La strada era deserta: le case, le siepi, gli alberi sfumavano nella vaporosità argentea della sera.

Una lunga catena di idee passò rapida nella mente di Andrea: alla fine egli sentì un prepotente bisogno di parlare in qualche modo di ciò che pensava.

Cominciò col chiedere:

— Ha qualche bel libro da farmi leggere? Mi ricordo che comprava sempre qualche novità: ora poi!...

— Ora poi che sono ricco — disse l'altro scherzando — non compro più nulla! Però, se lo vuoi, ho un libro nuovo, i Pensieri di Tolstòi.

— Ho letto quasi tutti i libri di Tolstòi — disse Andrea — dai quali i Pensieri sono presi. Non mi vanno tutte le idee di Tolstòi: specialmente alcune sarebbero state più convincenti se egli le avesse espresse in gioventù. Un vecchio, che vorrebbe proibire ai giovani quanto egli ha fatto in gioventù, non mi va.

— Questo è vero; ma se egli stesso non avesse provato i disastrosi effetti di certe passioni, non avrebbe potuto descriverli.

— Anche questo è vero — disse Andrea, ripiombando nella sua idea. —

Ho letto ultimamente Delitto e castigo di Dostojewsky: un libro terribile.

L'autore dovette certamente provare quanto scrisse; altrimenti era impossibi-le tanta potenza di suggestione. C'è una donna — disse dopo un momento, abbassando la voce — quella sordida vittima, ch'io rassomiglio a zia Coanna.

Non appena pronunziate queste parole, si pentì; gli parve di aver rivelato un po' del suo segreto.

— Non so, non l'ho letto — disse il Tedde.

— Meglio così! — pensò Andrea.

Sviò il discorso, e così giunsero davanti alla casa del maestro, una casetta nuova, a un sol piano, tinta d'azzurro, con porte e finestre di legno giallo, che si intravedeva fra due mandorli fioriti, e sembrava la casina d'una fata, circondata da una campagna primaverile.

Entrarono. Andrea conosceva già la moglie del Tedde, una giovine di sedici anni, delicata e bella, coi capelli rossicci e la fossetta sul mento.

— Maria Maddalena — le disse il marito — ecco il nostro professore: fa un po' vedere il bimbo.

Ella portò il bimbo, grasso, rosso, strettamente fasciato dal collo ai piedi con le braccine dentro, e gli angoli della boccuccia stillanti una bava lattea.

Andrea veramente non aveva desiderato vederlo, non ci aveva neanche pensato: ma vedendolo lo fissò a lungo, poi guardò la madre e gli parve che rassomigliasse alla Madonna della Sacra Famiglia di Simone da Pesaro.

— È sano, robustissimo, — disse il padre, sollevando la cuffietta del bimbo,

— guarda quanti capelli ha: non si è mai visto un bimbo con tanti capelli.

— Mia madre me l'ha scritto — disse Andrea, sfiorando con un dito i capelli del bimbo.

— Ebbene, Maria Maddalena, questo professore resta a cena da noi. Cosa ci darai tu?

— Quello che c'è! — ella rispose un po' timidamente. — Non è certo quello che può esserci nelle città!

— Nelle città c'è fame — rispose Andrea ridendo un po' amaramente.

Il signor Tedde fu colpito da queste parole; guardò con rimprovero sua moglie, poi cercò distrarre il giovine: — Vuoi vedere la mia casa? — gli domandò.

Le stanze, arredate con un certo lusso, odoravano ancora di calce, di le-gname nuovo: i letti erano coperti di stoffe orientali, a smaglianti strisce tur-chine e gialle.

Ma invece di distrarsi, Andrea diventava più triste.

Ritornati nella stanza da pranzo, il Tedde depose il lume, e disse:

— Ora cerchiamo il miglior modo di rappacificarci con zio Verre.