E la ringraziò in ginocchio per quella sua richiesta, senza saper neppure più che cosa dire per la gran gioia. Lei baciò il figlio e fece ritorno a casa.

EXPLICIT PRIMA PARS.

SEQUITUR PARS SECUNDA.

I cristiani intanto toccarono terra in Siria, con un grandioso corteo solenne, e il sultano mandò con premura l’annunzio, prima a sua madre, e poi intorno per tutto il regno, notificando che finalmente la sua sposa era giunta, e pregando tutti d’andare incontro alla nuova regina e di renderle omaggio. Immensa fu la folla e splendido lo sfarzo dei siriani e dei romani al momento dell’incontro. La madre del sultano, fastosa ed elegante, accolse la giovane fingendo una gioia pari a quella che una madre proverebbe per la propria figlia. E cavalcando a lenti passi il corteo s’avviò solennemente alla città vicina. Non credo che il trionfo di Giulio, (13) che Lucano esalta tanto, fosse più maestoso o splendido di quell’adunanza di popolo felice! Mentre la sultana, quello scorpione, quello spirito malefico, pur con tutte le sue cerimonie, andava sotto sotto preparando il suo aculeo mortale, il sultano giunse poco dopo, in tutto lo splendore della sua regalità, e salutò la sposa pieno di gioia e d’esultanza… E così lasciamoli in quella gioia e in quel tripudio; ciò che conta è il succo della vicenda. Insomma, giunta l’ora, si pensò bene d’interrompere il sollazzo e tutti se ne andarono a riposare.

Venne poi il giorno in cui la vecchia sultana ordinò, come aveva promesso, una gran festa, e a quella festa i cristiani si recarono in massa, giovani e anziani. Bisognava vedere che splendore e che sfarzo, e quante squisitezze, assai più di quante vi potrei descrivere io! Ma pagarono tutto a caro prezzo, prima d’alzarsi da quel banchetto…

O dolore improvviso che subentri ad ogni gioia, sempre cosparsa a questo mondo di amarezze! Tu mèta d’ogni gaudio nei nostri affanni quotidiani!… Ogni nostra felicità ha per fine l’afflizione: ricordatevene, per il vostro bene, e nel vostro giorno felice tenete a mente il dolore o il male inatteso che vien dietro.

Insomma, per farvela corta, il sultano e tutti i cristiani vennero fatti a pezzi e pugnalati mentre sedevano a tavola, tutti all’infuori di madonna Costanza! La vecchia sultana, maledetta strega, commise con i suoi amici quell’orribile scempio, perché voleva governare lei tutto il paese. Non vennero risparmiati neppure i siriani che, seguendo il consiglio del sultano, s’erano convertiti, ma prima che si muovessero furono trucidati tutti.

Costanza, invece, venne presa e messa in gran fretta sopra una nave senza timone, alle mercè di Dio, e che s’aggiustasse da sola a ritornare dalla Siria in Italia. Le diedero certi gioielli che s’era portata dietro, viveri (a dire il vero) in gran quantità e gli abiti che aveva, e poi via, sul mare aperto! O mia Costanza, piena di bontà, o cara giovane figlia dell’imperatore, il Signore della fortuna stia ora al tuo timone!

Lei benedisse tutti e si rivolse poi, con pietosissima voce, alla croce di Cristo: «O

luminoso, o benedetto altare, croce santissima, rossa del sangue del misericordioso Agnello che purificò il mondo dell’antica colpa, salvami dal demonio e dai suoi artigli il giorno che dovrò andare a fondo! Vittoriosa pianta, rifugio dei fedeli, tu sola fosti degna di sorreggere il Re del Cielo con le sue ferite vive, l’Agnello immacolato trafitto dalla lancia! Tu che scacci i demoni da uomo o donna su cui la fede estenda i tuoi rami, proteggimi e dammi forza di redimermi finché ho vita».

Per giorni e per anni questa creatura navigò per tutto il mare della Grecia fino allo stretto del Marocco, dove voleva il caso. Quanti bocconi amari dovette mordere, quante volte s’aspettò di morire, prima che le furiose onde la trascinassero dove doveva approdare!

Qualcuno potrebbe domandarmi: perché non venne uccisa il giorno della festa? chi ne protesse la persona? Ed io rispondo ancora con una domanda: chi protesse Daniele nell’orribile spelonca dove tutti prima di lui, signori e miserabili, furono divorati dai leoni senza poter fuggire? Nessuno all’infuori di Dio ch’egli si portava nel cuore! Dio si compiace di mostrare in questo modo i suoi miracoli, affinché noi possiamo vedere quanto sia grande la sua potenza. Cristo, che è rimedio contro ogni male, spesso con mezzi che soltanto i dotti conoscono, opera secondo un fine che appare oscuro alla nostra intelligenza, sicché per ignoranza nostra non arriviamo a comprendere quanto sia accorta la sua provvidenza. Se dunque Costanza non fu uccisa nel giorno della festa, chi la salvò dall’affondare in mare?… Chi salvò Giona nelle viscere del pesce che vivo lo rigettò a Ninive? Ben si sa che fu Colui che dalle acque protesse l’intero popolo ebreo quando a piedi asciutti attraversò il mare!… Chi ordinò ai quattro spiriti della tempesta, che hanno il potere di sconvolgere la terra e il mare, a nord e a sud, a est e ad ovest, di non soffiare «né sulla terra, né sul mare, né sulle piante»? (14) Certamente fu Colui il quale sempre, nel sonno e nella veglia, dalla tempesta protesse questa donna. Dove mai, questa donna, poté trovare cibi e bevande per più di tre anni? Come poté bastarle la sua provvista?… Chi nutrì Maria Egiziaca (15) nella spelonca o nel deserto?…

Certamente nessuno all’infuori di Cristo. Fu cosa altrettanto portentosa sfamare cinquemila persone con cinque pani e due pesci! Così al gran bisogno di Costanza Dio provvide con la sua profusione.

Ed eccola spingersi dentro il nostro oceano e poi su, attraverso il nostro selvaggio mare, finché ad un certo punto l’onda non la gettò sotto un castello, di cui ora non ricordo il nome, nel Northumberland (16) lontano. La nave s’arenò saldamente nella sabbia e non si mosse più per tutto il tempo della marea. Era dunque volere di Cristo che lei finalmente si fermasse.

Il custode del castello scese a guardare quell’avanzo di naufragio e, rovistando sulla nave, trovò la donna esausta, consunta dal dolore, e vide anche quei pochi gioielli che con sé portava. Lei lo implorò nella propria lingua d’aver misericordia e di strapparle via la vita per liberarla dalla pena in cui si trovava; gli parlò in un latino piuttosto corrotto, riuscendo tuttavia a farsi capire.

Il castaldo, quand’ebbe finito di rovistare, portò l’infelice donna a terra. Lei allora s’inginocchiò e rese grazie a Dio; però non volle dire a nessuno chi fosse, né in bene né in male, neanche a costo della vita: disse soltanto che sul mare era rimasta così stordita, da perdere completamente la memoria. Sia il castaldo che sua moglie provarono per lei tanta pietà, che alla fine piansero di commozione.