Il numero formale può crescere in infinito, ma ‘l materiale non può multiplicare in infinito: perché, se ben per rispetto della sezione, o della division che vogliam dirla, par ch’in infinito possa multiplicare, nondimeno, poiché nel nostro proposito non ha luogo divisione, diremo ch’egli non possa crescere in infinito perché gli individui in ciascuna specie sono di numero finito.

Stante questa divisione, molto più può multiplicare la ricchezza che consiste nel danaro, in quanto danaro, che quella che consiste nelle cose misurate e numerate dal danaro: perché, se ben il numero del danaro non è formale, come quello ch’è applicato all’oro e all’argento, più facilmente si può raccogliere gran multitudine de danari che d’altre cose; e par che co ‘l desiderio s’aspiri all’infinito. Fra ‘l cambio nondimeno e l’usura è qualche differenza, e ‘l cambio può essere ricevuto non solo per l’usanza, che l’ha accettato in molte nobilissime città, ma per la ragione eziandio, percioch’il cambio è in vece del trasportamento del danaro di luogo in luogo; il quale non potendosi far senza discommodo e senza pericolo di fortuna, è ragione ch’al trasmutatore sia proposto alcun convenevole guadagno. Oltrech’essendo il valor de’ danari vario e alterabile così per legge e instituzion degli uomini come per la diversa finezza delle leghe dell’oro e dell’argento, si possono i cambi reali del danaro ridurre in alcun modo ad industria naturale, alla quale l’usura non si può ridurre, come quella ch’è scompagnata da ogni pericolo e che niuna di queste cose considera: la quale non sol fu dannata Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 38

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da Aristotele, ma proibita ancora nella nuova legge e nella vecchia; e di lei ragionando, Dante disse:

E se tu ben la tua fisica note,

Tu trovera’ dopo non molte carte

Che l’arte vostra quella, quanto pote,

Segue, come ‘l maestro fa il discente,

Sì che vostr’arte a Dio è quasi nipote.

Da queste due, se tu ti rechi a mente

Lo Genesì dal principio, convene

Prender sua vita ed avanzar la gente.

E perché l’usuriere altra via tiene,

Per sé natura e per la sua seguace

Dispregia, poi ch’in altro pon la spene.

Co’ quai versi mi par che non solo possa aver fine il nostro ragionamento dell’acquisto naturale e non naturale, ma quel tutto ch’intorno alla cura famigliare proponemmo di fare; la qual già hai veduto come si volga alla moglie e com’a’ figliuoli e com’a’ servi e com’alla conservazione e all’acquisto delle facoltà: che furon le cinque parti delle quali partitamente dicemmo di voler trattare. Ma perch’io desidero che le cose delle quali ora ho ragionato ti si fermin nella mente in modo ch’in alcun tempo non tene debba dimenticare, io le ti darò scritte; perché, spesso rileggendole, possa non solo appararle, ma porle in opera eziandio, percioch’il fine degli ammaestramenti ch’appertengono alla vita dell’uomo è l’operazione.

Questo fu il ragionamento di mio padre, il qual fu da lui raccolto in picciol libretto, letto da me e riletto tante volte che non vi dee parer maraviglia se così bene ciò che da lui mi fu detto ho saputo narrarvi. Or rimarrebbe solo, accioché questo mio lungo ragionare non fosse stato indarno, che, s’alcuna cosa da lui detta vi paresse che potesse ricever miglioramento, non vi fosse grave di darglielo. Per quel ch’a me ne paia, dissi io, ogni cosa non solo da lui bene e dottamente vi fu insegnata, ma da voi bene e diligentemente è stata posta in opera: solo si potrebbe forse desiderare ch’alcuna cosa alle cose da lui dette s’aggiungesse, e questa particolarmente, s’una sia la cura e ‘l governo famigliare o se più, e se, più essendo, son cognizione e operazione d’un solo o di più. Vero dite, egli rispose, ch’in ciò il ragionamento di mio padre fu manchevole, percioch’altro è il governo famigliare Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 39

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delle case private e altro quello delle case de’ principi; ma io direi ch’egli non ne ragionasse perché la cura delle case de’ principi ad uomo privato non s’appartiene. Molto più veloce intenditore siete stato voi, diss’io, ch’io non avrei creduto; ma poi che trovato abbiamo che più siano i governi famigliari, resta che consideriamo se l’uno dall’altro per grandezza solamente o ancora per ispezie sia differente, conciosiacosa che, se per grandezza solo sarà diverso, sì com’al medesimo architetto appertiene il considerar la forma del gran palagio e della picciola casa, così del medesimo curatore sarà propria la cura della gran casa e della picciola. Così diss’io; ed egli: Se veloce intenditore sono stato, non sarò pronto ritrovatore o giudizioso giudice delle cose trovate; ma pur direi che, s’a me darebbe il cuore di governa-re qual si voglia gran casa privata, ma non peraventura la famiglia d’un picciol principe, posso creder che la casa del privato da quella del principe per altro che per la grandezza sola sia differente. Ben avete estimato, diss’io, perché, sì come il principe dal privato per ispezie è distinto e sì come distinti sono i modi del lor commandare, così anco distinti sono i governi delle case de’ principi e de’ privati; perch’in parità di numero eziandio, quando pur avenisse che la famiglia d’un povero principe fosse sì picciola come quella d’un ricchissimo privato, diversamente debbono esser governate.

Tutta volta, se vero è quel che nel Convito di Platone da Socrate ad Aristofane è provato, ch’ad un medesimo artefice appertenga il comporre la comedia e la tragedia, se ben la comedia e la tragedia sono non sol diverse di spezie ma quasi contrarie, vero dee esser in conseguenza ch’il buono econo-mico non meno sappia governar la famiglia d’un principe che la privata, e ch’alla medesima facoltà appertenga trattar parimente di tutti i governi: e io ho veduto in un libretto, ch’ad Aristotele è attribuito, che quattro sono i governi, o le dispensazioni della casa che vogliam chiamarle, la regia, la satrapica, la civile e la privata. La qual distinzion io non riprovo, perché, se bene i tempi nostri sono dagli antichi in molte cose differenti, veggo ch’i governi delle case del viceré di Napoli e di Sicilia e del governator di Milano così per proporzione corrispondono a quello delle case reali com’anticamente quello de’ satrapi; la qual proporzione ancora si può ritrovare fra le case de i duchi di Savoia, di Ferrara e di Mantova e quelle de’ governatori d’Asti, di Vercelli, di Modona e di Reggio e di Monferrato. Ma non veggo già come sia diverso il governo civile della casa dal privato, se forse civile egli non chiama quello dell’uomo ch’attende a gli onori della republica, e Op. Grande biblioteca della letteratura italiana 40

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privato quel di colui che, separato dalla republica, tutto s’impiega nella cura famigliare: e che ciò così stia, si può raccorre da quelle parole ch’egli dice, che ‘l governo privato è minimo e trae utilità eziandio dalle cose che dagli altri son disprezzate; ove per altri dee intender gli uomini civili ch’occupati in cose d’alto affare, molte cose disprezzano che da’ privati non son disprezzate. Ma percioch’esser potrebbe ch’alcun de’ vostri figliuoli, seguendo gli essempi del zio, ne’ servigi delle corti volesse adoperarsi, vorrei ch’alcuna cosa ancora della cura della famiglia reale si ragionasse; ma già l’ora è sì tarda che no ‘l concede, tuttoché poche cose oltre le dette si possono addurre, le quali egli parte da’ libri d’Aristotele e parte dall’esperienza delle corti potrà facilmente apparare.

Così diss’io; ed egli, mostrando di rimanere alle mie parole sodisfatto, levandosi, in quella camera mi condusse che per me era stata apparecchiata, ov’io in un agiatissimo letto diedi le membra affaticate dal viaggio al riposo e alla quiete.

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