Una dolcezza infinita era in quel lembo di pianura, in quel ramo fiorito, di-segnato sul cielo chiaro; Andrea guardava e quando sua madre cessò di parlare, egli chiese:
— È fiorito anche il susino dell'orto attiguo?
— Ma... non so, non ci ho badato! — ella disse alquanto meravigliata.
Allora egli uscì per vedere se il susino era fiorito.
L'albero sporgeva sul muro, a destra della piccola altura rocciosa; gemme bianche e verdognole, qua e là aperte in fiorellini candidi, coprivano i rami contorti. Andrea guardò a lungo il susino, poi volse lo sguardo per la pianura tutta verde. Le ginestre cominciavano a fiorire, e taluni prati erano così bianchi di margherite che parevano coperti di neve; stormi numerosi d'uccelli passavano nell'aria tiepida e calda.
Da tanti anni Andrea non vedeva la primavera della pianura. Da quando?
Da tanto tempo! E forse questa era l'ultima primavera che egli godeva.
A quest'idea istintiva si rabbuiò in viso, e sentì svanire quel tenero sentimento di gioia provato nel guardare i prati verdi e gli alberi fioriti.
Gli parve che una voce intima, cupa come un tuono, lo richiamasse dal momentaneo oblìo del suo destino tragico.
L'idea fissa, dimenticata per un momento, lo riafferrava.
Ritornò davanti alla casetta, accanto al pero selvatico, e ricordò il giorno lontano nel quale sua madre lo aveva condotto allo stazzo, e il suo istintivo sentimento d'odio per la vecchia serva. Disse a sua madre, con voce aspra:
— Voi non andrete nello stazzo quand'anche dovessimo morir di fame. Sì, m'incarico io, di rispondere a quel miserabile.
— Andrea! — supplicò la donna, andandogli vicino. — Pensa...
Egli capì e s'adirò.
— No! — gridò scuotendo la testa. — Se volete avere un figlio, non pensate di sposare "quell'uomo"! Io mi vergogno di portare il suo nome! Mi vergogno di essere suo figlio, e non permetterò mai che voi...
— Del resto, — disse Andreana, un po' amaramente, — finché è viva zia Coanna, non c'è da temere che...
Andrea parve calmarsi per incanto.
— Come sono bestia! — pensò. — È così che io intendo di rappacificarmi con lui per poter penetrare nello stazzo?
Più tardi Andrea domandò notizie del signor Tedde.
— Egli è contento come una pasqua — disse zia Andreana. — Il bambino cresce a meraviglia, e il maestro ne va matto. Ah, egli è davvero un uomo felice. Tu sai che ha sposato la più ricca ragazza del paese: ha una casa che sembra una chiesa. Ma già, tu andrai a trovarlo oggi stesso, e vedrai...
Andrea sorrise ricordando l'ammirazione e la soggezione che il maestro gli destava un tempo.
Andreana non aveva finito di parlare, quando arrivò il Tedde, con uno smagliante soprabito turchino e una cravatta di raso bianco fermata da una piccola freccia d'oro.
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