Una notte che la luna splendeva bella chiara, Assalonne si prese la chitarra e pensò di stare a veglia del suo amore. Tutto felice e innamorato, se ne andò in giro finché non arrivò alla casa del falegname, poco dopo il canto del gallo, e si appoggiò vicino ad un balcone contro il muro. Poi incominciò a cantare col suo vocino delicato:
«Bella signora,
Se questa è la tua volontà,
Abbi, ti prego, di me pietà!»
E intanto s’accompagnava con la chitarra. Il falegname si svegliò e, sentendolo cantare, si rivolse subito alla moglie e le disse: «Oh! Alison! lo senti Assalonne che canta sotto il muro di casa nostra?».
E lei pronta replicò al marito: «Sì, Giovanni, perdio se lo sento!».
La cosa passò liscia… meglio di così, come volete che andasse?
Da allora l’allegro Assalonne si mise a corteggiarla senza più darsi pace: rimaneva sveglio tutta la notte e tutto il giorno, si pettinava i suoi grossi boccoli facendosi bello, le mandava dietro mezzani e terze persone giurando che sarebbe stato suo schiavo, cantava gorgheggiando come un usignolo, le inviava vin dolce, idromele, birra aromatica e cialde tolte croccanti dai tizzoni e, siccome lei era in città, le offriva anche dei soldi perché si comprasse qualcosa. A questo mondo c’è chi si vince con la ricchezza, chi con le botte e chi con la gentilezza… Una volta, per dimostrarle la sua destrezza e la sua bravura, salì perfino in cima a un palco a recitare Erode. (12) Ma a che gli serviva tutto questo? Lei era talmente innamorata del cortese Nicola, che Assalonne poteva giusto suonare il corno del caprone… Con tutto il suo da farsi, non riceveva che scherno: lei lo trattava da gonzo e tutta la sua serietà prendeva in ridere.
Eh, non sono storie, ha ragione quel proverbio che dice: «Chi è astuto e vicino, riesce sempre a fare odiare chi è lontano». Infatti per quanto Assalonne impazzisse e infuriasse, trovandosi lontano dagli occhi di lei, Nicola a lei vicino lo metteva in ombra.
Ed ora, forza, cortese Nicola! Assalonne intanto può giusto frignare e cantar lamentele!
Un sabato capitò che il falegname fosse di nuovo ad Osney. Allora il cortese Nicola e Alison, mettendosi d’accordo, stabilirono che Nicola avrebbe organizzato uno scherzo per prendere in giro quel balordo marito geloso: se la burla fosse riuscita bene, lei avrebbe dormito tutta una notte fra le braccia di lui, giacché in fondo era questo il desiderio di tutt’e due… E subito, senza tante parole e senza perdere tempo, Nicola quatto quatto si portò in camera sua da mangiare e da bere per un giorno o due. A lei raccomandò che, se mai il marito le domandasse di lui Nicola, gli dicesse che non sapeva dov’era, che non lo aveva visto apparire in tutto il giorno e che anzi credeva fosse ammalato, perché la serva, per quanto avesse chiamato, non l’aveva sentito e non c’era stato verso di farlo rispondere.
Per tutto quel sabato le cose andarono lisce: Nicola se ne rimase zitto in camera sua, mangiando e dormendo e facendo gli affari suoi fino alla domenica al tramonto.
Quel balordo di falegname ebbe allora una gran preoccupazione per Nicola o per ciò che poteva essergli accaduto, e disse: «Per San Tommaso, ho paura che Nicola non stia bene davvero… Dio non voglia che improvvisamente sia crepato! Certo, a questo mondo non c’è mai nulla di sicuro: proprio oggi ho visto portare morto in chiesa uno che lunedì scorso avevo visto al lavoro…». E ad un tratto disse al suo garzone: «Va’ un po’ su dalla porta a chiamarlo, e picchia con un sasso: guarda che succede e poi corri subito a dirmelo».
Il servo andò su difilato e, piantandosi davanti alla porta della stanza, si mise a gridare e a bussare come un matto: «Ehi, ehi, che cosa fate, mastro Nicola? Come potete dormire tutto il santo giorno?».
Tutto inutile, non ebbe una parola di risposta. Però giù in fondo a un’asse della porta trovò il buco dove di solito passava il gatto e, mettendosi a guardare intentamente da quel buco, alla fine riuscì a vedere Nicola, il quale stava seduto con la bocca spalancata per aria, come se dovesse scrutare la luna nuova. E allora scese giù di corsa a dire al suo padrone in che stato aveva trovato quel cristiano!
Il falegname si fece il segno della croce e disse: «Aiutaci tu, Santa Frideswide! (13) Non si sa mai che cosa ci deve capitare. Questo qui, con la sua astronomia, è diventato matto o è caduto in delirio… lo sapevo che sarebbe andata così! Gli uomini non dovrebbero mai indagare i segreti di Dio: beato l’ignorante che conosce solo il Credo!
Già un altro studente andò a finire così con la sua astronomia: camminava per i campi per vedere, dalle stelle, quello che sarebbe successo, e andò a finire in un pozzo, perché quello non l’aveva visto! Ma adesso, San Tommaso benedetto, mi rincresce proprio per il cortese Nicola. Bisogna che gliene dica due, per via di tutti questi suoi studi, ma chissà se farò ancora in tempo, Cristo re del cielo!… Robin, cercami un bastone: io farò leva sotto, e tu tirerai su la porta… Vedrai che la smetterà di almanaccare!». E andò di corsa alla porta della camera.
Il garzone era un pezzo d’uomo, proprio quello che ci voleva, e in un attimo sollevò dai cardini la porta, che in quattro e quattr’otto sbatté per terra. Nicola era ancora là seduto, fermo come un sasso, sempre con la bocca in aria, spalancata.
Il falegname, pensando che fosse spiritato, lo afferrò di peso per le spalle e si mise a scuoterlo forte e a gridare a squarciagola: «Ehi Nicola, ehi, ehi! Ma via, guarda un po’
giù! Svegliati e pensa piuttosto alla passione di Cristo… Io ti segno col segno della croce contro le streghe e gli spiriti maligni!» E andò di corsa intorno ai quattro canti della casa e sugli scalini della porta, a recitare lo scongiuro della notte:
«Gesù e San Benedetto
liberate questo tetto
dagli spiriti maligni!
E tu, sorella di San Pietro,
la nera notte manda indietro
con un bianco Paternoster!» (14).
Alla fine il cortese Nicola si mise a sospirare penosamente e disse: «Ohimè! Ma proprio tutto il mondo dev’essere improvvisamente sterminato?».
Il falegname gli rispose: «Ma che dici? Ehi, pensa piuttosto a Dio, come facciamo noi che lavoriamo!».
Nicola continuò: «Portami da bere… poi voglio dirti in segreto una certa cosa che riguarda me e te… non ne parlerò con nessun altro, sta’ tranquillo!».
Il falegname andò giù e ritornò portando un litro abbondante di birra, di quella forte; e quando ognuno ebbe bevuta la sua dose, Nicola chiuse ben bene la porta e si fece sedere il falegname vicino.
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