Nota 5. Si riferisce a una favola molto popolare nel Medioevo. Un lupo andò da una cavalla per comprare il suo puledrino; lei gli disse che il prezzo stava scritto sotto uno dei suoi zoccoli: appena il lupo tentò di leggere, lei naturalmente lo prese a calci, snocciolando poi diversi proverbi contro i letterati.
Nota 6. Da vero settentrionale, lo studente giura per San Cutberto, venerato appunto nel nord dell’Inghilterra.
Nota 7. Località nella contea di Norfolk dove, secondo la tradizione, era conservato un pezzo della croce di Cristo.
Nota 8. Parte d’una giaculatoria in latino tratta dal Vangelo («Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio», “Luca” 23, 46).
Prologo
DEL CUOCO.
Prologo al Racconto del Cuoco.
Mentre così il Fattore stava parlando, il Cuoco di Londra provò come un pizzicorino di gioia alla schiena. «Ah! ah!» fece «per la passione di Cristo, bel risultato ottenne quel mugnaio con la sua ospitalità! Diceva bene a suo modo Salomone: «Gente non portar per la tua casa!». Specialmente di notte è pericoloso dar alloggio… bisogna stare molto attenti a chi si porta in famiglia. Dio mi mandi accidenti e affanni, quant’è vero ch’io son Ruggero di Ware, (1) non ho mai sentito dire che un mugnaio fosse meglio conciato!
Brutto tiro gli giocarono là al buio! Ma Dio non voglia che ora sia finita qui… Se vi degnate d’ascoltare un racconto da me che sono un poveruomo, vi narrerò un fatterello accaduto proprio nella nostra città.»
Il nostro Oste rispose dicendo: «D’accordo. Continua pure, Ruggero, ma bada che sia un buon racconto, perché senza sugo lo sono già i tuoi timballi e le tue torte, che lasci sempre due volte a riscaldare e a raffreddare. Ti sei già buscate le maledizioni di Cristo da più d’un pellegrino, che si risente ancora di quel tuo prezzemolo mangiato con l’oca ripiena… anche perché ci sono troppe mosche nella tua cucina. Ad ogni modo continua, gentil Ruggero, e fatti onore. Ma soprattutto, ti prego, non arrabbiarti se scherzo: ridendo e scherzando si può dir anche la verità».
«Tu dici in pieno la verità,» fece Ruggero «parola mia! Ma, come dicono i fiamminghi, uno scherzo vero non è più uno scherzo. Perciò, Herry Bailly, (2) dammi la tua parola che tu non ti arrabbierai, prima che ci lasciamo, se il mio racconto parlerà di un oste.
Per ora non attaccherò, ma, prima di separarci, vedrai che anche tu avrai la tua parte.»
E con ciò rise e si fece allegro, e narrò il suo racconto come ora sentirete.
RACCONTO DEL CUOCO (*).
Qui comincia il Racconto del Cuoco.
Abitava una volta nella nostra città un apprendista, che apparteneva alla corporazione dei negozianti d’alimentari. Era vivace come un cardellino di bosco, bruno come una mora, Piuttosto basso e tarchiato, con riccioli neri accuratamente pettinati. Sapeva danzare così bene e briosamente, che tutti lo chiamavano Pietruccio il festaiolo. Era pieno d’amore e di galanterie, come un alveare è pieno di dolce miele: fortunata la ragazza che poteva imbattersi in lui! Ad ogni sposalizio sapeva cantare e ballare; e certo amava più la taverna che il negozio. Appena c’era un corteo a Cheapside, abbandonava la bottega e faceva un salto a vederlo. Ma finché non aveva danzato ben bene e visto tutto lo spettacolo, non tornava.
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