Vero dite, egli rispose, ch’in ciò il ragionamento di mio padre fu manchevole, percioch’altro è il governo famigliare Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 39
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delle case private e altro quello delle case de’ principi; ma io direi ch’egli non ne ragionasse perché la cura delle case de’ principi ad uomo privato non s’appartiene. Molto più veloce intenditore siete stato voi, diss’io, ch’io non avrei creduto; ma poi che trovato abbiamo che più siano i governi famigliari, resta che consideriamo se l’uno dall’altro per grandezza solamente o ancora per ispezie sia differente, conciosiacosa che, se per grandezza solo sarà diverso, sì com’al medesimo architetto appertiene il considerar la forma del gran palagio e della picciola casa, così del medesimo curatore sarà propria la cura della gran casa e della picciola. Così diss’io; ed egli: Se veloce intenditore sono stato, non sarò pronto ritrovatore o giudizioso giudice delle cose trovate; ma pur direi che, s’a me darebbe il cuore di governa-re qual si voglia gran casa privata, ma non peraventura la famiglia d’un picciol principe, posso creder che la casa del privato da quella del principe per altro che per la grandezza sola sia differente. Ben avete estimato, diss’io, perché, sì come il principe dal privato per ispezie è distinto e sì come distinti sono i modi del lor commandare, così anco distinti sono i governi delle case de’ principi e de’ privati; perch’in parità di numero eziandio, quando pur avenisse che la famiglia d’un povero principe fosse sì picciola come quella d’un ricchissimo privato, diversamente debbono esser governate.
Tutta volta, se vero è quel che nel Convito di Platone da Socrate ad Aristofane è provato, ch’ad un medesimo artefice appertenga il comporre la comedia e la tragedia, se ben la comedia e la tragedia sono non sol diverse di spezie ma quasi contrarie, vero dee esser in conseguenza ch’il buono econo-mico non meno sappia governar la famiglia d’un principe che la privata, e ch’alla medesima facoltà appertenga trattar parimente di tutti i governi: e io ho veduto in un libretto, ch’ad Aristotele è attribuito, che quattro sono i governi, o le dispensazioni della casa che vogliam chiamarle, la regia, la satrapica, la civile e la privata. La qual distinzion io non riprovo, perché, se bene i tempi nostri sono dagli antichi in molte cose differenti, veggo ch’i governi delle case del viceré di Napoli e di Sicilia e del governator di Milano così per proporzione corrispondono a quello delle case reali com’anticamente quello de’ satrapi; la qual proporzione ancora si può ritrovare fra le case de i duchi di Savoia, di Ferrara e di Mantova e quelle de’ governatori d’Asti, di Vercelli, di Modona e di Reggio e di Monferrato. Ma non veggo già come sia diverso il governo civile della casa dal privato, se forse civile egli non chiama quello dell’uomo ch’attende a gli onori della republica, e Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 40
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privato quel di colui che, separato dalla republica, tutto s’impiega nella cura famigliare: e che ciò così stia, si può raccorre da quelle parole ch’egli dice, che ‘l governo privato è minimo e trae utilità eziandio dalle cose che dagli altri son disprezzate; ove per altri dee intender gli uomini civili ch’occupati in cose d’alto affare, molte cose disprezzano che da’ privati non son disprezzate. Ma percioch’esser potrebbe ch’alcun de’ vostri figliuoli, seguendo gli essempi del zio, ne’ servigi delle corti volesse adoperarsi, vorrei ch’alcuna cosa ancora della cura della famiglia reale si ragionasse; ma già l’ora è sì tarda che no ‘l concede, tuttoché poche cose oltre le dette si possono addurre, le quali egli parte da’ libri d’Aristotele e parte dall’esperienza delle corti potrà facilmente apparare.
Così diss’io; ed egli, mostrando di rimanere alle mie parole sodisfatto, levandosi, in quella camera mi condusse che per me era stata apparecchiata, ov’io in un agiatissimo letto diedi le membra affaticate dal viaggio al riposo e alla quiete.
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