Subito ogni cosa fu confusione e tumulto: chi reclamava a gran voce le proprie pistole, chi i cavalli, chi un’altra fiasca di vino. Ma alla fine in quei cervelli obnubilati si fece un briciolo di buon senso, e tutta la compagnia, tredici di numero, saltò sui cavalli, e si buttò all’inseguimento. La luna splendeva luminosa su di loro, e gli uomini cavalcavano rapidi a fianco a fianco, nella direzione che certamente doveva aver preso la fanciulla se aveva avuto l’intenzione di ritornare a casa.

Percorsero così circa due miglia, quando videro un pastore notturno sopra la landa, e a costui chiesero a gran voce se aveva visto la caccia. E l’uomo, così narra la storia, era così morto di paura che 5

a stento riusciva ad aprire bocca, ma alla fine disse che aveva sì, visto l’infelice fanciulla, con i mastini alle calcagna. “Ma io ho visto anche peggio” soggiunse “poiché Hugo Baskerville mi è passato dinanzi sulla sua giumenta nera ed ecco che dietro di lui correva muto un tal cane d’inferno, che Dio mi scampi e liberi di avere mai dietro le spalle.”

Allora i cavalieri ubriachi, lanciando imprecazioni all’indirizzo del pastore, proseguirono nella loro frenetica corsa. Ma ben presto si sentirono agghiacciare il sangue, poiché intesero rimbombare attraverso la landa uno scalpitio di zoccoli equini, e la nera giumenta, madida di schiuma bianca, passò loro daccanto a briglia sciolta e con la sella vuota. Allora i tredici ripresero a cavalcare vicini gli uni agli altri, poiché si era impadronita di loro una gran paura, ma continuarono ad avanzare lungo la brughiera, per quanto, se fossero stati soli,ognuno di loro si sarebbe affrettato a volgere il proprio cavallo e a fuggire in direzione opposta. Cavalcando così lentamente in questo modo, raggiunsero infine i segugi, i quali, pur notissimi per il loro coraggio e la loro fierezza, stavano uggiolando, addossati in mucchio gli uni contro gli altri, al sommo di una profonda dirupo nella landa o goyal, come lo chiamano qui: alcuni ora ritraendosi, mentre altri, con pelo ritto ed occhi smarriti, fissavano la stretta valle che si apriva loro dinanzi.

Gli uomini intanto si erano fermati, meno ubriachi, come potrete immaginare, di quando erano partiti. La maggior parte non volle assolutamente avanzare, ma tre di loro, i piú audaci, o forse i piú ebbri, si spinsero a cavallo sin entro il goyal. Questo si apriva in un vasto spazio entro il quale sorgevano due di quelle immense pietre, ancora visibili ai nostri giorni, che ivi furono poste in tempi immemorabili da genti oggi dimenticate. La luna splendeva luminosa sopra la radura, ed ecco che proprio nel centro di essa giaceva, nel punto in cui era caduta, morta di terrore e di stanchezza, l’infelice ragazza. E non fu la vista del suo corpo, né la vista del corpo di Hugo Baskerville disteso accanto a quello della giovinetta, che fece rizzare i capelli in capo ai tre temerari, ma la visione paurosa di una creatura ributtante, di un’immane bestia nera, in forma di mastino, e tuttavia piú grande di qualsiasi cane su cui occhio mortale si sia mai posato, che stava sopra il cadavere di Hugo e gli sbranava la gola.

E pur mentre quei tre guardavano, il mostro seguitò a dilaniare la gola di Hugo Baskerville, ma non appena esso ebbe rivolti su di loro gli occhi fiammeggianti e le sbavanti mandibole, i tre lanciarono un urlo di terrore e, sempre urlando, fuggirono attraverso la landa. Si narra che uno di essi morì di spavento per quel che aveva veduto, in quella notte stessa, mentre gli altri due non furono più che larve di uomo per il resto dei loro giorni.

Questa è la storia, figli miei, della venuta del veltro che si dice abbia così dolorosamente angosciato la nostra famiglia da quel tempo in poi. Se l’ho trascritta, l’ho fatto perché ciò che è noto racchiude in sé meno terrore di ciò che è soltanto sussurrato e fantasticato. Né si può negare che molti della nostra famiglia abbiano incontrato morti improvvise, violente, misteriose. Conviene perciò affidarci alla bontà infinita della Provvidenza Divina, che non vorrà continuare a punire in eterno esseri innocenti oltre quella terza o quarta generazione di cui si minaccia nelle Sacre Scritture. A questa Provvidenza, figli miei, io perciò vi affido, e vi consiglio comunque per eccesso di prudenza di evitare di attraversare la landa in quelle ore buie in cui maggiormente si scatenano le Potenze del Male.

Questo da parte di Hugo Baskerville ai propri figli Rodger e John, con richiesta che tengano segreta la cosa alla loro sorella Elizabeth.

Quando ebbe terminato di leggere questo singolare racconto, il dottor Mortimer si cacciò gli occhiali sulla fronte e fissò col suo sguardo miope Sherlock Holmes. Questi sbadigliò e lanciò nel fuoco il mozzicone della propria sigaretta.

- Ebbene? - chiese.

- Non lo trova interessante?

- Per un collezionista di fiabe.

Il dottor Mortimer cavò di tasca un giornale piegato.

- E adesso, signor Holmes, le offrirò una notizia un tantino piú recente, tratta dal Devon County Chronicle del 14

giugno di quest’anno. Consiste in un breve resoconto dei fatti, sopraggiunti al momento della morte di Sir Charles Baskerville, la quale avvenne alcuni giorni prima di tale giorno.

Il mio amico si sporse leggermente in avanti, e la sua espressione divenne intensa.