Popolare formula di esorcismo, nella quale, accanto a Gesù e a San Benedetto, viene invocata Santa Petronilla («sorella di San Pietro») che si riteneva avesse particolari poteri contro gli accessi di quartana.
Nota 15. Allusione a una scena comica introdotta nelle sacre rappresentazioni, in cui la moglie di Noè, per non lasciare a terra le sue comari, si rifiuta di salire nell’arca.
Nota 16. L’ora in cui la campana intimava ai cittadini di rincasare e di spegnere il fuoco e i lumi, verso le otto di sera.
Nota 17. Santo venerato in Cornovaglia.
Prologo
DEL FATTORE.
Prologo al Racconto del Fattore.
Dopo che tutti ebbero molto riso della buffa avventura del sagrestano Assalonne e del cortese Nicola, ognuno volle dire la sua, ma per la maggior parte sempre ridendo e scherzando. Nessuno, vidi, se la sarebbe presa per quel racconto se non fosse stato per Osvaldo, il Fattore, il quale, essendo della corporazione dei falegnami, ci rimase male, con un po’ d’astio al cuore, e attaccò a crucciarsi e a brontolare.
«Mi venga un po’ di bene» disse «se avessi voglia di raccontar canagliate, saprei io ripagarti con le beffe d’un tronfione di mugnaio… Ma son vecchio, non ho più voglia di scherzare. Per me è finita la stagione dell’erba, il mio foraggio ormai è diventato fieno.
Questa cocuzza bianca porta scritti tutti i miei anni e, come i miei capelli, anche il mio cuore incomincia a far la muffa. Speriamo che non mi succeda come alle nespole, che più la tirano per le lunghe, più diventano aspre, e alla fine vanno a marcire sulla paglia o in un letamaio. Ma ho paura che noi vecchi facciamo proprio così: fin che non siamo marci, non possiamo essere maturi; e continuiamo a ballare finché al mondo c’è musica. Nella nostra smania sta sempre infitto un chiodo: d’aver la testa bianca e la coda verde, come il porro. Pur se ci mancano le forze, abbiamo sempre voglia di far follie. Quando non possiamo più far nulla, ci mettiamo a cianciare, ma pure sotto le vecchie ceneri sta raccolto il fuoco. E vi dirò che abbiamo quattro tizzoni: superbia, impostura, collera e ingordigia. Queste quattro scintille durano anche in vecchiaia. Le nostre frolle membra possono giusto essere stanche, ma la voglia non ci manca di sicuro. Ancora adesso ho un dente da puledro, eppure d’anni ne son passati tanti da quando il tappo della mia vita cominciò a scorrere. Come nacqui, la morte diede subito stura alla vita e la lasciò andare: da allora il tappo ha buttato tanto, che il caratello è quasi completamente vuoto. Ormai il rigagnolo della mia vita sgocciola sul fondo. La sciocca lingua può ben mettersi a dar fiato e scampanare di follie passate del tempo antico, ma per noi vecchi, salvo il rimbambimento, non c’è più nulla!»
Sentendo tutto questo quaresimale, il nostro Oste prese a parlare col tono sdegnoso d’un re. Disse: «A che serve tutta questa saggezza? Perché dovremmo parlare tutto il giorno di sacre scritture? E’ proprio vero che il demonio sa trasformare un fattore in predicante, come un ciabattino in marinaio o in medico. Su, racconta la tua storia e non perdere tempo. Ecco là Deptford! E siamo già a metà della mattina. Ed ecco Greenwich, il paese delle canaglie! (1) Sarebbe ora che anche tu cominciassi il tuo racconto».
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