Credo la cosa facile. In fondo quell'uomo non è cattivo; è solamente debole; non si decide mai se non è spinto da questo o da quell'altro.
Andrea guardava con attenzione strana una credenza di legno bianco lucido, e non rispose.
Il Tedde proseguì:
— Ora zio Verre s'è dato al vino ed ai liquori. Beveva molto anche prima, ma ora, dopo la morte della moglie, è sempre ubbriaco d'acquavite. Bisogna cercarlo in un momento lucido; ma io credo che appena ti vedrà si commoverà.
— Mai! Io non voglio vederlo!
— Come? E dunque vuoi che egli si umilii davanti a te? Via, non sei più un ragazzo, Andrea; e poi, cosa dicevi poco fa? Che nei grandi centri si perde la fierezza e si piglia il proprio bene ove si trova? Dicevi o no questo?
— Bene; eppoi?
— Eppoi, eppoi! Se darai retta ai miei consigli, tu non avrai che a stender la mano per afferrare la tua fortuna. Combiniamo il miglior modo di incontrarci con zio Verre.
— Combiniamo — disse allora Andrea, rassegnato.
— Come ti dissi, verso sera egli è sempre ubbriaco, e non ragiona più. Mi dissero inoltre che zia Coanna, venuta una certa ora, lo chiude a chiave nella sua stanza, perché egli fa dei discorsi strani. Tu sai la diceria sciocca che corre da tanti anni in paese.
— Che cosa?
— Bah, il fatto dell'appaltatore!
— Io non so nulla, davvero.
— Come, non sai nulla! Possibile? — esclamò il Tedde, meravigliato.
— Parola d'onore, non so nulla! — affermò Andrea.
— Ebbene, è una delle solite cretinerie dei maligni, sai; dicono che quando si tracciava lo stradale regio, l'appaltatore viaggiò una volta con zio Verre, il quale allora era povero. L'appaltatore, si dice, aveva in tasca trentamila lire: fu trovato ammazzato. Or bene, si dice ora che zio Verre, quando è ubbriaco, non parli che di questo fatto, e voglia saltar a cavallo per ritornare nel luogo ove l'appaltatore fu assassinato. Dicono: il rimorso! Un cavolo! Io credo invece si tratti di un fenomeno di alcoolismo, se pure è vero che zio Verre parli così. Egli è suggestionato dalle dicerie sciocche del paese, e quando è ubbriaco si crede colpevole. Mi pare d'aver letto che un simile fenomeno avviene in alcuni alcoolizzati.
— Credo d'averlo letto anch'io — disse Andrea. E cominciò a difendere
"quell'uomo" con tale veemenza, gridando contro i pettegolezzi del piccolo paese, che il suo volto si fece livido, la sua voce rauca.
Il Tedde lo guardava fisso, inquieto. Gli pareva che nel cervello del suo antico scolare scoppiasse il terribile germe della pazzia.
Ritornato a casa sua, Andrea andò subito a letto e s'addormentò profon-damente. Era stanco morto.
Ma a notte alta si svegliò come da un incubo, con un peso angoscioso sul cuore. La prima cosa che ricordò furono le parole del Tedde a proposito di Larentu Verre:
«In fondo quell'uomo non è cattivo; è solamente debole, e non si decide mai se non è spinto da questo o da quell'altro».
— Anch'io sono così — pensò Andrea.
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