La donna prese e avvolse il pane nel suo grembiale, poi salutò di nuovo e uscì seguìta dal figliuolo. I cani abbaiarono nuovamente, dietro la siepe del cortile.
— Gettatelo ai cani, quel pane! Non avete visto come faceva le smorfie, quella vecchia strega? — disse il fanciullo.
— Io non ho veduto nulla, — rispose con serietà la madre, — ma anche se avessi veduto, il pane non lo getterei ai cani, perché Nostro Signore ha detto di non gettare il pane ai cani.
Andrea alzò le spalle e tacque.
Attraversarono la pianura già verde delle prime erbe d'autunno. Per lungo tratto, dove si stendevano i prati che servivano di pascolo alle greggie ed agli armenti del Verre, non sorgevano che radi soveri secolari, alti, contorti, solitarî, smarriti nella quiete del paesaggio lievemente ondulato.
Timi, lentischi e cespugli aromatici profumavano l'aria. In lontananza si scorgevano altri ovili, altri stazzi, una chiesetta bianca, il villaggio bruno, macchie e linee di boschi, strade bianche battute dal sole; poi, in fondo, montagne velate dai vapori azzurri dell'orizzonte.
Numerosi stormi d'uccelli si raccoglievano e cantavano tra i rami dei soveri; e al più piccolo fruscìo volavano via rumorosamente.
— La giovane che cuoceva il pane è moglie di "quell'uomo"? Avete osservato, madre? Taceva sempre e diventava rossa rossa... — disse ad un tratto il fanciullo.
— Anche tu non parlavi. Eppure la lingua ce l'hai, e lunga.
— Io avevo vergogna. È stata quella donna, la giovine, che accennò di darci il pane: la vecchia strega non voleva. Deve esser buona, zia Millèna. Sì, dopo tutto è mia zia...
— Sì, deve esser buona: sta zitto, però: ogni piccola macchia porta orecchie
[2].
— Parlo forse male? Dico solo la verità. C'è forse male a dir la verità? Non è vero che quella vecchia è una strega? Se domenica... — concluse Andrea minaccioso, — se domenica non ci dicono di sì, sarà colpa della vecchia... ed io...
— E tu? — chiese la madre, volgendosi a guardarlo.
— Nulla! — egli rispose pronto, e cambiò discorso.
— Sentite, che uccello è questo? Come canta bene! Chiù, chiù, chiù, chiù, chiù, cinque volte, e poi si ferma, poi riprende a cantare cinque chiù ogni volta. Che uccello è?
La madre ascoltò, guardò.
— Forse un merlo.
— No, non è un merlo.
Camminavano sempre verso il villaggio.
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