il capitano della djumna

EMILIO SALGARI

IL CAPITANO DELLADJUMNA

Illustrazioni di giuseppe gamba

FABBRI

EDITORI

INTRODUZIONE

Collana a cura di Luciano Del Sette Claudio Gallo

 

Sulla Collana

EMILIO SALGARI. L’OPERA COMPLETA

Š 2002/2004 RCS Collezionabili / RCS Libri S.p.A. - Milano

 

Pubblicazione periodica settimanale Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 298 del 20 maggio 2002

 

Direttore Responsabile GIANNI VALLARDI

 

Richiesta iscrizione al ROC

 

Si ringraziano la Biblioteca Civica di Verona e il suo direttore Ennio Sandal per i materiali del Fondo Salgariano cortesemente messi a disposizione.

 

Nota dell’editore

Il presente volume riproduce il testo di una

delle edizioni originali pubblicate dalle case editrici

di riferimento tra il 1887 e il 1926. Le tavole

fuori testo sono state selezionate fra le tavole

che corredavano l’edizione utilizzata. La trascrizione,

la grafěa e la traslitterazione dei nomi sono state

compiute nel rispetto delle scelte dell’autore.

Ivi comprese eventuali alterazioni dei toponimi,

decise dall’autore stesso per ragioni narrative.

 

I naufraghi delle Andamane

 

Nel 1897, Emilio Salgari riceve la nomina a Cavaliere del regno: un importante riconoscimento del suo talento narrativo, di cui sarŕ molto orgoglioso. Nello stesso anno, lo scrittore veronese da alle stampe Il capitano deUa Djum-na (Donath, 1897, illustratore Giuseppe Gamba), in cui rivisita uno dei suoi scenari prediletti: l’India dal fascino ammaliante, con i suoi riti, le sue credenze religiose, le sue superstizioni, la sua intensa dimensione esotica. Considerato, a torto, un romanzo minore, Il capitano della Djumna, in questa versione con i tre capitoli aggiunti nell’edizione del 1905, presenta invece una trama avvincente, ricca di colpi di scena, grazie anche a un sapiente ricorso alla moderna tecnica del flash-back. Le personalitŕ dei protagonisti, che si iscrivono nei caratteri della moderna letteratura europea, sono complesse e, talvolta, sembrano distinguere con difficoltŕ il confine che separa il bene dal male. č il caso dell’indiano Sciapal che, accecato dalla bramosia, trova accettabile il furto e l’ammutinamento ma si ribella invece di fronte all’omicidio del suo capitano. Allo stesso tempo, anche l’anima nera del romanzo, Garrovi, che progetta e realizza una serie di infami delitti, rivela un insospettato lato umanissimo nell’amore che nutre per la figlioletta adottiva, Narsinga, una bella bambina intelligente e coraggiosa, dall’espressione birichina. La trama prende avvio nella baia di Porto-Canning, allorché Oliviero Powell, giovane tenente dell’esercito indiano, durante una partita di caccia in compagnia del quartiermastro Harry, trova sotto l’ala di un volatile da lui colpito un inquietante messaggio. In alcuni fogli di un diario di bordo, in parte resi illeggibili dall’acqua, si dipana la drammatica vicenda di Ali Middel, comandante angloindiano di un’agile grab, la Djumna, un piccolo tre alberi salpato un mese prima alla volta di Singapore. La nave trasportava, in aggiunta al suo carico, un forziere pieno di monete d’oro, per il valore di diecimila sterli

ne, destinato a un inglese residente in quella cittŕ. Durante la navigazione, Ali Middel si rende conto di aver imbarcato tra il suo equipaggio due feroci criminali, Hungse e Garrovi, ex-componenti della setta dei Ťfakiriť semiassi, dalla triste fama. Pur di impadronirsi della preziosa cassa, infatti, i due non esitano ad avvelenare gli altri marinai e ad affondare la Djumna e il suo capitano. Il quale, pur rinchiuso nella sua cabina, riesce, quasi miracolosamente, a sfuggire alla fine crudele cui sembrava destinato. Su un’isola costellata di sabbie mobili, popolata da bestie pericolose e da indigeni che praticano l’antropofagia, e dove crescono alberi la cui ombra č letale, Ali affida a un’oca migratrice la sua richiesta d’aiuto. Commossi dalla terribile sorte toccata al capitano, il tenente Powell e il fido Harry organizzano una spedizione per sottrarre lo sventurato naufrago al suo triste destino, convinti che il governo del Bengala non avrebbe mosso un dito per andare alla ricerca di un comandante della marina mercantile della cui sopravvivenza non si avevano prove certe. Grazie all’appoggio della potente associazione ŤYoung-Indiať, i due generosi temerari riescono a rintracciare Garrovi che, dopo aver assassinato anche il suo complice, vive da gran signore a Calcutta, godendosi il frutto delle sue malefatte, e lo obbligano a condurli nel luogo dove ha affondato la grab, per poter iniziare da lě le ricerche. Con loro si imbarca il fratello di Middel, Edoardo, un ragazzo di tredici anni, dall’atteggiamento serio e maturo. Il viaggio per mare fino alla Piccola Andamana, isoletta dell’arcipelago delle Andamane, nel golfo del Bengala, non č privo di imprevisti e di sorprese, cui si aggiungono le difficoltŕ provocate da un uragano e quelle dovute ai piccoli attentati organizzati da Garrovi, che vuole evitare a tutti i costi di misurarsi con la sua vittima. Alla fine, dopo molte traversie, i protagonisti riusciranno a salvarsi e lo spietato assassino sarŕ punito, grazie anche al provvidenziale intervento di Pandu, il fedele cane nero del capitano.

L’efficace tecnica narrativa dispiegata da Salgari in questo romanzo tocca le vette piů alte nelle emozionanti pagine dedicate all’uragano quando, Ťin una notte d’orroreť, con la nave in balia della tempesta e l’alberatura fiammeggiante a causa dello strano fenomeno dei globi di fuoco, fra le onde incalzanti, gli scrosci delle folgori, i fischi diabolici del vento, il fumo e le scintille, Oliviero, Edoardo e i marinai Ťlottavano coll’energia della disperazioneť per la propria vita.

 

Caterina Lombardo

Parte Prima

LE OCHE EMIGRANTI

Un sole ardente, infuocato, si rifletteva sulle giallastre e tiepide acque della profonda baia di PortCanning, esalanti quei miasmi fetidi che scatenano cosě di sovente febbri tremende, mortali per gli europei non acclimatizzati, e peggio ancora, il cholera, cosě fatale alle guarnigioni inglesi del Bengala. Non un soffio d’aria marina mitigava quel calore che doveva toccare i 40 e forse piů gradi. Le grandi foglie piumate dei cocchi, d’aspetto maestoso, disposte a cupola, o dei pipai, o dei rimiri, o dei palmizi tara, o quelle lunghe e sottili dei bambů, pendevano tristamente, come se quel sole le avesse bruscamente private dei loro succhi.

Il silenzio poi che regnava su quelle acque e su quelle isole fangose che si distendevano verso il golfo del Bengala, era cosě triste, che produceva una profonda impressione. Pareva che tutto fosse morto in quell’estrema regione della piů ricca e della piů vasta provincia dei possedimenti inglesi dell’India.

Pure, malgrado quella pioggia di fuoco, e malgrado i miasmi che s’alzavano da quei bassifondi sui quali imputridivano enormi ammassi di vegetali, una piccola scialuppa coperta da una tenda bianca, navigava lentamente fra quelle isole e quei banchi di sabbia e di fango, ma con una certa precauzione. Due uomini, uno che stava seduto a prora tenendo in mano un fucile a doppia canna e un altro a poppa che manovrava dolcemente un paio di quei corti e larghi remi detti pagaie, la montavano.

Il primo era un giovanotto alto, un po’ magro, dalla carnagione bianchissima, con due occhi azzurri, due baffetti biondi, la fronte alta, le labbra vermiglie. Indossava un vestito di tela bianca, fregiato sulle maniche coi distintivi di tenente ed aveva il capo riparato da un ampio cappello di paglia. L’altro era invece un uomo sulla cinquantina, basso di statura ma tarchiato,

con una lunga barba giŕ brizzolata, una fronte rugosa, la pelle assai abbronzata, i lineamenti duri, angolosi.

I suoi occhi, di colore oscuro, non si staccavano dal giovanotto come se volesse prevenire ogni suo desiderio, mentre le sue mani callose manovravano, come se fossero due fuscelli di paglia, le pesanti pagaie.

Era vestito come il compagno, ma sulle sue maniche non si scorgeva alcun grado. Invece del cappello di paglia portava perň un berretto da marinaio.