Io e Pieretto preparavamo legge e anzi avevamo rimandato a ottobre lo sforzo più grosso: si sa che legge s’improvvisa e non comporta laboratorio. Invece Oreste dava dentro e non sempre usciva con noi la sera. Ma nel primo pomeriggio sapevamo dove trovarlo: lui che la casa l’aveva in campagna, a Torino affittava una stanza e mangiava in trattoria.

L’indomani di quella notte passai a cercarlo. Lo trovai in trattoria che rosicchiava una mela, col gomito sulla borsa, appoggiato di schiena alla parete. Mi chiese, nel caldo, se avevo già visto Pieretto.

Riparlammo, facendoci vento, di un progetto che avevamo quell’anno. Andare a far campagna nel paese d’Oreste noi tre; la sua cascina era spaziosa, ci saremmo divertiti. Ma l’idea di Pieretto e mia era di buttarci il sacco in spalla e andarci a piedi. Oreste disse ch’era inutile: di campagna e di caldo ne avremmo visto anche troppo una volta arrivati.

- Cosa dicevi di Pieretto?

- Crederai mica, - disse Oreste, - che stanotte sia andato a dormire?

- Magari studia.

- Facile, - disse Oreste. - Con quell’altro e la sua macchina. Non hai visto come vanno d’accordo?

Allora parlammo della notte passata, di Poli, di tutta quella stranezza. Oreste disse che non c’era da stupirsi. Lui con Poli si dava del tu, benché il padre fosse un uomo straricco, un commendatore di Milano che aveva quella tenuta enorme e non ci veniva mai. Poli era cresciuto là dentro, d’estate in estate, con dieci balie e la carrozza e i cavalli, e soltanto quando s’era allungato i calzoni aveva potuto dir la sua e uscir fuori e conoscere qualcuno nei paesi. Per due o tre stagioni, al passaggio delle beccacce, era andato con gli altri a tirare. Era un bravo ragazzo e ragionava. Mancava solo di fermezza, questo sì. A metà di una cosa, cambiava idea.

- È la vita che fanno, - dissi. - Diventano come le donne.

- Però capisce, - disse Oreste, - hai sentito cosa dice dei suoi simili?

- Dice per dire. Era ubriaco.

Qui Oreste scosse la testa. Disse che Poli non era ubriaco. Un ubriaco è un’altra cosa. - Forse è ubriaco da tre giorni e ha fatto il porco. Adesso è peggio. A un ubriaco si vuol bene -. Oreste aveva di queste uscite inaspettate.

- Non ce l’aveva coi suoi simili. Ce l’aveva con chi ha fatto i soldi e non sa vivere, - dissi. - Tu sei suo amico. Dovresti conoscerlo.

- Sai com’è, - disse Oreste. - Andare a caccia è come andare insieme a scuola. Mio padre ci teneva.

Finì il suo bicchiere e ce ne andammo.