- È notte inoltrata. Con addosso solo la biancheria... Lei non sta bene, resti da noi.

- Fatemi passare, - disse Ivan agli infermieri che si erano messi in fila serrata vicino alla porta. - Mi fate passare, sí o no? - urlò il poeta con voce terribile.

Rjuchin cominciò a tremare, mentre la donna premette un pulsante sul tavolino, dalla cui superficie di vetro balzò fuori una lucida scatoletta e una fiala sigillata.

- Ah, è cosí? - proferí Ivan sbalordito, guardandosi in giro come un animale braccato. - Ah sí, eh... Tanti saluti! - e si buttò a capofitto verso la tenda della finestra.

Vi fu un rumore piuttosto forte, ma il vetro dietro la tenda non s'incrinò nemmeno, e un attimo dopo, Ivan Nikolaeviè si dibatteva nelle braccia degli infermieri. Rantolava, cercava di mordere, gridava:

- Vi siete messi dei bei vetri, eh! Lasciatemi! Lasciatemi!

Una siringa luccicò in mano al medico. La donna squarciò con un sol colpo la logora manica del camiciotto, e gli afferrò il braccio con una forza tutt'altro che femminile. Si sparse un odore d'etere. Ivan perse le forze nella stretta di quei quattro, e agile il medico ne approfittò per infilargli l'ago nel braccio. Lo tennero fermo ancora per qualche secondo poi lo adagiarono sul divano.

- Banditi! - urlò Ivan e balzò su dal divano, ma vi fu riposto. Non appena lo lasciarono balzò in piedi di nuovo, ma si risedette da solo. Tacque, guardandosi intorno con un certo stupore, poi sbadigliò all'improvviso, poi sorrise con rabbia.

- Ce l'avete fatta a rinchiudermi, - disse, sbadigliò ancora, si distese di colpo, poggiò la testa sul cuscino, infilò il pugno sotto la guancia come un bambino, e borbottò con voce insonnolita, senza piú rabbia: - Tanto meglio... La pagherete voi... Io vi ho avvertiti, adesso arrangiatevi... quanto a me, quello che m'interessa di piú adesso è Ponzio Pilato... Pilato... - e chiuse gli occhi.

- Un bagno, la 117 singola, sotto sorveglianza, - ordinò il dottore mettendosi gli occhiali. Qui Rjuchin sussultò di nuovo: silenziosamente si era aperta una porta bianca oltre la quale si vedeva un corridoio illuminato dalle azzurre lampadine notturne. Dal corridoio giunse una lettiga su ruote di gomma, vi deposero Ivan che, addormentato, partí verso il corridoio, e la porta si chiuse dietro di lui.

- Dottore, - sussurrò Rjuchin sconvolto, - è proprio malato?

- Oh, sí, - rispose il medico.

- Che cos'ha? - chiese Rjuchin timidamente.

Stanco, il medico guardò Rjuchin e rispose fiacco:

- Ipereccitabilità motoria e logorrea... interpretazioni deliranti... Sembra un caso difficile. Schizofrenia, immagino. E per di piú l'etilismo...

Rjuchin non capí nulla di quel che diceva il medico salvo che le cose per Ivan Nikolaeviè si mettevano piuttosto male, sospirò e chiese:

- Perché parla sempre di un consulente?

- Deve aver visto qualcuno che ha colpito la sua immaginazione sconvolta. O forse si tratta di un'allucinazione...

Alcuni minuti dopo, il camion riportava Rjuchin a Mosca. Albeggiava, e la luce dei lampioni ancora accesi lungo le strade non era piú necessaria e dava fastidio. L'autista, arrabbiato per aver perso la nottata, andava a tutta velocità e la macchina sbandava in curva.

Superarono il bosco, che rimase alle loro spalle, e il fiume scomparve in un'altra direzione. Incontro al camion si riversavano le cose piú diverse: steccati con garitte e cataste di legna, pali altissimi e antenne coronate di bobine, mucchi di pietrisco, campi solcati da canali, insomma, si sentiva che Mosca era lí, subito dopo la curva, e che ti sarebbe subito venuta addosso per inghiottirti.

Rjuchin era scosso e sballottato in ogni direzione, e il tronco, sul quale si era seduto, tentava a ogni istante di scivolar via. Gli asciugamani del ristorante, che erano stati buttati sul camion dai poliziotti e da Pantelej - già partiti col filobus - correvano per tutto il cassone. Rjuchin voleva raccoglierli, ma, dopo aver detto tra i denti: «Vadano alla malora! Perché devo affannarmi come un cretino!...», li respinse con un calcio e smise di guardarli.

Il suo stato d'animo era spaventoso.