Una volta o due si mostrò molto bisbetico, ma poi se ne scusò. Non gliene serbai rancore. Mi sentivo pieno di indulgenza per quell’uomo che si era incaricato di un compito così arduo.

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1993 - I Trentanove Scalini

La sua salute personale lo preoccupava assai meno della riuscita del piano che aveva concepito. Quel piccolo uomo era un vero ciottolo, duro, arido, senza il minimo punto debole. Una sera assunse un’aria molto grave e mi disse: — Sentite, Hannay, penso che sia mio obbligo mettervi un po’

più al corrente di questa faccenda. Mi dispiacerebbe assai di scomparire senza lasciar qualcuno a proseguire la lotta.

Dopo di ciò, mi espose nei particolari quel che mi aveva già raccontato per sommi capi. Debbo dire che non gli prestai soverchia attenzione. La verità è che le sue avventure mi interessavano assai più della sua politica.

In fondo pensavo che Carolidè e i suoi affari non mi riguardavano gran che e per questo mi affidavo pienamente a Scudder. Capii perciò assai poco di quel che mi disse. Tuttavia ricordo ch’egli fu preciso su questo punto: il pericolo per Carolidè non cominciava che dal momento del suo arrivo a Londra e questo pericolo sarebbe venuto dalle sfere più alte, dove neanche l’ombra d’un sospetto avrebbe potuto giungere. Fece anche il nome di una donna, Julia Czechenyi, come quello d’una complice importantissima. Lei avrebbe dovuto servire da richiamo e sottrarre Carolidè alla sorveglianza della sue guardie. Inoltre Scudder mi parlò d’una “Pietra Nera”, d’un uomo che parlando strascicava la “s”, e mi descrisse minuziosamente la figura d’un individuo che non poteva evocare senza fremere: un vecchio fornito d’una voce giovanile e con lo sguardo acuto come uno sparviero. Poi parlò molto della morte. Si preoccupava eccessivamente di assolvere sino in fondo il suo compito, ma non temeva proprio che la vita gli fosse tolta prima.

— Morire? Immagino che debba essere come addormentarsi dopo una grande fatica e svegliarsi in uno di quei bei giorni d’estate nei quali l’odore del fieno entra dalla finestra. Ho spesso ringraziato Dio per qualche mattino di questo genere, in altri tempi, nel paese dell’Erba azzurra, e penso che lo ringrazierò anche risvegliandomi sull’altra sponda del Giordano.

Il giorno dopo fu molto più gaio e lesse continuamente la vita di Stonewall Jackon. Io uscii per cenare con un ingegnere minerario che dovevo vedere per certi affari, e rientrai verso le dieci e mezzo, a tempo cioè per fare la nostra partita a scacchi prima di andare a letto. Mi ricordo che nel momento in cui aprii la porta del salottino da fumo avevo il sigaro tra le labbra. La camera era buia, cosa che mi parve strana. Mi chiesi se Scudder non si fosse già coricato.

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1993 - I Trentanove Scalini

Girai l’interruttore: non c’era nessuno. Ma, nell’angolo più lontano della stanza, scorsi un oggetto alla vista del quale lasciai cadere il sigaro mentre un sudore freddo mi imperlava la fronte.

Il mio ospite giaceva supino. Un lungo coltello che gli attraversava il cuore lo aveva inchiodato al pavimento.

2.