Il giorno dopo il suo cadavere fu ritrovata da alcuni caprai che galleggiava in una gran pozza d’acqua, e costoro lo riportarono alla casetta.
Tutti andarono al funerale del piccolo Hans, gli volevano tutti bene, e il Mugnaio funse da capo piagnone.
“Poiché ero il suo migliore amico,” disse il Mugnaio “è più che giusto che il posto migliore lo abbia io.” Perciò marciò in testa alla processione vestito di un lungo mantello nero e ogni tanto si asciugava gli occhi col suo fazzolettone da tasca.
Oscar Wilde
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1887 - Il Fantasma Di Canterville
“Certo, la morte del Piccolo Hans è una gran perdita per tutti noi”
osservò il Fabbro Ferraio, quando le esequie furono terminate e si trovarono tutti quanti riuniti comodamente nella locanda intorno a boccali colmi di vino drogato e un bel piatto di ciambelle! dolci.
“Per me almeno è sicuramente una gran perdita,” replicò il Mugnaio
“perbacco, praticamente gli avevo ormai regalata la mia carriola, e adesso non so proprio che farmene. In casa m’ingombra, ed è talmente in cattivo stato che anche se la vendessi non ne ricaverei nulla. Farò bene attenzione, d’ora innanzi, a non dar via più niente. Ci si rimette sempre a essere generosi.”»
«Ebbene?» chiese il Topo di fogna dopo una lunga pausa.
«Ma, è finita» rispose il Fanello.
«Ma che cosa è successo del Mugnaio?» disse il Topo di fogna.
«Oh, proprio non lo so,» replicò il Fanello «e ti assicuro che non me ne importa.»
«Come si vede che sei totalmente privo di senso di comprensione!»
osservò il Topo di fogna.
«Io invece temo che tu non abbia interamente compreso la morale della storia» ribatté il Fanello.
«La che cosa?» urlò il Topo di fogna.
«La morale.»
«Perché questa storia avrebbe una morale?»
«Certamente» disse il Fanello.
«Be’, francamente,» gli rispose il Topo di fogna arrabbiatissimo «trovo che avresti dovuto avvertirmene, prima di incominciare. Poiché in tale caso puoi star sicuro che non sarei restato finora ad ascoltarti, ma ti avrei detto “peuh,” come il critico. Comunque te lo dico adesso» infatti gridò
“peuh” con quanto fiato aveva in gola, diede un colpo di coda e s’infilò di nuovo nella sua tana.
«Che ne pensi del Topo di fogna?» domandò l’Anatra che era sopraggiunta di lì a pochi minuti pagaiando con le zampe a spatola. «Ha un sacco di buone qualità, ma per parte mia, dati i miei sentimenti di madre, non riesco a guardare uno scapolo inveterato senza che gli occhi mi si velino di lagrime.»
«Ho una gran paura di averlo seccato» mormorò il Fanello. «Il fatto è che gli ho raccontata una storia con la morale.»
«Ah, è sempre una cosa molto pericolosa, raccontare una storia con la Oscar Wilde
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1887 - Il Fantasma Di Canterville
morale!» disse l’Anatra.
E io sono completamente d’accordo con lei.
LA SFINGE SENZA SEGRETI ACQUAFORTE
Sedevo un pomeriggio a un tavolino fuori al Cafè de la Paix, e mi divertivo a osservare lo sfarzo e lo squallore della vita parigina, fantasticando, tra una sorsata di vermut e l’altra, sul curioso avvicendarsi di orgoglio e di povertà che si andava snodando senza fine davanti ai miei occhi, quando mi intesi chiamare per nome. Mi volsi di scatto e mi trovai faccia a faccia con lord Murchison. Non ci eravamo più rivisti da quando avevamo frequentato insieme l’Università, dieci anni prima; perciò fui felice del caso che me lo faceva incontrare di nuovo, e ci stringemmo calorosamente la mano. A Oxford eravamo stati molto amici, e in quell’epoca mi era piaciuto immensamente: talmente bello, talmente brillante, e così gentiluomo! Dicevamo continuamente che sarebbe stato il migliore degli uomini, se non avesse avuto il torto di dire sempre la verità; ma credo che in realtà lo ammiravamo soprattutto proprio per la sua franchezza. Lo trovai parecchio mutato: sembrava preoccupato, ansioso, come in dubbio su tutto e su tutti. Intuii che non poteva trattarsi di un voluto atteggiamento scettico, come è di moda oggigiorno, poiché Murchison era un conservatore fanatico, e credeva nel Pentateuco con la stessa fede incrollabile con cui credeva nella Camera dei lord. Ne trassi quindi la conclusione che doveva esserci di mezzo una donna, e gli chiesi se non si fosse sposato, per caso.
«Non conosco ancora abbastanza le donne per sposarmi» mi rispose.
«Ma, caro Gerald,» ribattei «le donne hanno bisogno di essere amate, non di essere capite.»
«Io non sono capace di amare se non posso avere fiducia» disse.
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