Via via che Pieretto s’infervorava e l’accettava, io da quell’altro mi andavo staccando: mi persuadevo che non era che un ingenuo. Mi tornava l’umore di quando l’automobile s’era fermata e immaginavo che dentro ci facessero all’amore.

A un tratto dissi: - Val la pena essere usciti da Torino, per non smettere più di parlarne.

- Ma sì, - disse Oreste, saltando in piedi. - Andiamo a casa, domani si lavora.

Poli si alzò, e si alzò Pieretto. - Non vieni? - mi dissero.

Mentre andavamo verso l’automobile, rallentai con Oreste e gli chiesi di Poli. Mi disse che avevano terre dalle sue parti, una gran villa, un’intera collina. - Da ragazzo veniva in campagna e siamo stati a caccia insieme. Era già discolo ma a quel tempo non beveva così.

Gridò a Poli: - Ci andrete quest’anno al Greppo?

Poli finì la discussione con Pieretto e si voltò.

- Papà mi ci ha chiuso l’altr’anno senza lasciarmi la macchina, - disse senza confondersi. - Strane idee ha la gente. Voleva staccarmi... Da che? Non so se ci torno. Può esser bello passarci una giornata e non di più. Con qualche amico e qualche disco.

Apri con garbo gli sportelli. Avrei voluto non salire perché adesso capivo che con lui non si poteva esser noialtri. Si doveva ascoltarlo e accettare il suo mondo rispondendogli a tono. Esser cortesi con lui voleva dire fargli specchio. Non capivo come Oreste fosse riuscito a stargli insieme per giorni.

Poli al volante si voltò e disse: - Allora si va?

- Dove?

- Al Greppo.

Saltò su Oreste. - Siamo matti? Voglio andare a dormire.

Anch’io protestai ch’era un’ora assurda.

- Non è ancor giorno, - disse Poli. - Sono le quattro meno qualcosa. Alle cinque ci siamo.

Gridammo insieme che avevamo una casa. - Portaci giù, - disse Oreste. - L’occasione tornerà.

Gli bisbigliai: - C’è da fidarsi?

Oreste diceva: - Voglio andare a dormire. Lasciaci a Porta Nuova.

Partimmo verso Torino. La macchina filò soffice, sicura di sé. Pieretto al fianco di Poli non aveva parlato.

Eravamo sui viali luminosi e abbandonati. Scese Oreste in via Nizza, davanti ai portici. Sul predellino, disse a Poli arrivederci. In un attimo deposero anche me, sul mio portone. Salutai. Dissi a Pieretto di trovarsi l’indomani. La macchina dileguò con quei due.

III.

 

 

 

Di giorno sudavamo su certi esami; specie Oreste che studiava medicina.