Una volta messo su una pista, lui era quanto mai fertile nell’escogitare le più elaborate combinazioni. E nessuno era in grado di predire con altrettanta esattezza le varie possibilità che potevano nascere dal comportamento di una persona in una data situazione. Solo dove si trattava di decidere, di scegliere a proprio rischio come la più sicura una delle diverse possibilità psicologiche e di agire di conseguenza, lui non era all’altezza: perdeva interesse alla cosa, mancava di energia. Però la sua parte di capo di stato maggiore segreto lo divertiva: tanto più che era tutto sommato l’unica cosa che scuotesse un po’ il suo intimo tedio.
Ma a volte si rendeva conto di quanto cara pagasse quella dipendenza spirituale. Sentiva che tutto quel che faceva era solo un gioco: solo qualcosa che l’aiutava a far passare più presto il tempo di quell’esistenza larvale nell’istituto, qualcosa di estraneo alla sua vera natura, che si sarebbe manifestata solo al di là di tutto questo, in un futuro non ancora prevedibile.
Quando cioè, in certe occasioni, vedeva come i suoi due amici prendessero sul serio simili cose, sentiva venir meno la propria capacità di comprensione. Si sarebbe volentieri burlato di loro, e tuttavia temeva che dietro quelle stramberie potesse esserci del vero, e più di quanto lui fosse in grado di capire. Si sentiva in certo modo lacerato tra due mondi: uno solidamente borghese, in cui alla fin fine tutto procedeva nel modo ordinato e razionale a cui era abituato sin da casa sua, e l’altro fantastico, pieno di tenebre, di mistero, di sangue e d’imprevisti colpi di scena. E l’uno sembrava escludere l’altro. Un sorriso canzonatorio, che gli sarebbe piaciuto conservare sulle labbra, s’incrociava con un brivido che gli correva lungo la schiena. Nasceva una fantasmagoria di pensieri…
Allora provava un desiderio bruciante di sentirsi finalmente dentro qualcosa di definito: bisogni precisi che distinguessero tra il buono e il cattivo, tra l’utile e l’inutile; sapersi scegliere, non importa se male: sempre meglio che accogliere in sé, con una ricettività esagerata, tutto quanto…
Quand’era entrato nello stanzino quell’intimo dissidio s’era nuovamente impadronito di lui, come sempre in quel luogo.
Intanto Reiting aveva cominciato a raccontare.
Basini da tempo gli doveva del denaro, e l’aveva tenuto a bada con promesse da una scadenza all’altra, ogni volta dando la sua parola d’onore. «Io, fin qui, non avevo niente in contrario,» osservò Reiting, «più durava questa faccenda, più lo riducevo in mio potere. Dopotutto, mancare tre o quattro volte alla propria parola non è una bazzecola. Ma alla fine ho avuto bisogno anch’io dei miei soldi. Gliel’ho ricordato, e lui a giurare per tutti i santi. Naturalmente, anche stavolta non ha mantenuto la parola. Allora gli ho detto che l’avrei denunciato. Lui mi ha chiesto due giorni di tempo, dicendo che aspettava una rimessa dal suo tutore. Ma io intanto mi sono un po’ informato della sua situazione; volevo sapere se aveva magari degli obblighi anche con altri: bisogna pur tener conto anche di questo.
«Quello che ho saputo non mi ha fatto precisamente piacere. Aveva debiti con Dschjusch e anche con qualcun altro. Una parte l’aveva già pagata, naturalmente con i soldi che doveva a me; il resto gli bruciava tra le dita. La cosa mi ha seccato: mi aveva proprio preso per il più bonaccione? Non ne avrei avuto precisamente piacere. Però mi son detto: aspettiamo; non mancherà l’occasione di guarirlo da certi errori. Una volta, discorrendo, mi aveva nominato l’importo della somma che aspettava, per tranquillizzarmi mostrandomi che era più alta del mio credito. Ora, io mi sono informato per bene in giro e ho scoperto che per l’intero ammontare dei debiti quella cifra non bastava neanche lontanamente. “Ah, bene,” mi son detto, “adesso ci riproverà.”
«E infatti è venuto da me e in gran confidenza mi ha chiesto, dato che gli altri erano tanto insistenti, di pazientare un po’. Ma io questa volta mi sono tenuto molto sulle mie. “Va’ a elemosinare dagli altri,” gli ho detto, “io non sono abituato a venir dopo di loro.” “Te, però, ti conosco meglio, in te ho più fiducia,” ha azzardato lui. “Questa è la mia ultima parola. O domani mi porti i soldi o io ti detto le mie condizioni.” “Che condizioni?” s’è informato lui. Avreste dovuto sentirlo! Come se fosse pronto a vendere l’anima.
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