Ma subito la soccorse Maria benedetta e, mentre lei si difendeva bene e con coraggio, quel brigante sbalzò improvvisamente fuori bordo e per castigo fu annegato in mare. E
così Cristo mantenne Costanza immacolata.
O turpe desiderio di lussuria, ecco, questa è la tua fine! Non solo tu consumi la mente dell’uomo, ma ne logori anche il corpo. C’è da compiangere veramente il risultato dei tuoi maneggi e delle tue voglie cieche. Quanti se ne trovano di uomini, i quali, non per altro motivo che per esser caduti in questo peccato, vengono uccisi o rovinati! Come poté, quella grama donna, aver la forza di difendersi contro quel rinnegato? O Golia, colosso smisurato, come poté Davide sconfiggerti, così giovane e con armi così fragili?
Come osò soltanto fissare il tuo tremendo sguardo? Ben si capisce che ciò fu solo per grazia di Dio. Chi diede a Giuditta il coraggio e l’ardimento d’uccidere Oloferne nella sua tenda, salvando dalla miseria il popolo dì Dio? Io dico che, come Dio mandò loro forza e coraggio salvandoli dal male, così mandò coraggio e forza anche a Costanza.
La sua nave, uscita dallo stretto di Gibilterra e Ceuta, (19) venne spinta ora a occidente, ora a nord e a sud, ora a levante, per lunghi tremendi giorni, finché la Madre di Cristo (che sia sempre benedetta!) non pensò nella sua bontà infinita di porre fine a tutta questa sofferenza.
Ma tralasciamo Costanza per un poco, e parliamo invece dell’imperatore romano, il quale, per mezzo di lettere dalla Siria, venne a sapere della strage dei cristiani e della condanna inflitta a sua figlia da una vile traditrice, cioè da quell’empia sultana maledetta che alla festa aveva fatto uccidere tutti dal primo all’ultimo. L’imperatore, dunque, mandò subito uno dei suoi senatori, con un seguito regale e Dio sa quanti altri ottimati, a far vendetta contro la Siria. E quelli bruciarono, uccisero e per molti giorni recarono sventura, ma infine, per farla breve, si prepararono a tornare a Roma.
Mentre appunto tornava vittorioso a Roma, navigando con gran pompa, il senatore s’imbatté, secondo quanto narra la storia, proprio con la nave alla deriva su cui stava la misera Costanza. Egli non sapeva affatto chi fosse lei o perché si trovasse in quello stato, né lei gli avrebbe mai parlato della propria origine, neanche a costo di morire. Ad ogni modo la portò a Roma e l’affidò, insieme col piccolo, a sua moglie, con la quale lei passò dunque a trascorrere la vita. Così Nostra Signora, ancora una volta, liberò dal dolore la povera Costanza. E lei rimase a lungo in quella casa, sempre dedita a sante opere, com’era suo piacere. La moglie del senatore era sua zia, anche se dopo quanto era accaduto non la riconobbe. Ora, però, non vorrei più andare per le lunghe: torniamo a re Alla, di cui prima vi parlavo, che ancora piange e si dispera per la moglie, intanto ormai Costanza è sotto la protezione del senatore.
Re Alla, che aveva fatto uccidere sua madre, fu preso da un tale pentimento, che un giorno, per farla breve, pensò di recarsi a Roma a prendere il perdono e di rimettersi in tutto agli ordini del papa, implorando Gesù Cristo d’assolverlo dall’infame azione compiuta. Lo precedettero gli araldi, e ben presto per tutta la città di Roma corse voce che re Alla sarebbe giunto in pellegrinaggio. E perciò il senatore, insieme con molti altri del suo grado, gli andò incontro a cavallo secondo le usanze, per dimostrargli la sua alta stima e rendergli l’omaggio dovuto a un re. E fu veramente splendido il ricevimento che questo nobile senatore riservò a re Alla, il quale, per non essere da meno, volle ricambiare all’altro il grande onore. Così, insomma, per non farla troppo lunga, capitò che il senatore andasse a una festa da re Alla, insieme col figlio di Costanza. C’è chi dice che fosse proprio per richiesta di Costanza, che il senatore condusse al banchetto il ragazzo: i dettagli non posso mica saperli tutti, ma, comunque sia, là il ragazzo c’era. E il fatto è che, fosse o non fosse per consiglio di sua madre, egli rimase in piedi di fronte ad Alla per tutto il tempo del banchetto, guardando proprio in faccia il re.
Re Alla rimase assai colpito da quel ragazzo e ad un tratto chiese al senatore: «Di chi è quel bel bambino?».
«Per Dio e per San Giovanni, veramente non lo so!» fece l’altro. «Una madre ce l’ha, ma per padre non ha nessuno, ch’io sappia.» E in poche parole raccontò ad Alla in che modo fosse stato trovato il ragazzo. «Ma Dio sa» soggiunse il senatore «che in vita mia non ho mai visto una creatura più virtuosa di sua madre, né ho sentito che vi sia al mondo una donna come lei, nubile o sposata. Vi assicuro che preferirebbe una coltellata al cuore, piuttosto che far la donna disonesta, e non c’è uomo che possa indurla in tentazione.»
Il ragazzo somigliava a Costanza quant’è possibile somigliare ad un altro essere. E Alla, che di madonna Costanza aveva sempre il viso impresso nel ricordo, prese fra sé a pensare se la madre di quel ragazzo non potesse in qualche modo essere sua moglie e, sospirando senza farsene accorgere, s’allontanò dal tavolo al più presto.
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