Non c'è nulla (aggiunge il signor Pickwick) che possa agguagliare la loro allegria. Appunto il giorno prima del mio arrivo, uno di essi era stato villanamente insultato in una bettola. La ragazza che faceva da tavoleggiante gli avea negato chiaro e tondo dell'altro vino. Al che, per semplice scherzo, egli avea tratto la sua baionetta; ed avea ferito la ragazza alla spalla. E nondimeno, questo bravo ragazzo si presentò la mattina appresso alla bettola, e fu il primo a dichiarare di esser pronto a non pensarci più e a dimenticare quanto era accaduto!
"Il consumo del tabacco in queste città (continua il signor Pickwick) dev'essere straordinario; e l'odore che invade le strade non può riuscire che deliziosissimo agli amatori del fumo. Un viaggiatore superficiale potrebbe trovare a ridire sulla mota costante che è la speciale caratteristica di quelle; ma per coloro che la guardano come un indizio del traffico e della prosperità commerciale, la cosa è assolutamente consolante."
Alle cinque in punto si presentò il giovane invitato, e poco dopo fu servito in tavola. Il fagotto di carta grigia non c'era più, ma nessun mutamento era avvenuto nei vestiti del viaggiatore, e tanto meno nella sua loquacità che era anzi divenuta più notevole che mai.
— Che roba è questa? — domandò mentre il cameriere sollevava uno dei coperchi.
— Sogliole, signore.
— Sogliole? ah! Stupende. Tutte le sogliole vengono da Londra. I proprietari di diligenze mettono su a posta dei banchetti politici; pel trasporto, capite. Carichi di sogliole, canestri a dozzine. Gente che sa il fatto suo. Un bicchier di vino, signore?
— Grazie, volentieri, — rispose il signor Pickwick; — e il forestiero prese del vino; prima con lui, e poi col signor Snodgrass, e poi col signor Tupman, e poi col signor Winkle, e poi con tutta la brigata, con quella medesima rapidità con la quale parlava.
— C'è un vero diavoleto per le scale, cameriere, — disse lo sconosciuto. — Seggiole, panche vanno su e giù, falegnami, lumi, bicchieri, strumenti, un'arpa. Che diamine succede?
— Un ballo, signore, — rispose il cameriere.
— Per sottoscrizione?
— Signor no, signore. Un ballo di beneficenza, signore.
— Sapete che vi siano molte belle donne in questa città? — domandò con vivo interesse il signor Tupman.
— Splendide, magnifiche. Kent, caro signore. Tutti conoscono Kent: mele, ciliege, luppoli e donne. Un bicchiere di vino?
— Volentieri, — rispose il signor Tupman
Lo sconosciuto empì e vuotò in meno di niente.
— Ci andrei con molto piacere, — disse il signor Tupman, ripigliando a parlare del ballo, — con moltissimo piacere.
— I biglietti si vendono su, alla porta, signore, — disse il cameriere; — mezza ghinea, signore.
Il signor Tupman manifestò nuovamente un gran desiderio di assistere alla festa; ma non incontrando alcuna risposta nell'occhio velato dell'amico Snodgrass o nello sguardo astratto del signor Pickwick, si diè con molta forza al vino di porto e alle frutta che appunto erano state portate in tavola. Il cameriere si ritirò, e la brigata fu lasciata a godersi quel paio d'ore di dolce abbandono che sogliono succedere al desinare.
— Domando scusa, signore, — disse lo sconosciuto. — La bottiglia sta in ozio, fatela girare, come il sole, una corsa, Giosuè a rovescio, — e vuotò il bicchiere che due minuti prima aveva riempito; e se ne versò subito un altro col fare di chi è abituato a questa specie di lavoro.
Il vino passò e disparve, e se n'ordinò dell'altro. Lo sconosciuto discorreva, i Pickwickiani ascoltavano. Il signor Tupman si sentiva sempre più disposto pel ballo. Sulla fisionomia del signor Pickwick brillava una certa luce di filantropia universale; e i signori Winkle e Snodgrass dormivano saporitamente.
— Incominciano lassù, — disse lo sconosciuto. — Sentite il calpestio; accordano i violini; questa è l'arpa; eccoli che si slanciano.
I suoni svariati che venivano dalle scale annunziavano in fatti che la prima contradanza era incominciata.
— Come ci vorrei andare! — ripetette il signor Tupman.
— Ed anch'io, — disse lo sconosciuto. — Maledetto bagaglio; ritardo del postale; nulla da mettere; curiosa, eh?
Ora, la benevolenza universale era uno dei tratti principali della teoria pickwickiana, e nessuno più del signor Tupman era dotato di una così nobile qualità. Scorrendo i processi verbali del Circolo, si è vivamente sorpresi in vedere quante volte questo dabben'uomo mandò dai suoi colleghi quegli sventurati che si rivolgevano a lui per averne dei vestiti usati o dei soccorsi pecuniari.
— Sarei lietissimo di prestarvi un abito per quest'occasione, — disse al suo interlocutore, — voi siete piuttosto magro, ed io...
— Piuttosto grasso. Bacco al riposo, senza pampini, lasciata la botte e infilati i calzoni. Bellina, eh? non mi dispiace. Ah, ah! Passate il vino.
Non è ancora un fatto bene assodato se il signor Tupman fosse alquanto indignato al tono perentorio col quale lo sconosciuto lo pregava di passare il vino, che poi in effetto facea passare così rapidamente, o se giustamente si sentisse scandalizzato in vedere applicato ad un membro influente del Circolo Pickwick quell'ignominioso paragone di un Bacco smontato dalla botte.
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