Riuniva sempre con sé una brigata della sua risma per saltare e cantare, e altri simili divertimenti. Fissavano appuntamenti per incontrarsi, per giocare a dadi in questa o quella strada. In tutta la città non c’era apprendista che sapesse meglio di Pietruccio gettare un paio di dadi; e poi lui, nei luoghi d’intimità, era generoso nelle spese. Se ne accorse il suo principale dagli affari, perché spesso trovava il cassetto vuoto. Si capisce che, se in bottega c’è un apprendista festaiolo che si dà ai dadi, al chiasso e alle donne, chi ne fa le spese è il padrone, che pur non prende parte alle baldorie. Furto e dissolutezza vanno d’accordo come la cetra col ribechino. Sono i vizi e l’onestà che, come si sa, fra la povera gente fanno a calci tutto il giorno.
Quest’allegro apprendista rimase col suo padrone fin quasi alla fine del suo tirocinio, sebbene venisse strapazzato mattino e sera, e qualche volta menato a suon di musica a Newgate (3). Ma alla fine il suo principale, mentre un giorno scorreva le sue carte, pensò a quel proverbio che dice: «E’ meglio togliere la mela guasta dal mucchio prima che guasti tutte le altre». Così capita con un servo scostumato: è assai minor male cacciarlo via, che lasciargli corrompere tutti i servi di casa. Perciò il suo principale gli diede il benservito, e gli ordinò d’andarsene alla malora! Così questo giulivo apprendista fu licenziato. Almeno ora poteva far baldoria tutta la notte come voleva!
E siccome non c’è ladro senza complice, che l’aiuti a sperperare e a far sparire la roba rubata o presa in prestito, egli mandò subito il suo letto e i suoi indumenti da un compare della sua risma, che amava i dadi, le feste e i divertimenti, e aveva una moglie che apparentemente teneva un negozio e per mantenersi faceva la puttana…
Note del “Racconto del cuoco”.
Nota 1. Nello Hertfordshire.
Nota 2. L’Oste è l’unico pellegrino di cui si conosca nome e cognome. Pare che un Herry Bailly facesse veramente l’oste a Southwark intorno al 1380-81.
(*). Il “Racconto del Cuoco” è, nel testo originale, un frammento di appena cinquantotto versi: è certo che sarebbe appartenuto alla stessa categoria del “Racconto del mugnaio” e di quello del “Fattore”, ma la brevità del frammento non consente ulteriori congetture.
Nota 3. In quei tempi, chi veniva condotto in prigione - famosa quella di “Newgate” (=
Porta Nuova) a Londra - era preceduto da una speciale banda musicale che ne proclamava l’infamia.
Frammento Secondo.
Introduzione
AL RACCONTO DEL COMMISSARIO DI GIUSTIZIA.
Parole dell’Oste alla compagnia.
Il nostro Oste notò che da più di mezz’ora il bel sole aveva oltrepassato la quarta parte d’arco del suo giorno artificiale; (1) e pur non essendo un pozzo di scienza, sapeva ch’era il diciotto d’aprile, messaggero di maggio; e vide chiaramente che l’ombra d’ogni albero aveva in lunghezza la stessa misura del tronco eretto che la proiettava; e calcolò da quell’ombra che Febo, allora nel pieno del suo splendore, era salito di quarantacinque gradi… e insomma concluse, tenendo conto del giorno e della latitudine, che in quel momento erano le dieci. Perciò d’improvviso fece fermare il cavallo.
«Signori,» disse «io vi avverto, dico a tutta la compagnia, che la quarta parte del giorno se n’è già andata. Su, per amor di Dio e di San Giovanni, non perdete tempo se potete!
Signori miei, il tempo deperisce notte e giorno, e se la fila via da noi, sia di nascosto quando dormiamo che quando rimaniamo svegli a poltrire; proprio come fa il fiume che non si gira mai indietro, una volta che dal monte scende al piano. Non per nulla Seneca e molti altri filosofi rimpiangono più il tempo che l’oro nello scrigno; perché la perdita delle ricchezze può essere riacquistata, mentre la perdita del tempo ci manda alla rovina, egli afferma. Il tempo non torna più, non c’è dubbio, come non torna più la verginità a Marietta, una volta che per sua leggerezza l’abbia perduta.
1 comment