Discorrici tu solo, con lei. Ma cos’ha poi da parlare continuamente di tua madre?»

«Da quando sa come mi chiamo sostiene d’essere stata a servizio, una volta, da mia zia e d’aver conosciuto mia madre. In parte pare che ci sia del vero, e in parte mente di certo… così, solo per divertirsi: anche se io non capisco bene cosa ci trovi di divertente.»

Törless arrossì; gli era venuto uno strano pensiero. Ma a questo punto Boena tornò con la grappa e si sedette di nuovo sul letto accanto a Beineberg. Riprese subito il discorso di prima.

«… Sì, tua mamma era una bella ragazza. Tu, veramente, non le somigli proprio, con quelle orecchie a sventola. E anche allegra, era. Avrà fatto girare la testa a più di uno. Aveva ragione.»

Dopo una pausa, sembrò essersi ricordata di una cosa molto divertente: «Sai tuo zio, l’ufficiale dei dragoni? Karl, credo che si chiamasse. Era cugino di tua madre, e a quel tempo le faceva la corte! Alla domenica però, quando le signore erano in chiesa, correva dietro a me. Ogni momento dovevo portargli qualcosa in camera. Eh, era un tipo distinto, me ne ricordo ancora; certo che non si faceva mica tanti riguardi…» Accompagnò queste parole con una risata piena di sottintesi. Poi si dilungò ancora sull’argomento, che a quanto pareva le dava una particolare soddisfazione. Le sue parole avevano un tono di eccessiva familiarità, e lei le pronunciava con un’espressione che pareva volerle sporcare una per una. «… Lui, secondo me, piaceva anche a tua madre. Se lei l’avesse saputo! Credo che tua zia avrebbe dovuto buttarci fuori di casa tutt’e due, me e lui. Ma già, le signore sono così, soprattutto quando non hanno ancora un uomo. Cara Boena qua e cara Boena là, e avanti così tutto il giorno. Ma poi quando la cuoca è rimasta incinta, eh, avresti dovuto sentirle! Secondo me pensavano addirittura che la gente come noi si lavasse i piedi solo una volta all’anno. Alla cuoca non hanno detto niente, no, ma io le sentivo quando servivo in camera e loro parlavano giusto di questo. Tua mamma faceva una faccia… Come se le andasse di bere solo acqua di colonia. E dire che dopo un po’ tua zia s’è ritrovata anche lei con una pancia fino al naso…»

Mentre Boena parlava Törless si sentiva esposto quasi senza difesa alle sue allusioni volgari.

Si vedeva ben vivo davanti quel che lei descriveva. La madre di Beineberg diventò la sua. Ricordò le stanze chiare della casa paterna. Le facce curate, pulite e inavvicinabili che a casa, durante i pranzi di gala, gli avevano spesso ispirato una certa riverenza. Le mani fresche e distinte che neanche a tavola sembravano mai concedersi niente di men che irreprensibile. Gli venne in mente una folla di simili particolari, e si vergognò di esser là in una stanzuccia maleodorante e di rispondere con un tremito alle parole mortificanti di una sgualdrina. Il ricordo dei modi impeccabili di quella società mai dimentica delle forme agì su di lui più di qualsiasi considerazione morale. Il ribollire delle sue oscure passioni gli apparve ridicolo. Con folgorante chiarezza vide il freddo gesto di ripulsa, il sorriso sdegnoso con cui lo si sarebbe allontanato da sé come una bestiola poco pulita.