La mia apparizione lo fece trasalire.
— Entrate un momento — gli dissi. — Devo dirvi due parole. E lo feci entrare nella sala da pranzo.
— Immagino che voi siate un appassionato di sport — ripresi — e ho bisogno che mi facciate un piccolo favore. Prestatemi il vostro camiciotto e il vostro berretto per dieci minuti, e questa “sovrana” è per voi.
Alla vista dell’oro i suoi occhi si spalancarono e la sua bocca si incurvò in un sorriso.
— Di che gioco si tratta? — chiese.
— Una scommessa. Non ho tempo per darvi spiegazioni, ma vi basti sapere che per vincerla io debbo essere lattaio per dieci minuti. Tutto quello che voi dovete fare è di attendermi qui sino al mio ritorno. Farete un po’ tardi, è vero, ma questo non farà male a nessuno, e quanto a voi, vi guadagnerete questa moneta d’oro.
John Buchan
17
1993 - I Trentanove Scalini
— Va benissimo! — esclamò allegramente. — Non sarò certamente io a tirarmi indietro quando c’è da ridere. A voi, signore, eccovi i miei cenci.
Indossai il suo berretto azzurro e il camiciotto bianco, mi caricai dei bidoni, chiusi la porta e scesi le scale zufolando. Al piano terreno, il portinaio mi consigliò di smetterla, il che mi convinse che il mio travestimento rispondeva allo scopo.
In un primo tempo mi parve che non ci fosse nessuno nella via. Ma poi vidi un poliziotto cento metri più in là e un vagabondo che trascinava le sue scarpe verso la casa di fronte alla mia e, a una finestra del primo piano, scorsi un volto. Il vagabondo, passando, alzò lo sguardo e io credetti di scorgere un segnale.
Attraversai la via fischiettando allegramente e imitando l’andatura del lattaio. Ma alla prima svolta presi una via traversale e la percorsi sino a che giunsi a un terreno deserto. Assicuratomi che nei dintorni non ci fosse nessuno, scaraventai i bidoni di là dalla palizzata e lanciai a far loro compagnia il berretto e il camiciotto. M’ero appena messo in testa il mio berretto da viaggio che un portalettere sbucò da una via laterale. Gli augurai il buon giorno ed egli mi rispose con aria naturale. In questo momento suonarono le sette al campanile d’una chiesa vicina.
Non avevo più un attimo da perdere. Non appena giunsi in Euston Road allungai il passo. L’orologio di Euston Station segnava le sette e cinque. A San Pancrazio non potei prendere il biglietto, tanto più che ignoravo ancora la mia destinazione.
1 comment