Testimoniandole il mio profondo rispetto, sinceramente suo Edward D’ Malone”.
- Che gliene pare? - chiesi, trionfante.
- Bene, se la sua coscienza può sopportarlo.
- Non mi è ancora mai venuta meno.
- Ma come ha intenzione di fare?
- Andare lì. Una volta nella sua stanza potrei trovare una via d’uscita. Potrei perfino arrivare a un’aperta confessione. Se è un uomo sportivo, si sentirà stuzzicato nell’orgoglio.
- Stuzzicato, davvero! E’ molto più probabile che sia lui a stuzzicarla. Una corazza, o una tuta da rugby: questo è quello che le ci vorrà. Beh, arrivederci. Avrò la risposta per lei mercoledì mattina, se poi si degna di risponderle. E’ un carattere violento, pericoloso, irascibile, che non sopporta chiunque attraversi la sua strada; lo zimbello degli studenti, finché non osano prendersi una libertà con lui. Forse sarebbe stato meglio per lei se non avesse mai sentito parlare di quest’uomo.
NOTE:
(5) August Weissmann (Francoforte sul Meno 1834 - Friburgo in Brisgovia 1914), biologo.
Esercitò dapprima la professione di medico, e insegnò poi zoologia all’Università di Friburgo. Una malattia agli occhi lo costrinse a interrompere le sue ricerche microscopiche sull’evoluzione degli animali inferiori. Considerato il caposcuola del neodarwinismo, è noto soprattutto per aver elaborato la teoria della “continuità della linea germinale” in precedenza espressa da M’ Neussbaum.
III.
È una persona assolutamente impossibile. Il timore, o la speranza, del mio amico non erano destinati a realizzarsi. Il mercoledì, quando passai, c’era una lettera col timbro di West Kensington, e il mio nome scarabocchiato sulla busta con una scrittura che somigliava a un recinto di filo spinato. Il contenuto era il seguente: Enmore Park, W’Signore, ho debitamente ricevuto il suo biglietto, nel quale lei dichiara di approvare le mie opinioni, benché io non sapessi che potessero dipendere dall’approvazione sua o di chiunque altro. Lei si è arrischiato a usare la parola
“congettura” in riferimento alla mia relazione sul tema del darwinismo, e io vorrei richiamare la sua attenzione sul fatto che una parola simile in un contesto simile è estremamente offensiva. L’insieme mi convince, tuttavia, del fatto che lei ha peccato piuttosto per ignoranza e mancanza di tatto che per malizia, e perciò sono disposto a lasciar correre la cosa. Lei cita una frase isolata della mia conferenza, e sembra che abbia una certa difficoltà a capirla. Avrei pensato che solo un’intelligenza subumana avrebbe potuto non afferrare la questione, ma se davvero c’è bisogno di un chiarimento consentirò a vederla all’ora fissata, benché visite e visitatori di ogni sorta mi siano estremamente sgraditi. Quanto al fatto che io possa modificare la mia opinione, vorrei sapesse che non è mia abitudine farlo dopo un’espressione deliberata del mio ponderato parere. Al suo arrivo, vorrà gentilmente mostrare la busta di questa lettera al mio servitore, Austin, che deve prendere ogni precauzione per difendermi da quelle invadenti canaglie che si autodefiniscono “giornalisti”.Distinti saluti, George Edward Challenger.
Questa era la lettera che lessi ad alta voce a Tarp Henry, arrivato presto per conoscere il risultato della mia azzardata impresa.
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