«È proprio quello che mi stavo dicendo».

«Nelle epidemie (quest’anno, per esempio, abbiamo avuto il tifo; due anni fa la miliare) cento ammalati a volte, e non si sa come provvedere».

«Proprio quello che pensavo».

«Che volete, monsignore, bisogna rassegnarsi!», disse il direttore.

Questa conversazione avveniva nella sala da pranzo-galleria; al pianterreno.

Il vescovo rimase silenzioso un poco, poi si volse bruscamente verso il direttore dell’ospedale:

«Signore, quanti letti credete possano stare in questa sala?».

«La sala da pranzo di monsignore?», esclamò il direttore sorpreso.

Il vescovo percorreva la sala con lo sguardo, quasi facesse con gli occhi calcoli e misure.

«Almeno venti letti!», disse come parlando a se stesso, poi, alzando la voce:

«Sentite, signor direttore, di certo c’è un errore. Voi siete ventisei persone in cinque o sei camerette. Noi qui, in tre, abbiamo posto per sessanta… ci dev’essere uno sbaglio, vi dico, voi occupate casa mia e io la vostra. Rendetemi la mia casa. È questa la vostra».

Il giorno dopo i ventisei poveri ammalati venivano sistemati nel palazzo del vescovo e il vescovo era all’ospedale.

Monsignor Myriel non possedeva nulla, la sua famiglia era stata rovinata dalla Rivoluzione. Sua sorella godeva di una rendita vitalizia di cinquecento franchi che, al presbiterio, bastava solo alle sue spese personali. Myriel percepiva dallo Stato, come vescovo, un appannaggio di quindicimila franchi. Il giorno stesso in cui andò ad abitare all’ospedale, monsignor Myriel stabilì, una volta per sempre, d’impiegare tale somma nel modo seguente. Copiamo una nota scritta di suo pugno.

Nota per regolare le spese della mia casa

Per

il

piccolo

seminario

millecinquecento

franchi

Congregazione della missione

cento

franchi

Per

i

lazzaristi

di

Montdidier cento

franchi

Seminario delle missioni straniere a Parigi

duecento franchi

Congregazione dello Spirito

Santo

centocinquanta

franchi

Istituzioni religiose di Terra

Santa cento

franchi

Società di carità materna

trecento

franchi

In aggiunta, per quella d’Arles

cinquanta

franchi

Opera per il miglioramento delle prigioni

quattrocento

franchi

Opera per il sollievo e la liberazione dei prigionieri cinquecento

franchi

Per liberare i padri di famiglia detenuti per debiti mille franchi Supplemento allo stipendio dei poveri maestri

di scuola della diocesi duemila

franchi

Granai pubblici delle Alte-Alpi

cento

franchi

Congregazione delle dame di D.,di Manosque

e di Sisteron per l’istruzione gratuita

delle

fanciulle

indigenti

mille

e

cinquecento

franchi

Per

i

poveri seimila

franchi

Mie

spese

personali

mille

franchi

Totale

quindicimila franchi

Durante tutto il tempo che monsignor Myriel occupò il seggio di D., non mutò mai queste regole. Egli, come si vede, chiamava ciò aver regolato le spese della sua casa.

Questa disposizione venne accettata con sottomissione assoluta da Baptistine. Per quella santa creatura, Myriel era insieme fratello e vescovo, amico secondo natura, superiore secondo la Chiesa. Ella lo amava e lo venerava con grande semplicità. Quando egli parlava, s’inchinava; quando egli agiva, approvava. Soltanto la signora Magloire brontolò un poco.

Monsignor vescovo, come si è potuto notare, non s’era riservato che mille franchi i quali, insieme alla pensione di Baptistine, facevano millecinquecento franchi annui. Con quei millecinquecento franchi quelle due vecchie e quel vecchio vivevano.

E quando un curato di campagna veniva a D., il vescovo trovava anche il modo di ospitarlo degnamente grazie alla scrupolosa economia della signora Magloire e all’intelligente amministrazione della signorina Baptistine.

Un giorno, era a D.