Lui era diventato rosso come una ciliegia; le parole che non riusciva a spiccicare gli facevano uscire la bava dalla bocca. Alla fine è riuscito a parlare. È stato un torrente di accuse contro di me: e come mi permettevo di sostenere una cosa simile, e cosa poteva mai giustificare sia pur lontanamente una supposizione del genere, e che io cercavo solo di attaccare briga con lui perché era il più debole, e che lo facevo solo per stizza, perché dopo aver pagato i suoi debiti lui s’era affrancato da me, e che avrebbe chiamato in sua difesa la classe, il prefetto, il direttore, e che Dio testimoniasse la sua innocenza, e avanti così all’infinito. Io cominciavo già a temere sul serio di avergli fatto torto e di averlo offeso inutilmente, tanto il rossore gli stava bene in faccia… pareva una bestiolina tormentata, indifesa. Però non me la sono sentita di darmi senz’altro per vinto. Così ho continuato a ostentare a dire il vero, quasi soltanto per l’imbarazzo - un sorrisetto ironico, con cui ho seguito tutti i suoi discorsi. Ogni tanto annuivo e dicevo, senza scompormi: “Eppure io lo so.”

«Di lì a un poco s’è calmato anche lui. Io continuavo a sorridere. Avevo come la sensazione di poter fare di lui un ladro solo con quel sorriso, anche se non lo era ancora. “E per riparare,” mi son detto, “c’è sempre tempo.”

«Dopo un altro po’ - lui, a intervalli, aveva continuato a sogguardarmi - è diventato di colpo pallido. La sua faccia ha subito una curiosa trasformazione. La grazia davvero innocente che prima l’abbelliva è scomparsa, così è sembrato, assieme al colore. Adesso era una faccia verdognola, smorta, gonfia. Avevo visto qualcosa di simile prima d’ora una sola volta, assistendo per strada all’arresto di un assassino. Anche quello se ne andava in giro tra la gente senza che si potesse notare qualcosa in lui. Ma quando il poliziotto gli ha posato la mano sulla spalla è diventato di colpo un altro. La sua fisionomia s’era trasformata, e gli occhi si dilatavano spaventati, cercando scampo, in una vera faccia patibolare.

«Il cambiamento d’espressione di Basini mi ha ricordato quella scena. Ormai sapevo tutto, e non avevo che da aspettare…

«E infatti così è stato. Senza che io avessi detto niente, Basini, sfinito dal silenzio, s’è messo a piangere e a implorare pietà. I soldi li aveva presi solo per bisogno, se io non l’avessi scoperto lui li avrebbe restituiti così presto che nessuno l’avrebbe saputo. Non dovevo dire che aveva rubato: li aveva solo presi in prestito di nascosto… Di più non è riuscito a dire dal gran piangere.

«Dopo però ha ricominciato a implorarmi. Mi avrebbe obbedito, avrebbe fatto tutto quello che desideravo, solo che io non dovevo dir niente a nessuno. A questo prezzo mi si è letteralmente offerto come schiavo, e il misto di astuzia e di avidità paurosa che si contorceva nei suoi occhi era disgustoso. Io perciò mi sono limitato a promettergli brevemente di ripensare a quale sarebbe stata la sua sorte, ma gli ho anche detto che la cosa riguardava in primo luogo Beineberg. E adesso che facciamo di lui, per conto vostro ?»

Mentre Reiting raccontava Törless era stato ad ascoltare senza una parola, a occhi chiusi. Di tanto in tanto un brivido gli era corso fino alla punta delle dita; nel suo cervello i pensieri affioravano scomposti e tumultuosi come le bolle nell’acqua di una caldaia. Si dice che accada una cosa simile a chi vede per la prima volta la donna destinata a trascinarlo in una passione rovinosa. Si sostiene che tra due esseri esista un simile istante in cui ci si china, si chiamano a raccolta le forze, si trattiene il respiro, un istante di silenzio esterno che avvolge gli animi tesi fino allo spasimo.

Impossibile dire che cosa accada in quell’istante. Esso è come l’ombra che la passione, giungendo, proietta davanti a sé. Un’ombra organica, un allentarsi di tutte le precedenti tensioni e insieme uno stato di nuova, improvvisa soggezione, in cui è già contenuto l’intero futuro; un’incubazione concentrata in un solo punto, lancinante come la puntura di un ago… E d’altra parte è un niente, una sensazione cupa e indefinita, una spossatezza, una paura…

Questo sentiva Törless.