— Ebbene, — pensò, — cosa ti accade, Larentu Verre? Pigliali a calci, man-dali via!
Si fermò ritto davanti alla donna e al fanciullo; incrociò le mani sulla schiena, e domandò con ironia:
— Ebbene, cosa significa questa visita?
— Sono venuta... Sono venuta...
— Bene, perché sei venuta? Se hai da dirmi qualche cosa in segreto andiamo là dentro; spicciati perché ho da fare!
Ella arrossì, e rispose con una certa fierezza:
— Non è un segreto. Anzi ho piacere che vi siano le donne, e desidero ri-volgermi a tutti voi, anche a zia Coanna, a tutti: vi prego di rimaner tutti.
Zia Coanna parve alquanto rabbonita, ma stette all'erta, vigilando sul padrone.
Egli prese uno sgabello e sedette rassegnato. Gli pareva di essersi compor-tato con disinvoltura, ma anch'egli, come Andreana, aveva soggezione di Millèna e del piccolo Andrea, sebbene Millèna ed il piccolo Andrea non osas-sero neppure sollevare la testa.
— Ecco, — cominciò Andreana, con voce commossa, — il maestro di scuola te n'ha già parlato, Larentu Verre. Questo ragazzo è studioso, ha fatto tutte le scuole, ed è riuscito il primo. Egli dice che vuol diventare un professore (il fanciullo arrossì di nuovo) ma è povero e non può studiare. Molte persone allora m'hanno detto: ebbene, perché non ne parli con Larentu Verre? Egli è ricco, non ha figliuoli, e fa tante elemosine all'anno che con esse potrebbero vivere sette famiglie. Perché non potrebbe mandare questo ragazzo a studiare?
— Eh, — proruppe Larentu, — perché queste persone che sanno dare questi consigli non si rivolgono a me?
— Il maestro e il parroco, però, te ne hanno parlato...
— Ah, è vero! — egli disse, ricordandosi.
La donna continuò a parlare, umile e rispettosa, senza mai ricordare a Larentu che egli era il padre del fanciullo, ma accennando spesso alla loro pa-rentela.
Il piccolo Andrea ascoltava, e non perdeva una parola di quanto diceva sua madre e di quanto rispondeva "quell'uomo": e ogni parola di "quell'uomo" gli sembrava beffarda, umiliante, e gli destava in cuore un impeto sdegnoso di vergogna. Gli pareva di esser sospeso fra cielo e terra, sopra un abisso: non vedeva l'ora d'andarsene, di fuggire; e si proponeva di non passar mai più vicino allo stazzo, a costo di far il contadino o il pastore per tutta la vita. Ad un tratto però dimenticò tutta la sua vergogna, e sollevò gli occhi spauriti. La voce di "quell'uomo" era improvvisamente diventata dolce.
— Bene, bene, vedremo, vedremo, lo manderemo a studiare...
— Sarebbe bene che tu ci pensassi... prima — disse Coanna con voce dispettosa.
Andrea volse gli occhi verso la vecchia e provò un impeto di odio: avrebbe voluto gettarsi sopra di lei e graffiarla.
La voce di "quell'uomo" cambiò ancora di tono; si fece quasi timida e ver-gognosa:
— Vedremo, vedremo, ne parleremo ancora in famiglia, e poi ti darò una risposta definitiva: puoi tornare, Andreana Verre.
— Tornerò; quando?
— Quando? Ebbene, domenica mattina.
Andreana e il fanciullo si alzarono: la speranza brillava negli occhi di entrambi.
Zia Coanna intanto deponeva in un canestro il pane che Millèna estraeva dal forno, e non nascondeva il suo malumore.
— Scusate il disturbo, — disse Andreana congedandosi; — buon giorno e Dio vi guardi.
Millèna, che non aveva aperto bocca, sollevò gli occhi e guardò con tenerezza il fanciullo. Poi fece un gesto alla vecchia serva, ma questa rispose con una smorfia. Però anche zio Larentu capì a volo l'intenzione buona della moglie; si curvò, prese un pane e, secondo l'antico costume, lo porse ad Andreana, come l'avrebbe dato a qualsiasi altro visitatore.
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