Così il mio tempo è volato via. Ma ora, a quale tappa siamo giunti? Mi hai condotto, come volevo, dentro le mura di Roma?

MEFISTOFELE: Proprio lì, Faust. Se ne vuoi la prova, ecco il gran palazzo del papa. Visto che siamo ospiti inconsueti, ti ho scelto per alloggio il suo appartamento.

FAUST: Spero che sua santità venga a darci il benvenuto.

MEFISTOFELE: Poco importa. Non per questo gli risparmieremo la cacciagione. Ma vorrei darti un’idea di ciò che a Roma sarà una gioia per i tuoi occhi. Sette colline reggono la città, nel mezzo scorre veloce il Tevere e le sponde sinuose tagliano in due l’abitato. Sulle rive s’appoggiano quattro maestosi ponti che danno accesso alle varie parti della città. E su uno di questi ponti, chiamato Ponte Angelo, c’è un castello che è una vera roccaforte, con tale massa di artiglieria, che i doppi cannoni d’ottone son come i giorni in tutto l’arco dell’anno. Anche le porte vanno viste, e l’alto obelisco che Giulio Cesare portò dall’Africa.

FAUST: Per tutti i regni dell’inferno, per lo Stige, l’Acheronte, il lago di fuoco e le fiamme eterne del Flegetonte! Muoio dalla voglia di vedere questa Roma meravigliosa! Andiamo!

MEFISTOFELE: Un momento, vorrai prima vedere il pontefice, e prendere parte alla festa che si svolge oggi in Italia per celebrare la sua vittoria.

FAUST: Grazie, amico mio. Finché resto sulla terra, saziami di tutto ciò che può deliziare un uomo. I miei ventiquattr’anni di libertà voglio passarli a godere e a divertirmi. Sinché vivo, voglio che il nome di Faust sia famoso anche nelle terre più lontane.

MEFISTOFELE: Ben detto, Faust. Stammi vicino e tra un momento vedrai arrivare il corteo.

FAUST: Aspetta, vorrei chiederti un favore. In otto giorni abbiamo visto cielo, terra e inferno, e i draghi volavano così alti che il mondo laggiù lo vedevo grande come questa mano. Ho visto i regni della terra e tutto ciò di cui l’occhio può godere. Ora ti prego, fammi entrare da attore in questo spettacolo, e quel papa superbo vedrà cosa Faust sa combinare.

MEFISTOFELE: D’accordo. Goditi il corteo mentre ci passa davanti, poi inventa ciò che vuoi per dar fastidio al papa, rovinagli la festa con la tua arte, i monaci e gli abati falli diventare scimmie o pagliacci che fan le fiche alla sua tiara, sbatti i rosari sulle zucche dei frati e affibbia corna mostruose ai crani dei cardinali. Qualsiasi canagliata inventi, ti aiuto a realizzarla. Attento, arrivano. Oggi diventerai famoso in tutta Roma.

(Entrano i cardinali e i vescovi, alcuni coi pastorali, altri con le mazze, e preti e monaci che cantano litanie. Poi il papa e Raimondo re d’Ungheria con Bruno incatenato)

IL PAPA: Il nostro sgabello!

RAIMONDO: Bruno il Sassone, giù la schiena! Sua santità salirà sul tuo dorso al seggio di Pietro e al rango pontificio.

BRUNO: Lucifero superbo, quel seggio è mio. Ma io mi prostro a Pietro, non a te.

IL PAPA: A me e a Pietro devi piegarti, strisciando con la faccia a terra davanti alla dignità papale. Suonate le trombe! L’erede di Pietro sale al seggio sulla schiena di Bruno.

(Squillo di trombe mentre sale al trono)

Gli dei vanno con piedi di bambagia prima di usare il loro pugno di ferro. E così ora la nostra vendetta si sveglia e colpisce a morte il tuo atto odioso. Signori cardinali di Francia e di Padova, recatevi al concistoro e controllate sulle Decretali che cosa ha stabilito il Sacro Sinodo nel concilio di Trento per colui che assume il potere pontificio senza elezione o vero consenso. Andate e riportateci subito la risposta.

(Escono i cardinali)

PRIMO CARDINALE: Andiamo, santità.

IL PAPA: Sire Raimondo…

(Parlano a parte)

FAUST: Presto, Mefistofele, segui i cardinali al concistoro, e mentre sfogliano i loro libri superstiziosi colpiscili con una fiacca improvvisa, con un colpo di sonno, e falli dormire saporitamente mentre ci travestiamo coi loro abiti e veniamo a presentarci a questo tronfio rivale dell’imperatore. In barba alla sua santità libereremo Bruno e lo riporteremo in Germania.

MEFISTOFELE: Vado.

FAUST: Fa’ presto. Il papa maledirà il mio arrivo a Roma.

(Escono Faust e Mefistofele)

BRUNO: Papa Adriano, dammi il diritto di difendermi. Sono stato eletto dall’imperatore.

IL PAPA: Per questo lo deporremo e malediremo chi gli obbedisce.