Trascrizione dal vivo. Dato che la mia educazione scientifica era stata alquanto trascurata, non ero in grado di seguire la controversia nel suo complesso, ma era evidente che il professore inglese aveva maneggiato i suoi argomenti in modo molto aggressivo, e aveva irritato tutti i suoi colleghi del Continente. “Proteste”,

“Tumulto”, e “Appello generale al presidente”; ecco tre incisi fra i primi che attirarono la mia attenzione. La maggior parte avrebbe potuto essere scritta in cinese, tanto non trasmetteva nessun significato preciso al mio cervello.

- Vorrei che me lo traducesse in inglese - dissi, pateticamente, al mio sostegno.

- Beh, è una traduzione.

- Allora farei meglio a provare con l’originale.

- E’ indubbiamente piuttosto profondo per un profano.

- Se solo potessi capire un’unica, buona, sostanziosa frase che avesse l’aria di trasmettere qualche tipo d’idea precisa e umana, questo farebbe al caso mio. Ah sì, questa può andare. Quasi mi sembra vagamente di capirla. La copierò. Questo sarà il mio anello di congiunzione con il terribile professore.

- Non posso fare altro?

- Beh, sì; propongo di scrivergli. Se potessi buttar giù la lettera qui, e usare il suo recapito, darebbe più atmosfera.

- Ci ritroveremo qui il tipo che baccaglia e spacca i mobili.

- No, no; lei vedrà la lettera: niente di polemico, glielo assicuro.

- Bene, quella è la mia sedia e quella la mia scrivania. Troverà lì la carta. Vorrei censurarla prima che parta.

Mi dette un po’ da fare, ma una volta finito, posso vantarmi del fatto che non era poi un lavoro così cattivo. La lessi ad alta voce al critico batteriologo con un certo orgoglio per la mia opera.

“Caro professor Challenger”, diceva, “da modesto studente di scienze naturali, ho sempre avuto il più profondo interesse per le sue congetture riguardo alla differenza tra Darwin e Weismann. Ho avuto di recente l’occasione di rinfrescare la mia memoria con una rilettura…”.

- Che infernale bugiardo! - mormorò Tarp Henry.

“…con una rilettura della sua magistrale comunicazione di Vienna. Quella lucida e ammirevole relazione è a quanto pare l’ultima parola in materia. C’è una frase in essa, tuttavia, e precisamente:

“Protesto con forza contro l’asserzione inaccettabile e del tutto dogmatica che ogni distinto ci sia un microcosmo dotato di una struttura storica elaborata lentamente attraverso la serie delle generazioni”. Non sente il desiderio, alla luce delle più recenti ricerche, di modificare questa affermazione? Non pensa che sia troppo recisa? Con il suo permesso, le chiederei il favore di un colloquio, poiché mi sta molto a cuore l’argomento, e ho alcune idee che potrei sviluppare solo in una conversazione personale. Con il suo consenso, confido di poter avere l’onore di farle visita alle undici di dopodomani (mercoledì) mattina.