Non devi spiacerti se ti parlo con tanta franchezza; naturalmente non mi sognerei di parlarti come ti parlo se Oscar Wilde

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1887 - Il Fantasma Di Canterville

non ti fossi amico, ma a che serve l’amicizia se uno non può dire quel che pensa? Chiunque è capace di dire cose carine e di cercare di far piacere e di adulare, ma un amico sincero dice sempre cose sgradevoli e non si preoccupa di arrecar dolore. Anzi, se è un amico veramente sincero fa questo volentieri, poiché sa che così facendo agisce bene.”

“Scusami tanto,” disse il piccolo Hans fregandosi gli occhi e togliendosi la berretta da notte “ma ero talmente stanco, che avevo pensato di starmene in letto ancora un pochino ad ascoltare gli uccelli cantare. Lo sai che lavoro sempre con maggior gusto ogni qualvolta ascolto il canto degli uccelli?”

“Be’, mi fa piacere di sentir questo,” disse il Mugnaio, dandogli una pacca sulla schiena, “perché ho proprio bisogno che tu venga su al mulino non appena sarai vestito ad aggiustare il tetto del mio granaio.”

Il povero piccolo Hans era tutto ansioso di andare ad accudire al suo giardino, poiché da due giorni i suoi fiori non erano più stati innaffiati, ma non osò dir di no al Mugnaio; era un così buon amico per lui!

“Credi che sarebbe scortese da parte mia se ti dicessi che ho da fare?”

domandò con voce timida e sommessa.

“Be’, francamente,” replicò il Mugnaio “non penso sia chiederti troppo, dal momento che ti darò la mia carriola ma naturalmente se rifiuti me ne andrò e lo aggiusterò da me.”

“Oh, no, no” esclamò il piccolo Hans; e saltò giù dal letto e si vestì e andò nel granaio del Mugnaio.

Vi lavorò tutto il giorno, sino all’ora del tramonto, e al tramonto il Mugnaio venne a vedere a che punto era.

“Hai finito di aggiustare il buco del tetto, piccolo Hans?” domandò il Mugnaio con voce gioviale.

“Sì, ho finito” rispose il piccolo Hans, scendendo dalla scala a pioli.

“Ah!” fece il Mugnaio. “Non esiste lavoro più gradevole di quello compiuto per conto d’altri!”

“Certo è un grande privilegio ascoltarti parlare,” rispose il piccolo Hans sedendosi e asciugandosi il sudore che gli colava dalla fronte “proprio un gran privilegio! Ho paura però che io non riuscirò mai ad avere belle idee come te! ”

“Oh, col tempo imparerai anche tu,” disse il Mugnaio “ma devi darti da fare. Per il momento tu possiedi soltanto la pratica dell’amicizia, ma a lungo andare ne apprenderai pure la teoria.”

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“Credi davvero che ci riuscirò?” chiese il piccolo Hans.

“Non ne dubito,” gli rispose il Mugnaio “ma ora che mi hai riparato il tetto, faresti meglio ad andare a casa a riposarti perché voglio che domattina tu mi conduca le mie pecore su in montagna.” Il povero piccolo Hans, nell’udire ciò, non ebbe il coraggio di ribattere nulla, e l’indomani mattina per tempo il Mugnaio condusse le sue pecore davanti alla casetta di Hans, e Hans partì con le bestie su per la montagna.

Gli ci volle tutta la giornata, tra andare e tornare; e al ritorno era talmente stanco che si addormentò sulla seggiola bell’e vestito com’era e non si svegliò finché non fu pieno giorno.

“Come me la godrò quest’oggi nel mio giardino!” si disse, e corse subito a lavorare.

Ma gira e volta non trovava mai il tempo di poter occuparsi dei suoi fiori, poiché il suo amico il Mugnaio lo veniva sempre a cercare per fargli fare lunghe commissioni, o perché lo aiutasse al mulino. A volte il piccolo Hans si sentiva addirittura disperato, poiché temeva che i suoi fiori avrebbero finito col pensare che egli li avesse dimenticati, ma si consolava al pensiero che il Mugnaio era il suo migliore amico. “D’altronde,” soleva dirsi “mi darà la sua carriola, il che è un gesto di pura generosità.”

Così il piccolo Hans lavorava di lena per il Mugnaio, e il Mugnaio gli teneva lunghi e bellissimi discorsi intorno all’amicizia, discorsi di cui Hans prendeva appunti nel suo taccuino e che soleva rileggere la notte, poiché era di temperamento studioso e amante del sapere.

Ora accadde che una sera il piccolo Hans se ne stava seduto presso il suo focolare quando intese qualcuno che bussava violentemente alla porta. Era una notte infernale, e il vento soffiava e ruggiva attorno alla, casa con tanta furia che a tutta prima pensò fosse la tempesta, ma poi risuonò un secondo picchio, e infine un terzo più forte degli altri due.

“Dev’essere qualche povero viandante” si disse il piccolo Hans, e corse ad aprire.

Invece era il Mugnaio, che in una mano teneva una lanterna e nell’altra un grosso bastone.

“Caro piccolo Hans” gli disse il Mugnaio “mi trovo in un grosso guaio.

Il mio bambino è caduto dalla scala a pioli e si è fatto male e devo andare dal Dottore, ma il Dottore abita così lontano, ed è una notte col sì brutta che mi è venuto in mente proprio adesso che sarebbe molto meglio che ci andassi tu in vece mia. Lo sai che ho intenzione di darti la mia carriola, Oscar Wilde

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perciò è giusto, trovo, che tu faccia qualcosa per me, in cambio!”

“Certo,” esclamò il piccolo Hans “sono anzi onorato che tu sia venuto a cercarmi: mi metterò in strada subito. Però devi imprestarmi la tua lanterna, poichè una notte tanto buia che ho paura di cadere nel fosso.”

“Mi spiace molto,” gli rispose il Mugnaio “ma questa è la mia lanterna nuova, e sarebbe per me una gran perdita se le capitasse qualcosa.”

“Be’, non importa, farò senza,” gridò il piccolo Hans e staccò dall’attaccapanni il suo pesante mantello di pelliccia e il suo caldo berretto rosso, e si annodò una sciarpa al collo e si mise in cammino.

La tempesta fuori era semplicemente paurosa! La notte era talmente nera che il piccolo Hans riusciva a vederci appena, e il vento soffiava con tanta violenza che a stento poteva reggersi in piedi. Il piccolo Hans era molto coraggioso, tuttavia, e dopo aver camminato per quasi tre ore giunse alla casa del Dottore e bussò all’uscio.

“Chi è?” gridò il Dottore, affacciandosi alla finestra della sua camera da letto.

“Sono il piccolo Hans, Dottore!”

“Ah! Che cosa vuoi, piccolo Hans?”

“Il figlio del Mugnaio è caduto dalla scala a pioli e si è fatto male, e il Mugnaio vuole che lei vada subito da lui.”

“Va bene!” rispose il Dottore e diede ordine che gli sellassero il cavallo, e si fece portare i suoi stivaloni e la sua lanterna, e scese abbasso e si avviò in direzione della casa del Mugnaio, col piccolo Hans che gli veniva dietro balzelloni.

Ma la tempesta prese a infuriare sempre più minacciosa, e il piccolo Hans non riusciva a vedere dove andava né a stare a passo col cavallo.

Alla fine smarrì la strada e si perdette nella landa, che era un luogo assai pericoloso, perché era tutto disseminato di buche profonde, e in una di queste il povero piccolo Hans cadde e annegò.