure guardata!". Abbassai gli occhi e vidi Amalia molto occupata a risalire con un bicchier d'acqua. Poi guardai Carlotta, e compresi tutto ciò che lei è per me. Intanto arrivò la piccola 25

Amalia con il suo bicchiere. Marianna voleva prenderlo. - No, esclamò la piccina dolcemente, no, tu, Carlotta devi bere per prima! - Rimasi così commosso dalla spontaneità e dalla bontà con la quale aveva parlato che, non potendo in altro modo esprimere quello che sentivo, alzai la bimba da terra e la baciai così fortemente che si mise a piangere e a gridare.

"Avete fatto male", disse Carlotta. E io rimasi confuso. "Vieni Amalia, continuò, prendendola per mano e scendendo i gradini, ora ti laverai subito con l'acqua fredda, e non sarà nulla".

Stetti a vedere con quale ardore la piccola si strofinava le guance con le manine bagnate, fiduciosa che la sorgente miracolosa avrebbe portato via ogni impurità e le avrebbe risparmiato la vergogna di vedersi spuntare una brutta barba; Carlotta diceva: basta, ma la bimba continuava a lavar-si con ardore, pensando che molto era meglio di poco. Ti assicuro, Guglielmo, che non ho mai assistito ad un battesimo con più grande rispetto. E quando Carlotta risalì, volentieri mi sarei prosternato davanti a lei, come dinanzi a un profeta che avesse redento i peccati di una nazione.

La sera, nella gioia del mio cuore, non potei trattenermi dal raccontare il caso a una persona alla quale attribuivo un senso di umanità, perché intelligente: ma come capitai male! Egli mi disse che Carlotta non aveva agito bene, che non bisogna mai far credere ai bambini delle fandonie perché questo dà origine a una quantità di errori e superstizioni dalle quali invece guardare i bambini fin dalla più tenera infanzia. Mi ricordai allora che quell'uomo da otto giorni aveva fatto battezzare un bambino, lasciai cadere il discorso, e rimasi in cuor mio convinto di questa verità: bisogna fare con i bambini come Dio fa con noi: egli non ci rende mai tanto felici come quando ci lascia nell'ebbrezza di una cara illusione!

8 luglio.

Come si diventa bambini! Quanto si desidera uno sguardo, proprio si

diventa bambini! Eravamo andati a Wahlheim; le signore erano in car-

rozza, e durante la passeggiata mi parve vedere negli occhi neri di Carlotta… perdonami, sono pazzo, ma dovresti vederli tu quegli occhi! Per essere breve (giacché gli occhi mi si chiudono dal sonno) le signore erano salite in carrozza e noi stavamo lì intorno, il giovane W. Selstadt, Audran e io. Si chiacchierava vivacemente con quei giovani che erano abbastanza leggeri e frivoli. Cercai gli occhi di Carlotta; essi andavano dall'uno all'altro, ma su di me, su di me che stavo lì solo e triste, su di me non si fermarono! La carrozza partì e una lacrima bagnò i miei occhi. La seguii con lo sguardo e vidi la testa di Carlotta sporgersi fuori dello sportello, e 26

voltarsi a guardare… chi? me forse? Mio caro, mi dibatto in questa incertezza e questa è la mia consolazione: forse lei si è voltata indietro per vedermi! forse! Buona notte, sono proprio un fanciullo!

10 luglio.

Dovresti vedere che figura stupida faccio quando in società si parla di lei, e quando qualcuno mi domanda se mi piace… Piacermi! Odio a morte questa parola! Che uomo sarebbe quello a cui piacesse Carlotta, e che non avesse pensieri e sentimenti pieni di lei! Piacere! del resto, recentemente, qualcuno mi chiedeva se Ossian mi piace!

11 luglio.

La signora M. sta molto male: io prego per la sua vita, giacché soffro con Carlotta: la vedo raramente presso la mia amica, e oggi lei mi ha raccontato una strana storia. Il vecchio M. è un sordido e cattivo avaro che, durante la vita di sua moglie, l'ha tormentata e fatta stentare; pure lei ha sempre saputo cavarsi d'impiccio. Pochi giorni fa, quando il medico le ebbe tolta ogni speranza, fece chiamare il marito - Carlotta era nella stanza - e gli disse: "Devo confessarti una cosa che dopo la mia morte potrebbe esser causa di turbamenti e dispiaceri: ho cercato fino ad ora di governare la nostra casa col massimo ordine e con la più stretta economia: ma tu devi perdonarmi di averti sempre ingannato in questi trent'anni. Tu stabilisti al principio della nostra vita in comune una piccola somma per le spese della cucina e tutti gli altri bisogni domestici: quando la nostra casa divenne più dispendiosa e i nostri affari si estesero, tu non volesti aumentare, in proporzione dei bisogni, il denaro che mi davi ogni settimana: in una parola tu sai che nel tempo in cui maggiori furono le spese, mi obbligavi a provvedere a tutto con sette fiorini alla settimana. Li ho accettati senza far rimostranze, e ho poi prelevato il resto dalle nostre en-trate, giacché nessuno avrebbe potuto supporre che la padrona rubasse dalla cassa. Non ho sprecato nulla e, anche senza questa dichiarazione, sarei entrata fiduciosa nell'eternità; ma quella che dopo dovrà reggere la casa non saprebbe come fare, e tu potresti sostenere che con questa somma la tua prima moglie faceva fronte alle spese".

Parlai con Carlotta dell'incredibile cecità di spirito di un uomo, il quale non si accorge che dev'esserci qualche mistero, se sette fiorini bastano a una spesa che importa il doppio. Ma ho conosciuto delle persone che

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senza stupore avrebbero tenuto nelle loro case l'inesauribile ampolla d'olio del Profeta.

13 luglio.

No, non m'inganno: leggo nei suoi occhi neri un vero interesse per me, per la mia sorte.