Appena se ne furono andati, il mugnaio si prese mezzo staio di fior di farina dal loro sacco e ordinò alla moglie di impastarlo e farne una focaccia. E disse: «Credo proprio che quegli studenti non si fidassero. Pure, un mugnaio sa farla a uno studente in barba a tutta la sua dottrina. Lasciali un po’ correre ora! Guarda dove s’è cacciato… e quei marmocchi gli giocano dietro a chiapparello! Per la mia capocchia, non lo prenderanno tanto facilmente!».

E infatti quegl’inesperti di studenti correvano inutilmente su e giù gridando: «Dai!

dai!… fermo! fermo!… giù di qua, attento dietro… tu fischiagli e io gli do da questa parte!».

Per farla corta, finché non fu notte fonda, per quanto facessero, non riuscirono ad acchiappare il cavallo, tanto quello correva forte, e finalmente l’andarono a raccogliere in un fosso.

Stanchi e bagnati come bestie sotto la pioggia, quei poveracci, Giovanni ed Alan, se ne tornarono indietro. «Accidenti al giorno che son nato!» disse Giovanni. «Ci siamo cacciati proprio in mezzo alle beffe e allo scorno. A quest’ora il grano è rubato, e tutti ci daranno del minchione, sia il rettore che i nostri compagni, e specialmente il mugnaio…

Che disastro!»

Così si lamentava Giovanni, rifacendo la strada per tornare al mulino, con Baiardo per la briglia. E trovò il mugnaio seduto accanto al fuoco: siccome ormai era notte e non potevano mettersi per la strada, lo supplicarono, per amor di Dio, di accoglierli e alloggiarli, anche perché denaro ne avevano.

Rispose il mugnaio: «Se v’accontentate, tale e quale com’è, avrete la vostra parte. In questa casa siamo allo stretto, ma voi avete studiato arte: coi vostri argomenti saprete magari trasformare un buco di venti piedi in una distesa larga un miglio. Vediamo un po’ se questo spazio vi basta, se no, fatevelo più grande voi a modo vostro, coi vostri discorsi».

«Bravo, Simone!» fece Giovanni. «Ben detto! Per San Cutberto, (6) tu sei proprio un mattacchione! Ho sempre sentito dire che le cose, o si prendono come stanno, o bisogna farsele da sé. Ma ora ti prego, caro ospite, dacci qualcosa da mangiare e da bere, e trattaci bene: noi ti pagheremo di tutto, come si deve. A mani vuote, non volano neppure i falchi. Eccoti qui il nostro denaro, pronto per pagare.»

Il mugnaio mandò in paese sua figlia a comprare birra e pane, fece arrostire un’oca, e andò perfino a legare il cavallo in modo che non potesse più scappare; poi in camera sua preparò per loro un letto con lenzuola e coperte belle grandi, discosto dal proprio appena dieci o dodici piedi. Anche la figlia aveva un letto tutto per sé là vicino, nella medesima stanza. Meglio di così non si poteva fare… in realtà non c’era posto per alloggiare più nessuno!

Tutti cenarono e chiacchierarono allegri e contenti, continuando a bere birra forte della migliore. E verso mezzanotte se ne andarono a riposare.

Il mugnaio s’era rimpinzato fino ai capelli, ed era così sbronzo, che di colore non era neanche più paonazzo, ma bianco come un cencio lavato. Singhiozzava e parlava nel naso, come se avesse avuto la raucedine o un gran raffreddore. S’infilò a letto, e sua moglie con lui; lei vispa e allegra come una gazza, dopo che s’era bagnato ben bene il becco. La culla fu messa ai piedi del letto, in modo da poter ninnare il bambino e dargli il succhiotto. E appena il boccale fu scolato fino in fondo, anche la figlia andò a letto; e altrettanto fecero Alan e Giovanni: intanto non c’era altro da fare, e certo nessuno aveva bisogno d’un soporifero per dormire.

Il mugnaio s’era lappata tanta birra, che nel sonno stronfiava come un cavallo, senza preoccuparsi della sua coda dietro… Sua moglie gli teneva bordone ronfando così forte, che si sentiva a mezzo miglio di distanza; e ronfava, in compagnia, anche la figlia.

Lo studente Alan, sentendo tutta quella melodia, diede di gomito a Giovanni e gli disse:

«Ehi, dormi? Hai mai sentito una musica come questa? Senti che razza di vespro hanno intonato fra tutti! Li prendesse la rogna per tutto il corpo! Chi ha mai sentito una cosa simile? Eppure ci andranno alla malora una buona volta! Stanotte ormai non c’è verso di dormire, ma, forse, sarà per il meglio… Ehi, Giovanni,» disse «mi venga un po’ di bene, se ci riesco, voglio montare la ragazza! Qualche risarcimento ci tocca anche per legge. Sai, Giovanni, c’è una legge che lo dice: se uno è stato danneggiato in una cosa, può rifarsi con un’altra.