1819, parte I, p. 336.">3 del Sismondi. Solo che Sismondi guardava sempre al mercato mondiale, mentre l’orizzonte di Rodbertus non oltrepassa i confini della Prussia. Le sue speculazioni, se il salario derivi dal capitale o dal reddito, appartengono alla scolastica e sono definitivamente liquidate con la terza sezione di questo Il Libro del Capitale. La sua teoria della rendita è rimasta sua esclusiva proprietà, e può continuare a sonnecchiare finché non apparirà il mano scritto di Marx che la critica. Infine le sue proposte per la emancipazione della vecchia proprietà fondiaria prussiana dalla pressione del capitale sono a loro volta del tutto utopistiche; infatti, trascurano la sola questione pratica di cui in realtà si tratta, la questione: come può il vecchio agrario prussiano incassare anno per anno poniamo 20.000 marchi e spenderne poniamo 30.000 e tuttavia non fare debiti?
La scuola di Ricardo verso il 1830 naufragò contro il plusvalore. Ciò che essa non poté risolvere, rimase tanto più insolubile per l’economia volgare, che le successe. I due punti contro i quali essa rovinò erano i seguenti:
Primo: il lavoro è la misura del valore. Ma il lavoro vivente nello scambio con il capitale ha un valore minore del lavoro oggettivato contro il quale viene scambiato. Il salario, il valore di una determinata quantità di lavoro vivente, è sempre minore del valore del prodotto che viene prodotto da questa stessa quantità di lavoro vivente, ossia nel quale questa si rappresenta. Posta così, la questione, di fatto, è insolubile. Essa venne formulata esattamente da Marx, e con ciò risolta. Non è il lavoro ad avere un valore. In quanto attività creatrice di valore, esso non può avere un valore particolare così come la gravità non può avere un determinato peso, il calore una determinata temperatura, l’elettricità una determinata intensità di corrente. Non è il lavoro ad essere comprato e venduto come merce, ma la forza-lavoro. Non appena essa diviene merce, il suo valore si adegua al lavoro ad essa incorporato, in quanto prodotto sociale, è pari al lavoro socialmente necessario per la sua produzione e riproduzione. La compra-vendita di forza-lavoro sulla base di questo suo valore non contraddice dunque in alcun modo alla legge economica del valore.
Secondo: in base alla legge ricardiana del valore, due capitali che siano uguali per quantità e impieghino lavoro vivente ugualmente pagato, essendo uguali tutte le altre circostanze, producono in uguali periodi prodotti di ugual valore, e parimenti plusvalore o profitto di uguale grandezza. Se invece impiegano disuguali quantità di lavoro vivente, non possono produrre plusvalore, o, come dicono i ricardiani, profitto di uguale grandezza. In realtà avviene il contrario. Di fatto, capitali uguali, indipendentemente dalla quantità più o meno grande di lavoro vivente che impiegano, in tempi uguali producono in media profitti uguali. Qui c’è dunque una contraddizione con la legge del valore, contraddizione già trovata da Ricardo e che la sua scuola fu parimenti incapace di risolvere. Anche Rodbertus non poté fare a meno di vedere questa contraddizione: anziché risolverla, egli ne fece il punto di partenza della sua utopia (Per la conoscenza ecc., p. 131). Marx aveva risolto questa contraddizione già nel manoscritto Per la critica ecc.; la soluzione è data, secondo il piano del Capitale, nel III Libro. Prima della sua pubblicazione, passeranno ancora dei mesi. Dunque, gli economisti che vogliono scoprire in Rodbertus la fonte segreta ed un più grande predecessore di Marx, hanno qui un’occasione per mostrare a che cosa può servire l’economia di Rodbertus. Se essi dimostrano che non soltanto senza pregiudizio della legge del valore, ma piuttosto sul fondamento di essa, può e deve formarsi un uguale saggio medio di profitto, allora continueremo a discutere con loro. Intanto, abbiano la compiacenza di affrettarsi. Le brillanti ricerche di questo Il Libro ed i suoi risultati interamente nuovi in campi finora pressoché inesplorati, sono soltanto premesse al contenuto del III Libro, che sviluppa i risultati finali dell’esposizione fatta da Marx del processo sociale di riproduzione su base capitalistica. Quando questo III Libro sarà apparso, non si parlerà quasi più di un economista Rodbertus.
Il II ed il III Libro del Capitale, come Marx mi disse più volte, dovevano essere dedicati a sua moglie.
Londra, nell’anniversario della nascita di Marx, 5 maggio 1885.
Friedrich Engels
La presente seconda edizione, quanto alle cose fondamentali, è una ristampa letterale della prima.
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