Ho intenzione di portarle al mercato e di venderle alla figlia del Borgomastro, così col danaro che ne ricaverò potrò ricomprarmi la mia carriola.

“Ricomprarti la tua carriola? Non vorrai mica farmi credere che l’hai venduta? Che stupidaggine hai commessa!”

“Ecco, il fatto è,” gli spiegò Hans “che sono stato costretto a venderla!

Capisci, l’inverno è stato per me un periodo molto duro, e non avevo nemmeno soldi a sufficienza per comprarmi il pane. Così dapprincipio ho venduto i bottoni d’argento del mio vestito della festa, poi ho venduta la mia catena d’argento, poi ho venduto la mia grossa pipa, e infine ho venduto la mia carriola. Ma adesso a poco a poco riscatterò tutte le mie cose.”

“Hans,” disse il Mugnaio “ti darò io la mia carriola. Non è in gran buono stato; per dire la verità ha tutto un fianco che non esiste più, e c’è qualcosa che non va coi mozzi delle ruote, ma nonostante ciò te la darò lo stesso. Lo so che è un gesto molto generoso da parte mia, e molta gente mi giudicherà pazzo a separarmene, ma io non sono come gli altri; io ritengo che la generosità sia l’essenza dell’amicizia, e d’altronde per me mi sono già comperato una carriola nuova. Sì, sì, mettiti pure il cuore in pace: ti Oscar Wilde

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darò la mia carriola.”

“Oh, grazie, come sei generoso!” esclamò il piccolo Hans, e la sua buffa faccia rotonda luccicò tutta di gioia. “L’aggiusterò facilmente, poiché ho giusto un’asse di legno in casa!”

“Asse di legno!” esclamò il Mugnaio. “Ma è proprio quel che mi occorre per il tetto del mio granaio. Ci si è fatto dentro un gran buco, e il grano mi si bagnerà tutto se non l’aggiusto al più presto. È una vera fortuna che tu ne abbia parlato! È proprio vero che una buona azione ne genera sempre un’altra! Io ti ho dato la mia carriola e adesso tu mi darai la tua asse.!

Naturalmente la carriola vale molto più dell’asse, mal la vera amicizia non bada mai a queste cose. Ti prego, vammela a prendere subito, così potrò mettermi a riparare il mio granaio oggi stesso.”

“Certamente!” gridò il piccolo Hans, e corse nellai rimessa e ne tirò fuori l’asse.

“Non è un’asse molto grande,” disse il Mugnaio dopo averla ben bene osservata “e ho paura che dopo che avrò aggiustato il tetto del mio granaio non ne resterà più per rabberciare la carriola, ma naturalmente questo non è colpa mia. E adesso, dal momento che ti ho dato la mia carriola, non dubito che vorrai darmi un po’ di fiori in cambio. Eccoti il paniere e fa ben attenzione di riempirlo tutto.”

“Proprio tutto?” domandò il piccolo Hans con un certo rincrescimento, perché si trattava effettivamente di un paniere di una grandezza eccezionale, ed egli sapeva che quando lo avesse riempito fino all’orlo, come voleva il Mugnaio, non gli sarebbero rimasti più altri fiori da portare al mercato, mentre aveva tanta fretta di riscattare i suoi bottoni d’argento.

“Be’, francamente,” rispose il Mugnaio “dal momento che ti ho dato la mia carriola, non credo sia eccessivo da parte mia chiederti quattro fiori.

Forse sbaglierò ma io ritenevo che l’amicizia, la vera amicizia, fosse del tutto esente da qualsiasi forma di egoismo.”

“Amico caro, mio migliore amico,” esclamò il piccolo Hans “tutti i fiori del mio giardino sono tuoi. Preferisco avere la tua stima piuttosto che i miei bottoni d’argento, in qualsiasi momento.” E corse a cogliere tutte le sue primule e ne riempì il paniere del Mugnaio.

“Arrivederci piccolo Hans” gli disse il Mugnaio, e si avviò su per la collina con l’asse sulla spalla e il grosso cesto in mano.

“Arrivederci” rispose il piccolo Hans, e incominciò a vangare allegramente: era così contento della carriola!

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Il giorno seguente era intento a inchiodare lungo la parete del portico dei rami di caprifoglio, quando intese la voce del Mugnaio che lo chiamava dalla strada. Perciò si affrettò a scendere dalla scala a pioli su cui era appollaiato e corse in giardino e si sporse dal muro di cinta.

Fuori, sulla strada, c’era il Mugnaio con un grosso sacco di farina sul dorso.

“Caro piccolo Hans,” gli disse il Mugnaio “non ti dispiacerebbe portarmi questo sacco di farina al mercato?”

“Oh, mi spiace proprio tanto,” disse Hans “ma oggi sono talmente occupato! Ho da appendere tutti i miei rampicanti, e da rullare tutto il mio prato.”

“Francamente,” ribatté il Mugnaio “trovo che se si pensa che io sto per darti la mia carriola è veramente scortese da parte tua dirmi di no.”

“Oh, non parlare così,” esclamò il piccolo Hans “lo sai bene che non vorrei essere scortese con te per tutto l’oro del mondo!” E corse in casa a prendere il suo berretto, e si allontanò faticosamente con il pesante sacco sulle spalle.

Era una giornata torrida, e la strada era terribilmente impolverata, e prima di essere giunto alla sesta pietra miliare il povero Hans si sentì talmente stanco che dovette sedersi per prender fiato. Comunque riprese poi ad andare coraggiosamente finché infine arrivò al mercato. Dopo avere atteso per un certo tempo riuscì a vendere il sacco di farina a un ottimo prezzo, e subito ritornò a casa, poiché aveva paura che se si fosse fermato lungo la strada troppo a lungo avrebbe potuto correre il rischio di imbattersi in qualche banda di malfattori.

“È stata una giornata francamente molto dura disse tra sé il piccolo Hans mentre si preparava ad andare a dormire “ma sono contento di non aver detto di no al Mugnaio, poiché è il mio migliore amico e per giunta mi darà la sua carriola.”

Il mattino seguente per tempo il Mugnaio venne a ritirare il danaro del suo sacco di farina, ma il piccolo Hans si era talmente stancato che era rimasto a letto.

“Ma lo sai che sei un bel pigrone!” esclamò il Mugnaio. “Francamente trovo che dal momento che io ti darò la mia carriola tu potresti lavorare di più. La pigrizia è un peccato gravissimo, e io non permetterò mai e poi mai che un mio amico sia ozioso o pigro.