confrontando i loro visi, cosa che aveva già fatto più volte, «come faccio a distinguervi? Di diverso avete soltanto il nome, per il resto vi assomigliate come...», s'interruppe, poi continuò involontariamente, «per il resto vi assomigliate come due serpi». I due sorrisero. «Di solito ci distinguono benissimo», dissero come per giustificarsi. «Lo credo», disse K., «ne sono stato testimone io stesso, ma io vedo solo con i miei occhi e con quelli non riesco a distinguervi. Perciò vi tratterò come un solo uomo e vi chiamerò entrambi Artur. Uno di voi si chiama così, no? Forse tu?», chiese K. a uno dei due. «No», disse quello, «io mi chiamo Jeremias». «Fa lo stesso», disse K., «vi chiamerò tutti e due Artur. Se mando Artur da qualche parte, ci andrete entrambi, se do un lavoro ad Artur, lo farete entrambi, questo per me ha il grosso inconveniente che non posso utilizzarvi in lavori diversi, ma in compenso ha il vantaggio di rendervi tutti e due pienamente responsabili di quanto v'incaricherò di fare. Non m'importa di come vi dividerete il lavoro, solo non potete mai discolparvi accusandovi l'un l'altro, per me siete un uomo solo». Essi rifletterono, poi dissero: «Sarebbe molto sgradevole per noi». «Non ne dubito», disse K., «è naturale che lo troviate sgradevole, ma la cosa non cambia». Già da un po' K. vedeva aggirarsi intorno al tavolo un contadino, che finalmente si decise, si avvicinò a uno degli aiutanti e fece per sussurrargli qualcosa all'orecchio. «Scusate», disse K. battendo la mano sul tavolo e alzandosi in piedi, «questi sono i miei aiutanti e adesso stiamo discutendo. Nessuno ha il permesso di disturbarci». «Oh, scusi, scusi», disse intimorito il contadino e tornò dai suoi compagni camminando all'indietro. «Fate bene attenzione soprattutto a una cosa», disse K. rimettendosi a sedere, «non dovete parlare con nessuno senza il mio permesso. Io qui sono un forestiero e, se siete i miei vecchi aiutanti, siete forestieri anche voi. Forestieri tutti e tre, dobbiamo essere uniti, qua la mano». Essi gliela porsero fin troppo prontamente. «Risparmiatemi le vostre manacce», disse, «ma attenetevi al mio ordine. Adesso vado a dormire e vi consiglio di fare altrettanto. Oggi abbiamo perso una giornata di lavoro, domani dovremo iniziare prestissimo. Procuratevi una slitta per andare al castello e alle sei trovatevi qui pronti davanti alla locanda». «Va bene», disse l'uno. Ma l'altro s'intromise: «Dici va bene, ma sai che non è possibile».
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