Così il piccolo Hans lavorava di lena nel suo giardino. Durante la primavera, l’estate e l’autunno era felice e contento, ma quando veniva l’inverno e non aveva né fiori né frutta da portare al mercato, allora soffriva parecchio per il freddo e la fame, e spesso era costretto ad andare a letto avendo mangiato per tutta cena soltanto qualche pera secca o un pugno di noci dure. D’inverno poi era tutto solo poiché il Mugnaio non si recava mai a fargli visita.
“È proprio inutile che io vada a trovare il piccolo Hans fin quando dura la neve,” soleva dire il Mugnaio alla moglie “perché quando la gente è nei guai è molto meglio lasciarla in pace senza seccarla con le visite. Questo almeno è il mio punto di vista dell’amicizia e sono sicuro di essere nel giusto. Perciò aspetterò che arrivi la primavera: allora andrò a trovarlo, e lui sarà in grado di darmi un grosso cesto di primule, e questo gli farà tanto piacere.”
“Come ti preoccupi per gli altri!” gli rispondeva la moglie, seduta in un’ampia e comoda poltrona presso il gran fuoco di legna di pino.
“Davvero non fai che pensare al tuo prossimo! È una vera festa sentirti parlare! Sono convinta che nemmeno il pastore saprebbe dire cose più belle di te, e sì che abita in una casa di tre piani, e porta al dito mignolo un anello d’oro!”
“Ma non potremmo invitare il piccolo Hans qui a casa nostra?” disse un giorno il figlio minore del Mugnaio. “Se il povero Hans è nei guai io potrei dargli metà della mia zuppa d’avena, e potrei mostrargli i miei conigli bianchi.”
“Che ragazzo sciocco, sei!” gridò il Mugnaio. “Non so proprio a che cosa serva mandarti a scuola! Mi sembra davvero che non t’insegnino un bel nulla! Perbacco, se il piccolo Hans venisse qui e vedesse il nostro camino caldo, e la nostra buona cena, e la nostra grossa botte di vino rosso potrebbe diventare invidioso: ora l’invidia è un difetto orribile che guasterebbe il carattere di chiunque, mentre io non permetterò mai che il Oscar Wilde
8
1887 - Il Fantasma Di Canterville
carattere di Hans si guasti. Sono il su migliore amico, e avrò continuamente cura di lui starò bene attento a che non cada in tentazioni di nessun genere. Del resto, se Hans venisse qui potrebbe chiedermi di dargli della farina a credito, cosa che no: potrei assolutamente fare, perché la farina è una cosa e l’amicizia è un’altra e non bisogna confonderle. Per bacco: sono due parole che si pronunciano in modi completamente diverso, e significano due cose diversissime! Lo capirebbe chiunque!”
“Come parli bene!” disse la moglie del Mugnaio versandosi un gran bicchiere di vino caldo. “Mi sento: tutta piena di sonno: è proprio come essere in chiesa!”
“Un sacco di gente agisce bene,” replicò il Mugnaio “ma pochissima parla bene, il che dimostra come parlare sia delle due la cosa assai più difficile, e la più bella, per giunta!” E lanciò dall’altra parte della tavola un’occhiataccia severa al suo bambino, il quale provò tanta vergogna di quel che aveva osato dire, che chinò il mento sul petto e si fece rosso rosso in viso e si mise a piangere entro la sua tazza del tè. Comunque era tanto piccolo che dovete scusarlo.»
«La storia finisce qui?» domandò a questo punto il Topo di fogna.
«Ma no,» ribatté il Fanello «questo non è che il principio.»
«Allora tu sei molto indietro coi tempi» osservò il Topo di fogna. «Ogni cantastorie che si rispetta, oggigiorno, incomincia dalla fine, poi ritorna al principio e conclude con la metà. Questo è il nuovo metodo. Ho imparato ogni cosa in proposito l’altro giorno da un critico che passeggiava attorno allo stagno in compagnia di un giovanotto. Trattò dell’argomento a lungo, e sono sicuro che doveva aver ragione poiché era calvo e portava un paio di occhiali scuri, e ogni volta che il giovanotto faceva un’osservazione il critico rispondeva invariabilmente: “Peuh!”. Ma continua il tuo racconto, ti prego, perché il Mugnaio mi piace immensamente. Ho anch’io una gran quantità di sentimenti bellissimi, perciò tra me e lui esiste una profonda affinità.»
«Dunque,» riprese il Fanello, saltellando ora su una zampetta, ora sull’altra «non appena l’inverno ebbe fine e le primule incominciarono a schiudere le loro pallide stelle gialle, il Mugnaio disse alla moglie che sarebbe andato a far visita al piccolo Hans.
“Hai proprio un gran buon cuore!” esclamò la moglie. “Tu pensi sempre agli altri. E non dimenticare di portare con te il grosso cesto per i fiori! ”
Perciò il Mugnaio legò insieme le pale del suo mulino a vento con una Oscar Wilde
9
1887 - Il Fantasma Di Canterville
solida catena di ferro e scese giù per la collina con il paniere sotto braccio.
“Buon giorno, piccolo Hans” disse il Mugnaio.
“Buon giorno” rispose Hans appoggiandosi sulla sua vanga, con un sorriso che gli fendeva la faccia da un orecchio all’altro.
“Come te la sei passata quest’inverno?” gli chiese il Mugnaio.
“Oh, ecco,” esclamò il piccolo Hans “sei molto buono a domandarmelo, molto buono davvero! Purtroppo temo di aver passato dei momenti un po’
difficili, ma adesso è venuta la primavera e io sono tanto contento perché i miei fiori promettono benissimo.”
“Abbiamo parlato spesso di te, quest’inverno, Hans,” disse il Mugnaio “e ci siamo chiesti tante volte come stavi.”
“Questo è stato veramente molto carino da pari vostra,” rispose Hans
“avevo una mezza paura che vi foste dimenticati di me.”
“Hans, mi meraviglio di te!” esclamò il Mugnaio, “L’amicizia non dimentica mai. Questo è il suo indescrivibile pregio, ma temo tu non comprenda la poesia della vita. A proposito, come sono belle le tue primule!”
“Sì, sono proprio belline davvero,” replicò Hans “ed è una vera fortuna per me averne tante.
1 comment